Mattarella Sveglia alla Ue
Manifesto contro il protezionismo "L’Ue rifiuti un vassallaggio felice" .
di Claudia Marin
ROMA
Primo: l’Europa decida se vuol essere vassalla o protagonista. Secondo: il protezionismo ha sempre alimentato l’erodersi delle alleanze e ha alimentato regimi autoritari, nelle convinzione (fallace) che siano più efficaci nella tutela dell’interesse nazionale. Terzo: attenzione a forme di appeasement nei confronti della Russia di Putin, perché si rischia di ripetere gli errori compiuti con Hitler. Quarto: attenzione al rischio rappresentato dai "corsari" di questo secolo. Non poteva essere più esplicito e diretto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per lanciare un monito alle classi dirigenti politiche del Vecchio Continente, a cominciare da Giorgia Meloni, in una stagione drammaticamente caratterizzata dalle leadership autocratiche, dall’avvio di una guerra commerciale a tutto campo da parte di Donald Trump, dalla predominanza di personaggi come Elon Musk. Ma anche la scelta del luogo e dell’occasione per questo grave avviso ai naviganti non è casuale: non come Capo dello Stato nel suo Paese, ma come dottore honoris causa all’Università di Marsiglia.
Mattarella evoca due anni, che sono rimasti cruciali nella storia del mondo e dell’Europa: il 1929 e il 1938. È puntuale e analitico, il presidente, nel mettere in fila i mali e gli errori che portarono alle dittature degli anni Venti e a quello che di peggio, la guerra, che venne dopo. E nelle sue parole sono evidenti i riferimenti all’oggi: "Crisi economica, protezionismo, sfiducia tra gli attori mondiali, forzatura delle regole liberamente concordate, diedero un colpo definitivo alla Società delle Nazioni sorta dopo la Prima guerra mondiale, già compromessa dalla mancata adesione degli Stati Uniti che, con il presidente Wilson, ne erano stati fra gli ispiratori. Si trattò, per gli Usa, del cedimento alla tentazione dell’isolazionismo". Il risultato fu che la "crisi economica del 1929 – spiega – scosse le basi dell’economia globale e alimentò una spirale di protezionismo, di misure unilaterali, con il progressivo erodersi delle alleanze. Fenomeni di carattere autoritario presero il sopravvento in alcuni Paesi, attratti dalla favola che regimi dispotici e illiberali fossero più efficaci nella tutela degli interessi nazionali".
Negli anni Trenta del secolo scorso "anziché la cooperazione, a prevalere fu il criterio della dominazione. E furono guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa". E così si arriva all’avvertimento più netto della sua presidenza sull’Ucraina: l’aggressione russa all’Ucraina "è di questa natura". Mattarella spiega perché non conviene mai girare lo sguardo e praticare politiche di acquiescenza (se non di sottomissione) in cambio di piccoli benefici: "La strategia dell’appeasement non funzionò nel 1938. La fermezza avrebbe, con alta probabilità, evitato la guerra. Avendo a mente gli attuali conflitti, può funzionare oggi?". Certo che no, sembra la risposta. Appare netta la differenza con Trump che ritiene Putin un interlocutore con il quale accordarsi. Il punto è che tra Russia e Stati Uniti c’è "anche" l’Europa che deve decidere che cosa vuole essere.
"È l’ora di agire", insiste, e l’Unione europea deve scegliere tra un "vassallaggio felice" o difendere i propri valori di libertà e democrazia diventando "protagonista" della storia. "L’Europa – incalza – intende essere oggetto nella disputa internazionale, area in cui altri esercitino la loro influenza, o, invece, divenire soggetto di politica internazionale, nell’affermazione dei valori della propria civiltà?", si chiede retoricamente Mattarella in un lungo discorso (28 minuti). Bisogna decidere: essere protetta o protagonista". E per esserlo occorre difendere il multilateralismo, le organizzazioni internazionali" Sì, proprio quelle che Trump vuole smantellare.". Così come bisogna evitare la deriva pericolosa sostenuta da un nuovo potere della cui potenza non si può far finta di nulla: la comparsa "di figure di neo-feudatari del Terzo millennio – novelli corsari a cui attribuire patenti – che aspirano a vedersi affidare signorie nella dimensione pubblica, per gestire parti dei beni comuni rappresentati dal cyberspazio nonché dallo spazio extra-atmosferico, quasi usurpatori delle sovranità democratiche".