Trump meloneggia sulla Corte penale internazionale
Trump ha firmato un ordine esecutivo con cui ha imposto sanzioni contro la Corte penale internazionale accusando la Corte di «azioni illegittime e infondate contro l’America e il nostro stretto alleato, Israele». I Graffi di Damato
Trump ha firmato un ordine esecutivo con cui ha imposto sanzioni contro la Corte penale internazionale accusando la Corte di «azioni illegittime e infondate contro l’America e il nostro stretto alleato, Israele». I Graffi di Damato
Il presidente americano Donald Trump ha sferrato un duro attacco, con sanzioni, alla Corte penale internazionale dell’Aia in coincidenza -non so francamente quanto casuale e quanto invece voluta, essendo nota la sua simpatia per la premier Giorgia Meloni- mentre in Italia, che ne fa parte dalla fondazione nel 2002, se ne contesta a livello di governo la correttezza, a dir poco.
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha dato alla Corte della pasticciona riferendo alle Camere sul mandato di cattura per crimini di guerra e contro l’umanità emesso contro il generale libico Almarsi, contenente tali errori da vanificarlo e farlo seguire da un altro. Intanto maturavano le condizioni procedurali per il rilascio del generale, riportato in Libia con volo di Stato per ragioni di sicurezza e di urgenza valutate dagli organismi preposti.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani parlandone con i giornalisti per strada, non avendo le competenze del Guardasigilli e del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi intervenuti in Parlamento, ha reclamato un’inchiesta su quella Corte. Che curiosamente, diciamo così, ha spiccato il mandato di cattura contro il generale libico, di cui si occupava da ottobre, solo quando egli è arrivato in Italia dopo essere stato in Gran Bretagna, in Belgio e in Germania, aderenti anch’essi alla Corte. Proprio in Italia, aggiungo, che è il paese più esposto nei rapporti con la Libia per forniture energetiche, presenze di connazionali e di aziende come l’Eni e soprattutto per l’immigrazione clandestina che proviene da quelle parti. E la cui intensità dipende dalla sorveglianza libica delle coste. Altro che l’indagine all’Aia da qualcuno contro la Meloni.
L’autorevolezza e l’efficacia della Corte dell’Aia dipende nel bene dall’alto numero dei paesi che vi aderiscono: 123. Nel male, sino a farle rasentare l’inutilità, direttamente proporzionale ai suoi costi, dai paesi che non vi aderiscono, fra i quali gli Stati Uniti d’America, la Russia, la Cina.
Il massino dello scetticismo -anche qui, a dir poco- che la Corte dell’Aja ha recentemente provocato si è avuto con l’ordine di cattura contro il capo del governo israeliano Benjamin Netanyahu per il genocidio dei palestinesi che avrebbe ordinato e attuato a Gaza dopo il pogrom del 7 ottobre 2023. Quando i terroristi di Hamas irruppero ferocemente in territorio israeliano facendo strage di bambini, giovani, vecchi, uomini, donne e sequestrandone altri per farne scudi umani, come la stessa popolazione palestinese, nella prevedibile reazione militare israeliana. E scambiarli al tempo stesso con ben più numerosi detenuti palestinesi in Israele.
E’ proprio, o soprattutto, al mandato di cattura che impedisce al capo del governo di Israele di muoversi nei paesi aderenti alla Corte dell’Aia -Italia compresa, ripeto- che Trump si è richiamato per attaccarla. E avendo lo stesso Netanyahu ospite negli Stati Uniti, anzi il primo ospite della sua seconda presidenza americana.