Sanremo 2025, l’Accademia della Crusca analizza i testi in gara: “Canzoni piatte!”

Lorenzo Coveri dell'Accademia della Crusca ha analizzato i testi delle canzoni in gara al Festival di Sanremo 2025. L'articolo Sanremo 2025, l’Accademia della Crusca analizza i testi in gara: “Canzoni piatte!” proviene da imusicfun.

Feb 5, 2025 - 21:03
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Sanremo 2025, l’Accademia della Crusca analizza i testi in gara: “Canzoni piatte!”

Sanremo non è solo musica, ma anche parole; a mettere sotto la lente i testi delle canzoni in gara al Festival 2025 ci ha pensato il professor Lorenzo Coveri dell’Accademia della Crusca, ormai noto per le sue pungenti analisi durante la kermesse.

“Giudichiamo solo i testi, senza la musica. Una volta cantati, il giudizio potrebbe cambiare”, precisa Coveri al Corriere Fiorentino. Ma a oggi, il verdetto è chiaro: “Canzoni piatte, voti piatti. Forse perché i soliti 11 autori firmano due terzi dei brani, appiattendo tutto.”

Tra i big in gara, spiccano i cantautori. “Brunori Sas merita 9. Il suo testo è letterario, con immagini sofisticate e figure retoriche di livello. Parla della responsabilità di mettere al mondo una figlia con una lingua ricca e sontuosa, anche se a tratti sfiora il sentimentalismo.

Bene anche Lucio Corsi, che si aggiudica un altro 9. “Il testo più fresco del Festival: immagini inattese, giochi di parole intelligenti, ironia brillante. È giovane e si sente.”

Delude invece Francesco Gabbani, già due volte vincitore a Sanremo. “Mi aspettavo di più. Il testo è banale, tutto sull’ottimismo alla Jovanotti. Nessuna originalità. Voto? Senza infamia e senza lode.”

Ma il vero flop per Coveri è il brano dei Modà. “Il testo peggiore del Festival. Lunghissimo, pesantissimo, sembra una predica. Versi incomprensibili come Convivere con il senso di che sarebbe stato. Fa cadere le braccia.”

Anche nomi importanti come Giorgia e Massimo Ranieri non convincono. “Giorgia ha la voce più bella del Festival, ma il testo è da canzonetta classica: niente sorprese, metafore rozze come gli occhi che fanno da luna. Prende la sufficienza solo perché è Giorgia.”

Ranieri, supportato da due autori come Tiziano Ferro e Nek, non va oltre un 5: “Metafore da ridere. Si salva solo per l’interpretazione che sicuramente sarà impeccabile.”

Male anche Elodie, che riceve un 5: “Un testo che sembra una telefonata. Prosa banale, senza ritmo.”

Fedez si ferma a un 6 scarso. “Il testo parla di depressione, ma è deprimente anche lui. Si salvano solo alcuni giochi di parole sui nomi dei farmaci, ma rime discutibili come carne viva – mente schiva fanno cadere le braccia.”

Sorprende il producer Shablo, a cui Coveri assegna un 7,5: “Esce dai binari del Festival, è originale.”

Tony Effe, noto per il suo stile provocatorio, presenta invece un testo che “non fa male a nessuno. Una filastrocca banale su una Roma per turisti. Cinque a stare larghi.”

Il tema del dialetto torna al centro del dibattito. “Il regolamento vieta l’uso integrale, ma Serena Brancale, Rocco Hunt e Tony Effe ne fanno comunque largo uso. Brancale dice di voler omaggiare Pino Daniele, ma di lui non c’è nulla.”

Per il professor Coveri, il Festival di quest’anno soffre di “zero tasso rock e poca originalità. Mancano i colpi di scena nei testi. Si salva solo qualche eccellenza, ma il panorama generale è piatto e deludente.”

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