Altre nove travi ‘malate’. Calcoli, bilanci, registri nel mirino della procura
Acquisiti migliaia di documenti nelle aziende
A crollare è stata la TL309–2P. La trave non poteva reggere "neanche il suo peso proprio", spiega il super perito della procura, Stefano Podestà. A crollare, più precisamente, è stata la sua mensola. Perché altezza, larghezza e armatura (l’acciaio al suo interno) non erano adeguate. Il punto debole era il dente, che ha ceduto sotto il peso del cemento gettato sulla cappa dell’edificio dai manovali. Ma c’è di più. Almeno secondo le testimonianze di un tecnico, che ha raccontato come anche la trave della copertura del secondo piano – ancora non posta in opera – era identica a quella "incriminata" e avrebbe presentato gli stessi difetti strutturali. Altri problemi – emersi dalle verifiche – avrebbe poi riscontrato anche al piano terra su ben quattro travi. Una, non ancora montata, non "avrebbero retto nemmeno il peso proprio". Le altre tre invece non presentavano problemi, ma avrebbero "potuto presentarli ricevendo carichi permanenti e variabili".
Al primo impalcato, il tecnico avrebbe inoltre riscontrato altre quattro travi con difetti simili. Per un totale, contando la trave crollata, di dieci elementi viziati da "errori" di progettazione. Nei fogli di calcoli, secondo quanto emerso nelle conclusioni del perito, non sarebbero stati considerati "i carichi permanenti a cui era soggetta la trave". E le verifiche risultano non "soddisfare tutte le condizioni" di ’stress’. Perché tenendo conto di tutti i carichi "sarebbe ermersa macroscopicamente la criticità di tale elemento". Nella relazioni viene anche sottolineato come altre mensole, caricate da travi, non risultano "verificate secondo quanto richiesto dalla normativa tecnica vigente". Tutte le mensole delle travi sarebbero state "incomprensibilmente" uniformate ad un’unica soluzione, nonostante le verifiche "evidenziassero quantitativi di armatura differenti e significativamente maggiori".
Nel mirino della procura non ci sono però soltanto i progetti. Nelle perquisizioni disposte nelle sedi Rdb Ita, della Italprefabbricati, negli uffici dei due ingegneri indagati, Melchiorre e Passaleva, si cercano anche comunicazioni e corrispondenze – nei vari device o in forma cartacea – relative ai lavori nel cantieri di via Mariti. Ma anche i calcoli dei carichi e le conseguenti scelte di tipologia e quantità delle armature effettuate nei singoli elementi prefabbricati. E infine, per gli inquirenti è anche necessario acquisire documentazione contabile, per verificare il profitto ricavato dalla Rdb, l’organizzazione aziendale e i rapporti con i committenti e i subappaltatori.
Bilanci contabili degli esercizi, contratti, copia dei registri giornalieri che attestano la presenza dei lavoratori, copia delle fatture e file riguardanti le lavorazioni eseguite con altre società. Sotto i riflettori anche i parenti degli indagati e i responsabili amministrativi. Nonché l’amministratore delegato di una società molto vicina alla Rdb, che avrebbe eseguito molti lavori attinenti la produzione dei prefabbricati. Tutto, adesso, può servire a dare un’ulteriore svolta alle indagini.
Pie.Meca.