Scontrini "pazzi", chi tutela il consumatore?
lentepubblica.it Negli ultimi anni persino la CNN, la notissima testata giornalistica USA, ha parlato senza mezzi termini di «scontrini pazzi» e «fregature» nel nostro Paese, mettendo in guardia turisti di tutto il mondo: ma chi tutela il consumatore in questi casi? Come può difendersi? Non sembra arrestarsi la querelle degli ‘scontrini folli’ che riportano conti astronomici […] The post Scontrini "pazzi", chi tutela il consumatore? appeared first on lentepubblica.it.
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Negli ultimi anni persino la CNN, la notissima testata giornalistica USA, ha parlato senza mezzi termini di «scontrini pazzi» e «fregature» nel nostro Paese, mettendo in guardia turisti di tutto il mondo: ma chi tutela il consumatore in questi casi? Come può difendersi?
Non sembra arrestarsi la querelle degli ‘scontrini folli’ che riportano conti astronomici per poche bibite e pietanze, con nuove notizie ogni giorno e ristoratori di ogni angolo d’Italia messi alla berlina dai malcapitati di turno, non sempre e non solo turisti stranieri. Ma la domanda che credo tutti si pongano è, ma non lo hanno guardato il menu con i prezzi prima di ordinare?
Già perché, fatto salvo qualche eccezione, se è vero che accade ancora oggi in alcuni locali di lusso, soprattutto in nord Italia, che alle donne arrivi al tavolo il menu privo dei prezzi, per ‘cortesia’ verso l’ospite, in realtà tutti noi quando entriamo in un ristorante e ci sediamo abbiamo a disposizione un MENU quanto meno di massima, seppure piatti del giorno e piatti speciali sono ormai la normalità, come scelta di originalità, stagionalità degli ingredienti, ricette anti-spreco e menu a tema, consigli dello Chef.
Scontrini “pazzi”, chi tutela il consumatore?
Anche perché la chiarezza e la trasparenza dei costi è l’unica vera tutela del consumatore ed è anche tutto ciò che può pretendere. La norma viene da molto lontano, per precisione dall’art. 180 TULPS (regio decreto n. 635/1940) ed impone ai pubblici esercenti di esporre, in luogo ben visibile al pubblico tariffe e prezzi, ovviamente in modo chiaro e trasparente, affinché il cliente possa rendersi conto di quanto sta spendendo e come lo sta spendendo.
Nulla vieta al cliente, se ritiene che i costi siano eccessivi di cambiare idea e abbandonare il tavolo, prima di inviare l’ordine in cucina. Molti ristoranti, soprattutto in zone turistiche, hanno preso l’abitudine in voga in molti Paesi stranieri, di esporre all’entrata del locale il proprio menu, completo di prezzi, proprio per permettere a chi si siede ed ordina di avere abbastanza chiaro quanto spenderà.
Costi extra poco trasparenti
La stessa regola è valida se affrontiamo, poi, le notizie che hanno fatto scalpore, soprattutto durante l’estate scorsa, rispetto all’azione di alcuni ristoratori di far pagare un costo extra per suddividere una singola razione in più piatti o per altro tipo di ‘servizi’. La norma vale anche in questo caso, e soprattutto la trasparenza, saranno costi legittimi se ben visibili e chiaramente segnalati al cliente prima di ordinare, mentre ci si può rifiutare di pagare costi extra che non siano stati segnalati preventivamente.
Il “coperto”
Altra curiosità di molti clienti riguarda ‘il coperto’ termine con il quale si indica un contributo per l’ospitalità, che include tutta la mise en place, dalla tovaglia ai bicchieri, e il servizio, di solito anche la prima porzione di pane. Questa voce va pagata, non vi è alcuna legge nazionale che vieti o ne limiti la riscossione, ma deve essere anche in questo caso scritto l’importo in modo chiaro e trasparente sul menù. L’unica, in realtà, eccezione la fa la legge regionale del Lazio 21/2006 che in questo caso vieta espressamente i «costi aggiuntivi per il coperto» che quindi in questo caso diviene illegittima come voce di menu.
Diversamente la presenza di altri eventuali costi aggiuntivi quali il pane ad esempio sono legittimi, inoltre gli esercenti hanno la facoltà di inserire tali costi all’interno delle tariffe dei prezzi, innalzandoli e andando ad aumentare comunque il conto finale. Sui prezzi dei pubblici esercizi, va ricordato, vige la piena liberalizzazione, non esiste più il calmiere ed il gestore di un locale può scegliere quanto far pagare servizi e prodotti, così come il consumatore/cliente è ibero di scegliere dove fermarsi. Per l’esercente l’unico, grande, importante, obbligo è essere chiaro e trasparente, nel momento in cui specifica sul menù il prezzo di bevande, cibo e servizi che offre, non commette alcun illecito, neanche quotando a 20 euro un caffè.
