L’Europa non deve rispondere a Trump | L’analisi di Angelo De Mattia
Angelo De Mattia, sul Messaggero, sconsiglia all’Unione Europea di reagire a eventuali dazi imposti da Trump, applicando la legge di Newton (“Ad ogni azione una reazione uguale e contraria”), sempreché se ne abbia la forza. Innanzitutto, spiega, perché si sarebbe parte attiva del conflitto e, in secondo luogo, perché anche per noi vale il rischio di pesanti boomerang dall’adozione di […] L'articolo L’Europa non deve rispondere a Trump | L’analisi di Angelo De Mattia proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.
Angelo De Mattia, sul Messaggero, sconsiglia all’Unione Europea di reagire a eventuali dazi imposti da Trump, applicando la legge di Newton (“Ad ogni azione una reazione uguale e contraria”), sempreché se ne abbia la forza.
Innanzitutto, spiega, perché si sarebbe parte attiva del conflitto e, in secondo luogo, perché anche per noi vale il rischio di pesanti boomerang dall’adozione di misure protezionistiche, non solo per l’America. Ripetiamo sovente, infatti, che i dazi americani finiranno addosso ai consumatori di quel grande Paese, aumenteranno l’inflazione, potranno costringere la Federal Reserve ad adottare misure restrittive, provocheranno un aumento del debito e accentueranno i problemi della distribuzione del reddito.
Trump si rifà al predecessore McKinley e alla sua famosa “tariffa” del 1890, che non diede i risultati sperati, tanto che dovette essere emendata nel 1894. Ma bisogna pure ricordare che proprio in quegli anni veniva approvato lo Sherman Act, la prima legislazione antitrust al mondo, a testimonianza, pur tra errori e scelte protezionistiche, della vitalità della dialettica economica che si spera oggi non resti un ricordo nostalgico.
Se l’Unione sbaglierebbe a reagire immediatamente, piuttosto che impiantare un negoziato e trattare con Trump e l’amministrazione americana con determinazione e pervicacia, non significa in ogni caso che non debba disporre di un piano da attivare come “extrema ratio” con misure anche strutturali, che tengano conto del “do ut des” e guardino al futuro, prevedendo un rilancio degli organismi economici e finanziari globali.
Un piano, cioè, che sia finalizzato a una riforma in punti essenziali della Ue, ivi compresa la formazione della volontà delle sue istituzioni, e affronti due temi cruciali per ragioni diverse: il debito comune per investimenti e iniziative condivise e la “vexata quaestio” della difesa.
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