La lungimiranza energetica dell’Austria è un esempio per l’Europa
Dopo aver abbandonato il gas russo, l'Austria sta puntando sulle pompe di calore e la geotermia. Un esempio che potrebbe ispirare il resto d'Europa.
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- Come diversi stati membri dell’Unione europea, anche l’Austria ha dovuto cercare alternative al gas russo.
- La città di Vienna, in particolare, ha puntato su efficienza, pompe di calore e geotermia.
- La speranza è che ogni parte politica possa comprendere e riconoscere questa opportunità nazionale.
Per anni, l’Europa ha fatto affidamento sul gas russo per il proprio approvvigionamento energetico. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha costretto molti stati membri a cercare alternative, accelerando la transizione energetica verso fonti più sostenibili e sicure. Mentre il consumo di gas è diminuito, i prezzi dell’energia fossile sono aumentati e continuano ad aumentare. Per questo le energie rinnovabili hanno registrato una crescita significativa. In questo scenario, alcuni paesi si sono distinti per scelte lungimiranti. Tra questi c’è l’Austria.
Sebbene si trovi in un contesto politico complesso – così gran parte d’Europa –, con l’estrema destra che cerca di farsi strada, il governo di Vienna è riuscito negli ultimi anni a intraprendere un percorso deciso verso l’indipendenza energetica, puntando su un mix di soluzioni che mirano a ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia e a promuovere la sostenibilità ambientale.
L’Austria punta sulle pompe di calore
Un elemento chiave di questa strategia è l’adozione su larga scala delle pompe di calore elettriche. Questi dispositivi, che sfruttano l’energia termica presente nell’ambiente, rappresentano una soluzione efficiente per il riscaldamento e il raffreddamento degli edifici, riducendo significativamente il consumo di combustibili fossili. Nel 2022, l’anno in cui c’è stato un boom a livello europeo, in Austria sono cresciute del 59 per cento (per dare un paragone, nello stesso anno in Italia sono cresciute del 38 per cento).
In realtà, nel 2023 la vendita di pompe di calore in Austria è scesa del 6,5 per cento. Eppure, si tratta di un decremento molto contenuto rispetto al resto d’Europa: infatti, nonostante la produzione di pompe di calore sia uno dei pochi settori della tecnologia pulita in cui l’Europa è attualmente leader globale – coprendo il 73 per cento della domanda con produzione interna – le attuali politiche europee stanno incentivando molto poco la vendita di questa nuova tecnologia mettendo a rischio l’obiettivo di 60 milioni di pompe di calore entro il 2030, con un deficit fino a 15 milioni di unità se l’attuale tendenza non verrà invertita.
Più energia geotermica e più efficienza
Parallelamente alle pompe, l’Austria sta investendo nell’efficientamento energetico degli edifici e nello sviluppo dell’energia geotermica. Ispirandosi al sistema di New York che dagli anni Sessanta trasporta il vapore da Lower Manhattan ai quartieri residenziali del centro, oggi la rete di teleriscaldamento di Vienna è una delle più grandi d’Europa, con 1.300 chilometri di tubature che pompano aria calda e acqua a più di 200.000 abitazioni.
Oggi, la società energetica statale austriaca Omv Ag sta trivellando un vasto bacino geotermico profondo tre chilometri, nella periferia di Vienna. Lo sfruttamento dell’Aderklaaer Konglomerate, come viene chiamato il serbatoio di acqua calda sotterraneo, fa parte di un piano – dal nome Raus aus gas – Fuori dal gas – del valore di 20 miliardi di euro per ricablare il sistema di riscaldamento della capitale austriaca attraverso pozzi, pompe di calore massicce e iniziative di efficienza energetica.
Un altro esempio concreto di questo impegno è rappresentato da Wien Energie, la principale azienda municipale energetica di Vienna, che ha annunciato l’intenzione di eliminare completamente l’uso di gas naturale russo entro il 2025, approvvigionandosi principalmente da fonti presenti nel mare del Nord. Wien Energie prevede di raddoppiare il numero di abitazioni raggiunte dal sistema di teleriscaldamento, portandolo a 400.000, ovvero a circa due terzi del patrimonio abitativo di Vienna.
Nucleare? No, grazie!
Per raggiungere l’indipendenza energetica, l’Austria non punta – come vorrebbero altri Paesi, tra cui l’Italia – sull’energia nucleare, bandita dal 1978 e considerata una soluzione non sostenibile. Addirittura, nel 2022 il paese ha intrapreso azioni legali per impedire all’Unione europea di includere il nucleare nella tassonomia verde, ovvero tra le fonti energetiche green, e ha ottenuto la chiusura di una centrale nucleare in Repubblica Ceca vicino al proprio confine. Per sostenere iniziative simili a livello europeo, organizzazioni come Greenpeace promuovono petizioni per chiedere all’Ue di bandire tutte le forme di energie fossili, incluso il gas metano, entro il 2035.
L’esperienza austriaca dimostra che è possibile perseguire l’indipendenza energetica attraverso scelte coraggiose e investimenti mirati in tecnologie sostenibili, offrendo un esempio positivo per la comunità internazionale. La speranza è che l’estrema destra non distrugga questi successi: in Austria, il Partito della libertà, favorevole alla Russia e scettico nei confronti del clima, è stato incaricato di formare un nuovo governo nazionale.
Intanto, il riscaldamento globale ha aumentato le temperature medie annuali dell’Austria di un quinto nell’ultimo secolo. Per questo motivo, non c’è bisogno di nuovi piani come quelli del presidente Donald Trump negli Stati Uniti, che spingono sul “ritorno al fossile”, ma di un’ambiziosa transizione energetica verso le fonti rinnovabili. E la politica, in questo, è fondamentale.