Con il piano per la competitività Bruxelles sfida le capitali dei 27

Il documento. Atteso domani il via libera alla bussola per rilanciare l’economia europea. Proposti in due anni oltre 30 provvedimenti per snellire procedure e indirizzare risorse ai settori strategici Un piano d’azione concreto ed efficace o un altro libro dei sogni? La Commissione europea domani darà il via libera alla “Bussola per la competitività”, una […] L'articolo Con il piano per la competitività Bruxelles sfida le capitali dei 27 proviene da Iusletter.

Gen 28, 2025 - 17:22
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Con il piano per la competitività Bruxelles sfida le capitali dei 27

Il documento. Atteso domani il via libera alla bussola per rilanciare l’economia europea. Proposti in due anni oltre 30 provvedimenti per snellire procedure e indirizzare risorse ai settori strategici

Un piano d’azione concreto ed efficace o un altro libro dei sogni? La Commissione europea domani darà il via libera alla “Bussola per la competitività”, una comunicazione di 21 pagine che è in sostanza il programma di legislatura, con una trentina di provvedimenti da adottare da qui a fine 2026. L’obiettivo è «riaccendere il dinamismo» dell’economia Ue ed evitare che soccomba di fronte Stati Uniti e Cina. Il nodo è che perché il piano vada in porto è indispensabile la collaborazione degli Stati membri. La Commissione non lo nasconde: «La Ue deve scegliere se agire all’unisono per un futuro di prosperità sostenibile o accettare le divisioni e il declino economico» si legge nella bozza. Frutto dei piani presentati da Enrico Letta e Mario Draghi, a cui più volte il testo fa riferimento, la comunicazione è il primo atto di peso del nuovo esecutivo, dopo le elezioni di giugno 2024, l’insediamento a dicembre e la lunga pausa natalizia a cui ha contribuito la polmonite della presidente a inizio gennaio.

Coordinamento e semplificazione sono due parole chiave. Bisogna tagliare la burocrazia «più velocemente che in passato (…) con uno sforzo senza precedenti a tutti i livelli: Ue, nazionale e locale per produrre regole più semplici e accelerare le procedure» in modo da rendere «più semplice e più veloce l’accesso ai fondi europei per cittadini e imprese». La Commissione darà l’esempio e a febbraio è prevista la prima proposta di Semplificazione Omnibus, che includerà finanza sostenibile e due diligence di sostenibilità.

Per garantire regole proporzionate alle dimensioni delle società, sempre a febbraio Bruxelles proporrà una nuova definizione di “small mid-caps”, creando una categoria intermedia tra Pmi e grandi imprese: «31mila società potranno beneficiare di regole semplificate su misura, come le Pmi». In generale, l’obiettivo è ridurre del 25% gli obblighi di rendicontazione per tutte le imprese, del 35% per le Pmi. Tra gli impegni (o le promesse) la semplificazione delle registrazioni imposte dalla GDPR.

La sfida più grossa per la Commissione sarà convincere i 27 Stati membri a superare la «frammentazione delle politiche industriali» e lavorare insieme per migliorare produttività e competitività comuni. Non a caso una delle «azioni abilitanti orizzontali» è il rafforzamento del mercato unico. Perciò la Commissione proporrà uno “strumento per il coordinamento della competitività”, incoraggiando le capitali a concentrarsi sulle «priorità comuni in poche aree selezionate e sviluppare un contesto che supporti progetti di interesse comune». Sarà Bruxelles a fare il primo passo indicando tre settori: «infrastrutture energetiche, infrastrutture digitali e AI, altri settori manifatturieri chiave come i medicinali critici. I finanziamenti arriveranno dal bilancio Ue, da quelli nazionali e dai privati». Un modello che secondo la Commissione ha funzionato è la “piattaforma STEP” attraverso cui «potrebbero essere riprogrammati i fondi NextGenerationEu degli Stati membri verso la quota nazionale di InvestEu». Si tratta di un passaggio poco chiaro, ma sembra delineare un escamotage per “prorogare” i Pnrr in scadenza nel 2026. Coinvolta anche la Bei.

Per “chiudere il gap d’innovazione” con Cina e Usa, Bruxelles propone una «strategia dedicata a start up e scale up» con un regime legale comune (il 28esimo) che superi la frammentazione in 27 regimi nazionali e «semplifichi le regole e riduca i costi di fallimento». Diverse le iniziative sulle nuove tecnologie, dalle “mega AI factories” a criteri comuni per i servizi di cloud.

Con il Clean industrial Deal, che segna il nuovo corso delle politiche verdi europee stemperate dalle esigenze di competitività, Bruxelles punterà a ridurre la dipendenza dall’estero che «cambierà nel tempo solo con una maggiore quota di energia verde prodotta in Europa». Le misure proposte sono: integrazione del mercato dell’energia per favorire la riduzione dei prezzi; modernizzazione delle reti; sostegno alla domanda di prodotti low-carbon; aiuti di Stato «flessibili e di supporto». Piani d’azione specifici sono previsti per i settori energivori, così come per l’automotive. Pur mantenendo l’Unione aperta ai mercati internazionali, diverse misure punteranno a ridurre la dipendenza dall’estero. Tra queste l’introduzione della “preferenza europea” negli appalti pubblici. Difesa, spazio e cambiamento climatico, ma anche finanza e investimenti, qualità del lavoro e competenze sono altrettanti punti del programma. «È questione di sopravvivenza – commenta un alto funzionario Ue – se gli Stati membri non vogliono essere responsabili del declino europeo devono collaborare».

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