Trump non è l’unico a volere la Groenlandia
Gli Stati Uniti assumeranno il controllo della Groenlandia. Ne è convinto Donald Trump nonostante in molti affermino il contrario E tra questi molti, oltre ai vertici politici della Danimarca a cui appartiene la Groenlandia, ci sarebbe anche il diritto internazionale. Ma procediamo con ordine. Il progetto di mettere le mani su un territorio autonomo che fa parte della Danimarca risale al 2019 ma ora viene portato avanti con una decisione tale da aver allarmato il governo danese. Quest’ultimo, infatti, ha aumentato in maniera sostanziale le riserve di capitali destinati alla sicurezza nazionale dopo quelle che il ministro della difesa danese Troels Lund Poulsen ha definito chiaramente “minacce”. Pur non nominando mai né gli USA e tanto meno Trump, il ministro ha dichiarato “Le minacce nell’Artico e nell’Atlantico settentrionale sono aumentate, ed è quindi fondamentale rafforzare la nostra presenza in queste regioni” annunciando parallelamente, oltre al rafforzamento del monitoraggio satellitare, l’invio nell’Artico di tre navi militari e di droni a lungo raggio con capacità avanzate di acquisizione d’immagini. Da ricordare che la Danimarca è un membro della NATO. Attualita' 14 Gennaio 2025 Anche la Groenlandia nelle mire di Trump Il presidente eletto vuole comprare una vasta isola artica con un enorme potenziale di risorse 14 Gennaio 2025 groenlandia trump groenlandia Guarda ora Gli ha fatto eco Vivian Motzfeldt, la ministra groenlandese dell’indipendenza e degli esteri secondo cui “L’acquisizione di nuove navi artiche è una priorità per la sicurezza della Groenlandia”. Posizioni che sono il risultato anche di un altro episodio inquietante: una telefonata diretta tra il presidente USA e la prima ministra danese Mette Frederiksen durata 45 minuti, durante i quali l’atteggiamento di Trump è stato definito “aggressivo e conflittuale” nonostante la Frederiksen abbia più volte ribadito che la Groenlandia “non è in vendita”. Le ambizioni territoriali di Trump sulla Groenlandia non escludono l’uso della forza da parte degli USA, un elemento che di fatto ignora il diritto internazionale. Come detto la Groenlandia fa parte della Danimarca (membro della NATO) e qualsiasi uso della forza militare violerebbe sia il Trattato del Patto Nord Atlantico firmato nel 1949 su cui si fonda la NATO, sia la Carta delle Nazioni Unite del 1945 che ribadisce e difende il rispetto dell’integrità territoriale. Sulla base di questo principio furono condannate, nel 1990 le operazioni di annessione del Kuwait all’Iraq e, più recentemente, di alcune zone dell’Ucraina alla Russia non più tardi di quasi 3 anni fa. Economia 30 Gennaio 2025 I tanti volti del tycoon: Donald Trump punta (anche) al settore fintech In arrivo 250 milioni di dollari di investimenti in operazioni il cui scopo sarà quello di diversificare le disponibilità liquide… 30 Gennaio 2025 donald trump Elon Musk Trump Media TMTG
Gli Stati Uniti assumeranno il controllo della Groenlandia. Ne è convinto Donald Trump nonostante in molti affermino il contrario E tra questi molti, oltre ai vertici politici della Danimarca a cui appartiene la Groenlandia, ci sarebbe anche il diritto internazionale.
Ma procediamo con ordine. Il progetto di mettere le mani su un territorio autonomo che fa parte della Danimarca risale al 2019 ma ora viene portato avanti con una decisione tale da aver allarmato il governo danese. Quest’ultimo, infatti, ha aumentato in maniera sostanziale le riserve di capitali destinati alla sicurezza nazionale dopo quelle che il ministro della difesa danese Troels Lund Poulsen ha definito chiaramente “minacce”. Pur non nominando mai né gli USA e tanto meno Trump, il ministro ha dichiarato “Le minacce nell’Artico e nell’Atlantico settentrionale sono aumentate, ed è quindi fondamentale rafforzare la nostra presenza in queste regioni” annunciando parallelamente, oltre al rafforzamento del monitoraggio satellitare, l’invio nell’Artico di tre navi militari e di droni a lungo raggio con capacità avanzate di acquisizione d’immagini. Da ricordare che la Danimarca è un membro della NATO.
