Cecilia Sala da Fabio Fazio: «Io fortunata a rimanere rinchiusa solo 21 giorni. Nessuno della mia famiglia ha mai parlato con Musk» – Il video

La giornalista parla per la prima volta in televisione, a Che tempo che fa. Gli interrogatori incappucciata faccia al muro. «In uno sono crollata, mi hanno dato una pasticca per calmarmi» L'articolo Cecilia Sala da Fabio Fazio: «Io fortunata a rimanere rinchiusa solo 21 giorni. Nessuno della mia famiglia ha mai parlato con Musk» – Il video proviene da Open.

Jan 19, 2025 - 23:25
Cecilia Sala da Fabio Fazio: «Io fortunata a rimanere rinchiusa solo 21 giorni. Nessuno della mia famiglia ha mai parlato con Musk»  – Il video

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«Nessuno della mia famiglia e nemmeno Daniele (il suo compagno ndr) hanno mai parlato con Elon Musk. La mia famiglia ha provato a contattare chiunque, il loro obiettivo era ottenere la mia liberazione. Daniele Raineri ha contattato il referente di Musk, Andrea Stroppa e lui gli ha risposto “informato”». Queste le parole della giornalista Cecilia Sala, ospite di Fabio Fazio nella prima puntata di Che tempo che fa del 2025. La giornalista parla per la prima volta in televisione a un mese dall’arresto in Iran, domenica 19 gennaio in diretta sul Nove. Sala racconta la detenzione nel carcere di Evin, i giorni d’attesa e infine il rilascio con il ritorno a Roma e l’abbraccio con la famiglia e il compagno Daniele Raineri. E soprattutto gli interrogatori. «Quando mi hanno detto che era morto Jimmy Carter, che era il presidente della presa degli ostaggi nell’ambasciata Usa a Teheran, quella è l’unica notizia che mi hanno dato dall’esterno. Lì ho capito che il messaggio era ‘sei un ostaggio’». «Finché c’è la Repubblica islamica non tornerò in Iran», spiega. Sala ricorda il giorno dell’arresto: «Mi hanno preso in camera, nella mia camera d’albergo. Stavo lavorando e hanno bussato e da quel momento non ho potuto toccare il mio telefono e non ho potuto fare nulla».

«In un interrogatorio mi diedero una pasticca per calmarmi»

«Venivo interrogata incappucciata con la faccia al muro. In un interrogatorio sono crollata, mi hanno dato una pasticca per calmarmi – spiega – mi interrogava la stessa persona che parlava un perfetto inglese. Dalle domande che mi faceva capivo che conosceva bene l’Italia». Gli interrogatori con «premio» e «bastonata». Ovvero una sigaretta per distendere il clima, oppure una notizia brutta per buttare giù. Le domande? Fatte forse per trovare una scusa per fare sì che «non risultassi una giornalista». E poi i momenti del rilascio in cui lei non ha creduto, fino all’ultimo. «Io non credo alle 9 di mattina dell’8 gennaio quando mi dicono ‘sei libera’: mi portano via delle persone della loro intelligence e penso che siano i pasdaran, questo potentissimo -sempre più potente- corpo dei guardiani della rivoluzione in Iran che agisce anche indipendentemente dal Governo. Pensavo mi stessero portando in una loro base militare, che non si fidassero del carcere ufficiale. Che magari le altre istituzioni potessero fare uno scambio senza consultarli e quindi mi stessero portando in un altro posto. Quando arrivo all’aeroporto militare e mi tolgono la benda vedo un primo volto ‘italianissimo’, poteva essere solo italiano, in un abito grigio, faccio il sorriso più bello della mia vita ed effettivamente poche ore dopo ero a Roma».

«C’erano fari al neon sempre accesi e quando non dormi per giorni perdi anche fiducia nella tua testa»

Sala sentiva le donne detenute nel suo braccio. La rincorsa di una vicina di cella che cercava di farsi male, sbattendo la testa ripetutamente contro il muro. «Non mi hanno mai toccato – racconta – anche perché i maschi non possono neanche sfiorare le femmine, mi portavano con un bastone in Sala interrogatori. Ero incappucciata anche per andare alla toilette. C’erano fari al neon sempre accesi e quando non dormi per giorni perdi anche fiducia nella tua testa. I rumori che arrivavano dal corridoio erano terribili, spesso urla o pianti». E aggiunge: «Sono stata fortunatissima a stare lì dentro solo 21 giorni. Il recupero è più rapido rispetto a tante altre persone rimaste lì centinaia di giorni. Sono stata liberata in tempi assolutamente veloci, è stato un lavoro che non si vedeva in tempi così rapidi dagli anni Ottanta».

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