L’”ultracasta” dei magistrati fa quadrato attorno ai propri abusi
Il servizio pubblico meno efficiente della Repubblica italiana, cioè la giustizia, e la casta più intoccabile di sempre, cioè la magistratura, sono ancora potenti ma nessuno ne ha più stima. E dunque il potere giudiziario procede imperterrito a destabilizzare la politica, sbilanciando l’equilibrio costituzionale previsto oltre 75 anni fa, per difendere potere e privilegi che […] L'articolo L’”ultracasta” dei magistrati fa quadrato attorno ai propri abusi proviene da Economy Magazine.
Il servizio pubblico meno efficiente della Repubblica italiana, cioè la giustizia, e la casta più intoccabile di sempre, cioè la magistratura, sono ancora potenti ma nessuno ne ha più stima. E dunque il potere giudiziario procede imperterrito a destabilizzare la politica, sbilanciando l’equilibrio costituzionale previsto oltre 75 anni fa, per difendere potere e privilegi che la gente non è più disposta a riconoscere.
I giudici della Corte di Appello di Roma che hanno deciso di non convalidare i trattenimenti dei 43 migranti rinchiusi per decreto governativo nei centri costruiti dall’Italia in Albania sono solo l’ultimo atto di una linea sostanzialmente eversiva, nulla di concertato . è un complotto-non-complotto – ma molto di convergente che semplicemente vede una minoranza attivista di magistrati lanciarsi su una difesa estremista del loro potere, potere inquirente visto che a sentenza la maggior parte delle istruttorie non arriva mai.
Se gli italiani non temessero ritorsioni direbbero quel che pensano delle toghe, compresi gli elettori di sinistra: che cioè il loro modo di lavorare è iniquo e inefficiente. Tempi assurdi per arrivare a sentenza, effetti ingiusti e disastrosi di istruttorie sbagliate, provvedimenti cautelari devastanti ed infondati, che distruggono vite e aziende senza ragione, errori giudiziari nel 40% dei casi. Le sentenze definitive arrivano dopo almeno 5 anni, nel frattempo quello che conta sono soltanto le decisioni provvisorie e sommarie della magistratura inquirente, che quando sbaglia – cioè spessissimo – non paga niente, né sulla tasca né sulla carriera.
E gli effetti di questo loro agire irresponsabile e provvisorio sono demolitivi: basti pensare all’assurdo blocco dei cantieri edili a Milano, 2 miliardi di Pil in fumo, occupazione distrutta. Un inutile referendum stravotato dagli italiani avrebbe dovuto condurre a una normativa della responsabilità civile dei giudici, ma è stato vanificato dalla passività della politica. Che elemosina dalla categoria che più teme – in entrambe le macrofazioni che la dividono, e anche nelle frange – una clemenza di parte che poi, all’atto pratico, ha ottenuto solo la sinistra, occasionalmente.
Occasionalmente ma abbastanza volte però da far sì che, oggi, il Pd non converga sulla maggioranza nel ricondurre la magistratura nell’alveo in cui la colloca la Costituzione.
E cioè: nell’imporre la segretezza delle comunicazioni (articolo 15) mentre invece le Procure (e chi, se no?) di fatto permettono, anzi determinano, che i nomi degli indagati si sappiano in pubblico; nell’avallare con sistematiche esondazioni mediatiche ciò che l’articolo 27 proibisce, cioè che l’indagato sia considerato colpevole prima della sentenza definitiva: oggi basta un avviso di garanzia per distruggere un imputato, pretendere (Santanchè) o ottenere (Toti) le dimissioni di un ministro o di un governatore; nel farsi beffe del principio dei pari diritti tra accusa e difesa, che sono sanciti dall’articolo 111, mentre sui media escono sempre solo le accuse delle Procure.
Dunque questa magistratura che prospera nella simulazione della giustizia e che nei fatti, schermandosi dietro ogni sorta di pretesti cavillosi, tradisce la Costituzione, andrebbe riformata ben più profondamente che con la mera abolizione dell’unità delle carriere. Andrebbe semplicemente ricondotta al ruolo di giudice, definendo diversamente – detective, ispettori, come si vuole – il ruolo di chi svolge le indagini. Altro che divisione delle carriere. Divisione degli scopi.
Non è giusto che una persona sia coperta di vergogna se a considerarla colpevole è una Procura che sbaglia quasi una volta su due. Non è giusto che un’azienda venga fatta fallire per un sospetto indimostrato. Eppure accade ogni giorno. Un disastro. Al quale la gente si è però assuefatta, quindi chi ci capita sotto è rovinato, ma nessuno fa più denunce sui reati cosiddetti minori perché si sa che le denunce non servono a niente.
In questo contesto i magistrati che abbandonano l’aula dove parla il ministro Nordio o che a reti unificate, quasi come il pool di Mani Pulite contro il decreto Biondi, annunciano uno sciopero contro un governo liberamente eletto che presenta a un Parlamento regolare una riforma prudente… sono sostanzialmente eversivi. Una linea di protesta polemica e aggressione inammissibile da…una magistratura.
Potrà mai migliorare un quadro così disastroso? Molto improbabile. Destra e sinistra dovrebbero coalizzarsi, nell’interesse dei valori fondamentali della democrazia e della libertà, per moralizzare questo squallore, ma non lo faranno mai: in fondo si meritano i trattamenti infami che la magistratura, a turno, riserva a tutti. Siamo noi cittadini elettori che non ce li meritiamo. Ma non sappiamo chi votare che non abbia paura dei magistrati.
P.S.: un grande giornalista dell’Espresso che purtroppo non è più con noi, Stefano Liviadotti, aveva pubblicato un libro denuncia straordinario, “I magistrati, l’ultracasta”, soffocato dall’indifferenza dei giornaloni controllati dagli imprenditori dalla coda di paglia, un libro che andrebbe fatto adottare nelle scuole.
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