Sei startup italiane su cento hanno un impatto ambientale o sociale positivo

In Italia cresce il numero di startup a significativo impatto sociale o ambientale: lo dimostra lo studio di Social innovation monitor (Sim).

Gen 27, 2025 - 15:33
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Sei startup italiane su cento hanno un impatto ambientale o sociale positivo
  • Social innovation monitor (Sim) ha pubblicato il suo nuovo studio sulle startup a significativo impatto ambientale e sociale.
  • Queste realtà in Italia sono 640: un numero che continua a crescere, al contrario di quello complessivo delle startup.
  • Il 6 per cento delle startup italiane propone un prodotto o servizio innovativo e sostenibile.

Da sempre, LifeGate Way seleziona startup che vogliono avere un impatto sociale o ambientale positivo e le aiuta a crescere. La domanda è lecita: queste realtà sono ancora eccezioni alla regola? O, al contrario, costituiscono un movimento che inizia ad avere un suo peso specifico nel tessuto imprenditoriale italiano? A dare alcune risposte è la nuova edizione del rapporto annuale di Social innovation monitor (Sim), team internazionale di ricercatori e professori coordinato da Paolo Landoni.

Cosa si intende per startup a significativo impatto sociale e ambientale

Il rapporto ha un tema ben delineato: le startup a significativo impatto sociale e ambientale. Ma cosa significa esattamente? Immaginiamo un continuum che vede da un lato gli enti no profit e all’estremo opposto le imprese profit. In mezzo ci sono tante sfumature, perché esistono imprese che si pongono l’obiettivo di massimizzare i propri profitti, ma vogliono farlo lasciando un’impronta positiva (certificata o meno) sull’ambiente e sulla società.

Qui si collocano proprio le startup studiate dal rapporto che, proprio in quanto startup, si caratterizzano al tempo stesso per la loro nascita recente (per la legislazione italiana, restano tali per i primi cinque anni) e per la capacità di introdurre nel mercato un’innovazione, cioè una soluzione più efficace, efficiente, giusta o sostenibile rispetto a quelle preesistenti.

Per mettere nero su bianco questa loro natura, tali imprese hanno la possibilità – ma non l’obbligo – di registrarsi come società benefit o B corp. O, ancora, come startup innovative a vocazione sociale (l’acronimo è Siavs). Questa forma giuridica, introdotta dalla legge di stabilità del 2016, si applica solo ad alcuni settori: assistenza sociale e sanitaria, valorizzazione del patrimonio culturale, turismo sociale, educazione, istruzione e formazione, tutela dell’ambiente, servizi culturali, formazione extra-scolastica, universitaria e post-universitaria.

Startup, Siavs, società benefit e B corp: qualche numero

Dopo le definizioni, passiamo ora ai dati. Scremando quelle in liquidazione o che non rispettano determinati parametri di legge, le startup innovative che alla fine del 2023 sono iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese sono 10.629. Un numero che cala del 9,2 per cento rispetto all’anno precedente, perché il numero di nuove startup (1.834) non tiene il passo con quello delle chiusure e della perdita di status. Ancora una volta la geografia è sbilanciata verso il nord Italia (con il 54,2 per cento del totale) e in particolar modo verso la Lombardia che, da sola, raggiunge il 28,1 per cento.

Le Siavs (startup innovative a vocazione sociale) operative sono 142, addirittura il 20 per cento in meno rispetto a un anno prima: due su tre hanno sede al nord Italia. Viceversa, continua l’avanzata delle società benefit: erano 2.085 a fine 2022, sono 2.795 a fine 2023, tra cui 511 startup innovative. Anche la forma della B corp è sempre più popolare, con 276 società operative nel nostro paese (ben il 40,1 per cento rispetto a fine 2022) di cui però solo 13 sono startup. Le regioni del nord fanno da capofila anche in questi casi, ma il trend di crescita è trasversale.