La maggioranza rilancia la legge che allenta i controlli sulle esportazioni di armi
È iniziato oggi alla Camera dei Deputati il secondo round della riforma della legge 185/90, la norma che da 35 anni regola le esportazioni di armi italiane. La maggioranza ha infatti deciso di accelerare il percorso del disegno di legge che mira a smantellare alcuni dei meccanismi di controllo su tali procedure, aprendo alla cancellazione […] The post La maggioranza rilancia la legge che allenta i controlli sulle esportazioni di armi appeared first on L'INDIPENDENTE.
È iniziato oggi alla Camera dei Deputati il secondo round della riforma della legge 185/90, la norma che da 35 anni regola le esportazioni di armi italiane. La maggioranza ha infatti deciso di accelerare il percorso del disegno di legge che mira a smantellare alcuni dei meccanismi di controllo su tali procedure, aprendo alla cancellazione dell’obbligo di trasparenza sulle operazioni finanziarie legate all’export di armi e suscitando le proteste della società civile, delle organizzazioni per la pace e dei partiti di opposizione. Già approvato al Senato all’inizio del 2024, il provvedimento approda ora alle commissioni riunite Esteri e Difesa della Camera, con il rischio concreto dello svuotamento di una legge che ha avuto il merito di introdurre criteri rigorosi per impedire che l’export bellico italiano alimentasse conflitti e violazioni dei diritti umani.
Nata nel 1990 grazie all’impegno di missionari e associazioni pacifiste, la legge 185/90 ha ispirato nel corso degli anni sia la Posizione Comune UE sull’export di armi sia il Trattato ATT (Arms Trade Treaty) delle Nazioni Unite. Tuttavia, secondo le ONG, gli attori dell’industria bellica avrebbero esercitato pressioni sul governo italiano per modificare la legge al fine di renderla più permissiva. Nello specifico, i movimenti per la pace evidenziano il rischio che il nuovo testo elimini alcuni presidi fondamentali, come la trasparenza sui flussi finanziari legati all’export di armi e la possibilità per le ONG di segnalare al Comitato interministeriale i Paesi – ripristinato presso il Consiglio dei Ministri dalla nuova legge – che violano i diritti umani e a cui, quindi, non si dovrebbero vendere armamenti. Il Comitato potrà decidere di revocare ogni divieto di export di armi imposto dal ministero degli Esteri, senza che il Parlamento ne sia informato. È stata poi sensibilmente rivista anche la tipologia dei dati contenuti nella relazione che la presidenza del Consiglio è tenuta ogni anno a inviare alle Camere entro la fine del mese di marzo, che non conterrà più le informazioni necessarie agli analisti indipendenti per tenere sotto controllo gli affari delle industrie di armi e denunciare eventuali violazioni. Inoltre, sparirebbero le informazioni sulle attività delle banche coinvolte nel finanziamento del commercio di armi. Un aspetto particolarmente preoccupante per le organizzazioni della società civile, come la Campagna di pressione alle “banche armate”, che da anni monitorano il ruolo degli istituti di credito nel settore bellico.
Facendo suonare l’allarme in merito all’«attacco alla trasparenza» provocato dalla possibile entrata in vigore di queste misure, le associazioni e i movimenti aderenti alla campagna “Basta favori ai mercanti di armi” hanno rilanciato la loro petizione contro lo svuotamento della legge 185/1990, chiedendo ai parlamentari di approvare una serie di emendamenti al DDL governativo di modifica per disinnescarne gli effetti più deleteri. «Con questo assurdo allargamento delle maglie nel meccanismo di controlli per la vendita, esportazione e transito delle armi, il governo Meloni tradisce e rinnega il ruolo guida che il nostro Paese, con la legge 185 del 1990, si era conquistato nel mondo, quando si era posto all’avanguardia nella regolamentazione del commercio di armi, interpretando, correttamente lo spirito dell’articolo 11 della nostra Costituzione – ha dichiarato a L’Indipendente il deputato del M5S Marco Pellegrini, membro della Commissione Difesa –. In questo settore così delicato, occorrono pesi e contrappesi, specie in questo momento di impazzimento bellicistico collettivo, altrimenti si scivolerebbe verso una discrezionalità politica, cioè un pericoloso arbitrio, nella decisione di vendere armi a questo o quello». Inoltre, ha aggiunto Pellegrini, «nel corso dell’esame in Senato il governo ha avuto il coraggio di aggiungere nella riforma l’introduzione del segreto bancario sulle transazioni legate al commercio d’armi, rubando ai cittadini il diritto di scegliere eticamente a chi affidare i propri risparmi. Non abbiamo nessuna intenzione di arrenderci, anche perché sono dalla nostra parte le associazioni e una parte importante dell’opinione pubblica».
[di Stefano Baudino]
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