Gli ha fatto eco Vivian Motzfeldt, la ministra groenlandese dell’indipendenza e degli esteri secondo cui “L’acquisizione di nuove navi artiche è una priorità per la sicurezza della Groenlandia”. Posizioni che sono il risultato anche di un altro episodio inquietante: una telefonata diretta tra il presidente USA e la prima ministra danese Mette Frederiksen durata 45 minuti, durante i quali l’atteggiamento di Trump è stato definito “aggressivo e conflittuale” nonostante la Frederiksen abbia più volte ribadito che la Groenlandia “non è in vendita”.
Le ambizioni territoriali di Trump sulla Groenlandia non escludono l’uso della forza da parte degli USA, un elemento che di fatto ignora il diritto internazionale. Come detto la Groenlandia fa parte della Danimarca (membro della NATO) e qualsiasi uso della forza militare violerebbe sia il Trattato del Patto Nord Atlantico firmato nel 1949 su cui si fonda la NATO, sia la Carta delle Nazioni Unite del 1945 che ribadisce e difende il rispetto dell’integrità territoriale. Sulla base di questo principio furono condannate, nel 1990 le operazioni di annessione del Kuwait all’Iraq e, più recentemente, di alcune zone dell’Ucraina alla Russia non più tardi di quasi 3 anni fa.
L’interesse di Trump per la Groenlandia si appoggia anche sulle mire indipendentiste delle popolazioni che abitano questi territori ricchissimi di risorse petrolifere e minerarie (terre rare comprese) ancora non sfruttate a causa di un ambiente estremo. L’isola a statuto speciale riceve ingenti sussidi dalla Danimarca (di cui è protettorato dal 1933 )e il prossimo 6 aprile sarà teatro di un’elezione che chiamerà alle urne 57.000 groenlandesi. Una possibile indipendenza è tuttora oggetto di campagna elettorale e argomento tra le parti in gioco e che vogliono conquistare l’Inatsisartut, il parlamento groenlandese. Ma le mire del tycoon trovano leva sul concetto di sicurezza nazionale statunitense. Infatti durante la Guerra Fredda l’area era caratterizzata dal passaggio dei sottomarini nucleari sovietici i quali, forti anche della limitata capacità di contrasto esercitata dalla Danimarca, avevano allora una certa libertà di movimento.
A rendere ancora più allettante la posizione della Groenlandia agli occhi di Trump (e non solo ai suoi) il suo sottosuolo, ricchissimo di materie prime da sfruttare (idrocarburi convenzionali quantificati orientativamente ne 25% delle risorse mondiali ancora disponibili) e che finora non è stato possibile raggiungere a causa dei ghiacci della calotta, ghiacci che, a causa del cambiamento climatico, si stanno sciogliendo rendendo la Groenlandia sempre più indifesa davanti alle mire di conquista anche di Vladimir Putin e, perché no, del cinese Xi Jinping. È noto da tempo l’interesse della Cina per i settore delle terre rare ma anche del commercio. In questo caso, infatti, lo scioglimento della calotta polare porterebbe ad una maggiore percorribilità del Passaggio a Nord-Est, una rotta marittima che passa al largo della Siberia e che permetterebbe di tagliare i tempi sui collegamenti tra Asia ed Europa attualmente indirizzati sul Canale di Suez.
La triangolazione, però, vede Pechino protagonista anche per un’altra serie di motivi: la Cina è il primo acquirente, a lungo termine, delle risorse dell’Artico russo soprattutto dopo le sanzioni imposte a Mosca in seguito alla guerra con l’Ucraina. Da non dimenticare che, sempre Pechino, tra le varie voci di investimento ne annovera diverse proprio dell’esplorazione e della ricerca nella zona polare.
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