L’Aga Khan italiano, Gianfranco Brignone: nella sua ‘Costa Smeralda’ vado ancora oggi
Erano amici. Entrambi visionari. Uno è stato l’ispirazione dell’altro. Genius Loci, hanno inventato un’architettura da resort turistico che non deturpasse il paesaggio. Proprio negli stessi anni in cui il nostro Sud era devastato da scempi edilizi di un governo scellerato, mi basta solo la rete ferroviaria lungo il perimetro della Calabria e della Sicilia imbrattando […] L'articolo L’Aga Khan italiano, Gianfranco Brignone: nella sua ‘Costa Smeralda’ vado ancora oggi proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Erano amici. Entrambi visionari. Uno è stato l’ispirazione dell’altro. Genius Loci, hanno inventato un’architettura da resort turistico che non deturpasse il paesaggio. Proprio negli stessi anni in cui il nostro Sud era devastato da scempi edilizi di un governo scellerato, mi basta solo la rete ferroviaria lungo il perimetro della Calabria e della Sicilia imbrattando una delle geografie costiere più straordinarie del BelPaese.
“Siamo solo corniciai della natura”, dicevano all’unisono Karim Aga Khan e Gianfranco Brignone. Il primo di origine persiana, nato a Ginevra, con un tir di titoli: era il 49esimo Imam principe ereditario dei musulmani ismailiti e discendente diretto del profeta Maometto e fondatore della Costa Smeralda. Il secondo, torinese, erede di una famiglia di banchieri, sulla costiera frastagliata messicana del Pacifico (che ricorda un po’ la costiera amalfitana) ha inventato Careyes, santuario di bellezza incontaminata in mezzo a una giungla tropicale. Entrambi ricevevano celebrities e jet set.
Karim che si è spento a Lisbona a 88 anni era stato insignito a Sua Altezza Reale dalla Regina d’Inghilterra e Cavaliere del Lavoro. Gianfranco, che si è spento a Careyes nel 2022 all’età di 95 anni, è stato insignito dal presidente messicano con L’Aquila Reale, la più alta onorificenza, l’equivalente del nostro Cavalierato del Lavoro.
Arrivarono in Costa Smeralda (chiamata così perché doveva essere l’opposto della Costa Azzurra che già si andava massificando) Berlusconi, Gianni Agnelli, Giorgio Armani e Tom Ford e tanti altri. Anche se dei magnifici quattro l’unico a investire in loco fu Berlusconi, negli anni 80 si fece costruire a sua immagine e somiglianza (un’accozzaglia di eccessi e di stili) Villa Certosa, alla morte del Cavalier messa in vendita (come scrisse in prima pagina il Financial Times il 1 febbraio 2024) per 500 milioni di euro.
L’Aga Khan come Gianfranco non erano architetti. Entrambi, anti/convezionali e appassionati, si avvalsero di architetti capaci di realizzare i loro sogni “umanisti”: costruire in maniera non invasiva, senza rovinare il paesaggio. Senza abbracciare il concetto di speculazione edilizia. La natura rimaneva Sovrana assoluta. Così l’architetto Busiri Vici, oggi 92enne, ricorda il progetto iniziale del principe: “Il territorio era veramente selvaggio, non c’erano strade. Ci muovevamo solo con i fuoristrada e con i barconi dei pescatori che ci accompagnavano lungo la costa”. Poi Busiri e un altro giovanissimo Luigi Vietti andavano raccogliendo “reperti” della tecnica costruttiva sarda, fotografando dettagli di portali, balconate, inferriate e si misero subito al lavoro. Era il 1962 e lo stesso anno l’Aga Khan creò insieme al Consorzio anche il Comitato di Vigilanza che doveva filtrare ogni progetto edilizio.
Si favoleggiava sulle ricchezze personali di Sua Altezza: pare che i suoi fedelissimi sudditi, una quindicina di milioni sparsi per il mondo, lo avessero omaggiato a peso d’oro, letteralmente. Cioè al peso segnato sulla bilancia corrispondeva il “prezioso” contributo.
Ma cercava altri finanziamenti. Arrivò tra i primissimi Peter Notz, svizzero, l’industriale dell’acciaio, testimone di nozze di Gunther Sachs e Brigitte Bardot, anche lui ambassador di quello che sarebbe diventato Gstaad, un Eden ad alta quota. “Peter comprò la seconda villa costruita dopo l’hotel Cala di Volpe sulla spiaggia di Capriccioli, costruita da Jacques Couelles, già allora famosissimo – ricorda Brigitta Notz, terza moglie di Peter, icona del jet set da sempre – La pagò 9 milioni e mezzo di lire, l’ha rivenduta una quindicina d’anni fa. Abramovic voleva comprarla per 30 milioni d’euro”. Peter, buon fiuto da investitore, fu tra i primi a investire anche a Careyes.
Karim Aga Khan, laureato ad Harvard, gran sportivo, partecipò come britannico ai Mondiali di slalom a Chamonix nel 1962 e ha rappresentato l’Iran ai Giochi Olimpici invernali di Innsbruck del 1964 e possedeva scuderie di cavalli da corsa.
“Era un tipo molto riservato, non amava farsi fotografare. Non compariva molto nei giornali di gossip – continua Brigitta – Io e Sally, sua moglie, partorimmo nella stessa clinica a Londra. Fu lei a consigliarmela”. Nasceva Rami Al-Hussaini che ieri alla morte del padre è diventato il leader spirituale degli islamici, bello e sguardo intenso, potrebbe anche fare l’attore di Hollywood. Invece ci pensò lo zio Ali Khan, fratello del padre, a sposare Rita Hayworth, una bomba di sensualità. Karim Aga Khan e Sally (una modella inglese diventata Salima) divorziarono dopo 25 anni di matrimonio e tre figli. Si accontentò di un assegno da 100 milioni di dollari. “Una miseria, una mancia”, titolarono i giornali dell’epoca.
Inizio nuovo millennio, Karim volta pagina, stufo di fare da sentinella “urbano”, e a causa di dissidi con le avide amministrazioni locali che non volevano lasciarsi scippare dalle mani la miniera d’ora in termini di permessi edilizi. Karim vendette al fondo sovrano del Qatar per 750 milioni di euro. Che sembrano una miseria in confronto ai 500 milioni della villa di Berlusca. Briatore e briatorizzati erano già all’orizzonte. E la Costa Smeralda cominciava a brillare meno.
Non metto piede in Sardegna da quando l’Aga Khan ha venduto. Sono invece ritornata a Careyes, il mese scorso. Dopo 30 anni l’ho trovata più bella di prima. L’eredità di pensiero è solida nelle mani dei figli, Emanuela, Giorgio e Filippo, e dei nipoti, terza generazione. Funerali principeschi saranno celebrati a Lisbona. Intanto in Sardegna, i sindaci di Arzachena e Olbia (le città della Gallura dove c’è la Costa Smeralda) hanno dichiarato il lutto cittadino.
Come l’Aga Khan volle una chiesa nella piazzetta di Porto Cervo come luogo di culto, anche Gianfranco fece costruire la Copa del Sol per raccogliere in meditazione contemplativa l’ultimo raggio del sole che tramonta. E cosi sia.
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