Il problema dei Pos non funzionanti
Pos ‘rotti’ sempre nei weekend e richiesta di contanti sono un altro degli ‘incubi’ dei turisti stranieri, soprattutto perché ormai in tutto il mondo pagare con strumenti elettronici ed anche solo lo smartphone è divenuto una abitudine irrinunciabile per i più, vista la comodità di muoversi senza contanti, non avere problemi con spiccioli e resto, non aver bisogno di programmare le proprie spese al minuto.
In questo caso, salvo rare queste eccezioni dove può davvero esserci un guasto, che in caso di contestazione va dimostrato, la regola è chiara, per il ristoratore così come per ogni esercizio commerciale, vige l’obbligo di accettare pagamenti elettronici in base alla legge 79/2022 che rende anche effettive le sanzioni per tutti coloro che non accettano pagamenti con il POS, che però risultano davvero ‘ridicole’, parliamo di una multa d’importo fisso e pari a 30 euro a cui va sommato un importo variabile, pari al 4% del totale della transazione rifiutata.
In aggiunta a ciò, ovviamente, la sanzione non scatta in automatico, ma solo nel caso in cui il cliente segnali l’accaduto alla Guardia di Finanza o direttamente all’Agenzia delle Entrate. Quando non è possibile per seri motivi tecnici che però devono avere una durata breve, è obbligatorio provvedere ad informare preventivamente i clienti, appena si siedono al tavolo.
In aggiunta, non esistono importi ‘minimi’ o massimi per pagare con il pos, né tantomeno è lecito chiedere un sovrapprezzo per il saldo con Bancomat o carta, è una richiesta illegittima e se succede bisogna chiamare le forze dell’ordine.
Il parere di FIPE-Confcommercio
Sul tema degli scontrini ‘folli’ in un intervista di qualche tempo fa è intervenuta Lino Enrico Stoppani, Presidente di FIPE-Confcommercio.
Il Presidente ha ribadito come casi singoli non debbano mettere in dubbio il duro lavoro di una intera categoria. «Bar e ristoranti si chiamano “pubblici esercizi” e questo implica anche una missione imprenditoriale: quella del servizio come vocazione che è, e deve essere, un asse centrale dei valori della ristorazione. Anche se ritengo che le polemiche non intacchino la passione e la frequentazione degli italiani di bar e ristoranti, è indubbio che chi lede il principio di trasparenza danneggia l’immagine e il lavoro dell’intera categoria», ha dichiarato.
«D’altro canto, ciò non significa che il servizio non vada valorizzato e remunerato e lo stesso protrarsi delle polemiche sul tema è purtroppo indicatore di quanto sia scarsamente radicata la consapevolezza e la cultura del servizio nel nostro Paese. Dietro ogni richiesta ci sono persone che lavorano, stipendi da pagare, una macchina organizzativa complessa e costosa: il problema non sono i prezzi, ma la cura del rapporto con il cliente, che deve decidere in piena libertà se il servizio e il prodotto valgono il prezzo onestamente proposto. Come Federazione lavoriamo per favorire e rafforzare il legame tra imprese e consumatori perché abbiamo dinanzi sfide impegnative che riguardano la tenuta dei consumi e del nostro modello di socialità», ha concluso il Presidente Stoppani.
L’opinione dell’Adoc
Secondo quanto dichiarato in una recente intervista, la Presidente Anna Rea di Adoc, l’Associazione Nazionale per la Difesa e l’Orientamento dei Consumatori promossa dalla UIL, con operatori volontari esperti sui diritti del consumatore che costituiscono una rete di consulenti, avvocati, convenzionati e volontari del servizio civile, lo strumento più potente in mano al consumatore è proprio il cellulare ed i propri profili social.
Un post sui social, o magari una recensione possono contribuire a veicolare informazioni e in caso, segnalare il problema in modo che altre persone non cadano “vittime” dei prezzi eccessivi.
Secondo la Presidente da parte delle autorità ci dovrebbe essere una riflessione più approfondita su come calmierare i prezzi dichiara, che aggiunge: «Il tema non è solo rispetto verso i turisti. Gli aumenti per il turista sono aumenti per tutti, e gli strumenti attuali non sono sufficienti a garantire la tutela del consumatore. Quelli che ci sono, però, i consumatori devono usarli fino in fondo: dobbiamo pretendere l’informazione».
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