Mediobanca riunisce il consiglio per respingere l’offerta di Mps

Mentre Mediobanca prepara il consiglio per rispondere all’offerta pubblica di scambio annunciata venerdì all’alba da Mps, la Borsa conferma il giudizio della prim’ora, ampliando a oltre l’11% lo sconto implicito nella proposta di concambio. Poco variato (+0,18%) il titolo Mediobanca a 16,5 euro (+0,18% ieri), mentre Mps ha ceduto un altro 2% scendendo a 6,362 […] L'articolo Mediobanca riunisce il consiglio per respingere l’offerta di Mps proviene da Iusletter.

Gen 28, 2025 - 17:22
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Mediobanca riunisce il consiglio per respingere l’offerta di Mps

Mentre Mediobanca prepara il consiglio per rispondere all’offerta pubblica di scambio annunciata venerdì all’alba da Mps, la Borsa conferma il giudizio della prim’ora, ampliando a oltre l’11% lo sconto implicito nella proposta di concambio. Poco variato (+0,18%) il titolo Mediobanca a 16,5 euro (+0,18% ieri), mentre Mps ha ceduto un altro 2% scendendo a 6,362 euro, portando così il valore dell’offerta a 14,63 euro.

Gli analisti di IntesaSanPaolo hanno calcolato che Siena potrebbe permetterersi un rilancio cash di 1,2 euro per azione, vale a dire di circa un miliardo, ma la Borsa, alla chiusura di ieri, già ne reclama il 50% in più, oltre 1,5 miliardi.

Rispetto a venerdì gli scambi si sono più che dimezzati restando però sempre al di sopra della media degli ultimi mesi. Nel corso delle ultime due sedute ha trovato spazio anche il trading di Aurelia – società del gruppo Gavio che con lo 0,52% partecipa al patto – che ha ceduto azioni fuori patto con opzioni put (se il titolo scende sotto una certa quota Aurelia ha l’opzione per ricomprarsi le azioni). Difficile capire quanto i volumi siano stati alimentati in generale da posizionamenti di trading, ma la direzione delle quotazioni è coerente con le perplessità avanzate anche ieri dagli analisti.

La reazione del mercato non mancherà di trovare eco nella relazione tecnica, alla quale sta lavorando il management dell’istituto guidato da Alberto Nagel, che arrriverà questa mattina sul tavolo del consiglio. Il board dovrà esprimersi sulla natura dell’offerta che, come precisato nella lettera ai dipendenti dell’ad e del direttore generale Saverio Vinci, «non è stata concordata». La definizione di “ostile” da parte del cda alzerebbe la prima barriera in difesa. Nel caso dell’offerta di Intesa su Ubi, la prima “ostile” tra banche italiane, l’operazione che, come quella di Mps, mirava a raggiungere almeno il 66,67% del capitale, fu autorizzata con la soglia minima di adesione del 50% del capitale più un’azione, per garantire un percorso senza strappi a un’aggregazione tra realtà sottoposte a vigilanza bancaria.

Nessuna convocazione straordinaria del patto di sindacato, invece, che si riunirà, come previsto, a febbraio, in occasione della semestrale. «Quando saremo convocati faremo le nostre valutazioni, in base anche alle risultanze che ci verranno presentate dall’ad», ha spiegato, interpellato da Radiocor, Pierluigi Tortora, che con la holding Plt detiene lo 0,48% del capitale, apportato un anno fa al patto, di pura consultazione, che riunisce complessivamente l’11,40% del capitale. Secondo quanto riporta Mf il pattista Romano Minozzi (quota dello 0,11%) si è schierato a favore dell’offerta di Siena, definendola una «buona operazione».

Non è solo questione di rilanci comunque. Gli analisti di IntesaSanPaolo, nel report titolato la “strana coppia”, spiegano che l’operazione punta a creare il terzo gruppo bancario italiano mettendo insieme modelli e attività di business differenti. L’aggregazione, ricorda il report, permetterebbe di accelerare l’utilizzo dei crediti fiscali sulle perdite pregresse di Mps per ridurre la tassazione sugli utili della nuova entità, il net present value dei Dta (deferred tax asset) salirebbe da 1,5 a 2,1 miliardi, ma il 60% dei benefici andrebbe agli azionisti di Mediobanca nell’entità combinata, lasciando agli azionisti del Monte solo 0,8 miliardi di valore rispetto agli 1,5 miliardi di cui disporrebbero su base stand alone. La visibilità sulle sinergie, sostengono inoltre, è limitata dall’assenza di sovrapposizioni e di azioni di ristrutturazione.

I timori del mercato si riversano anche su Mps. Autonomous ha abbassato il giudizio a underperform (farà peggio del mercato) sul Monte, per l’incertezza nell’execution dell’operazione. Per Deutsche Bank, i rischi lato Mps derivano dall’inversione a U sulle strategie. Da Bruxelles però è arrivato il chiarimento che Mps non è più tenuta, per la disciplina sugli aiuti di Stato, ad astenersi dalle acquisizioni, essendo venuto meno il controllo pubblico sull’istituto, con il collocamento del Tesoro che ne ha diluito la quota all’11,7%.

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