Plenitude, tre fondi in corsa per il 15% in vendita da Eni

Eni è pronta a far spazio ad altri investitori nel capitale di Plenitude. Secondo indiscrezioni, tre fondi sono in lizza per rilevare una quota fino al 15% nella società che si occupa dello sviluppo delle rinnovabili e della distribuzione di energia a oltre 10 milioni di clienti. Si tratta di due private equity statunitensi, Apollo […] L'articolo Plenitude, tre fondi in corsa per il 15% in vendita da Eni proviene da Iusletter.

Feb 6, 2025 - 13:21
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Eni è pronta a far spazio ad altri investitori nel capitale di Plenitude. Secondo indiscrezioni, tre fondi sono in lizza per rilevare una quota fino al 15% nella società che si occupa dello sviluppo delle rinnovabili e della distribuzione di energia a oltre 10 milioni di clienti. Si tratta di due private equity statunitensi, Apollo e Ares Management, e di un operatore specializzato norvegese, HitecVision, che è già socio di Plenitude nella joint-venture per l’eolico Vårgrønn.

Eni — che, contattata, non ha commentato — dovrebbe procedere alla scelta del nuovo partner attorno alla metà dell’anno. Sino a quel momento altri contendenti potrebbero entrare in gara, ma allo stato attuale le candidature di Apollo, Ares e HitecVision appaiono le più solide.

Il nuovo azionista si affiancherebbe nel capitale di Plenitude a Eni e al fondo svizzero Eip che a novembre ha incrementato la sua partecipazione al 10%, investendo nel complesso 800 milioni e assegnando alla controllata delle rinnovabili una valutazione di 10 miliardi. Qualora questi numeri dovessero venire confermati, quindi, l’affare in discussione avrebbe un valore di almeno 1,5 miliardi di euro per una società che dovrebbe aver chiuso il 2024 con un margine operativo di circa un miliardo.

L’operazione si inserisce nel quadro della cosiddetta strategia dei satelliti tramite cui Eni intende far emergere il valore delle attività non legate agli idrocarburi e raccogliere risorse utili al loro sviluppo. Il piano ha consentito al gruppo guidato da Claudio Descalzi di incassare nel 2024 circa 3,6 miliardi di euro grazie, soprattutto, all’apertura del capitale di Enilive, la controllata dei biocarburanti. Il colosso statunitense Kkr ne ha infatti rilevato il 25%, acquistando azioni da Eni per 2,4 miliardi e sottoscrivendo un aumento di capitale da 500 milioni.

Per il 2025 Eni prevede di realizzare con la cessione di quota di minoranza altri 2,5 miliardi di proventi netti, ha stimato il direttore finanziario, Francesco Gattei. Nel conto potrebbe rientrare non solo il 15% di Plenitude, ma anche la vendita di una seconda quota di Enilive e l’ingresso di uno o più investitori di minoranza nella controllata dedicata allo sviluppo di soluzioni per la cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica. Il progetto ha attratto l’interesse di Snam e di fondi di matrice internazionale.

Per alcune di queste società, in particolare per Plenitude ed Enilive, l’ingresso dei fondi di private equity potrebbe preludere alla quotazione in Borsa. E, anzi, dovrebbe favorirla non solo fornendo loro risorse per la crescita, ma anche fissando una soglia minima di valutazione per le due società.

Lo sbarco in Borsa «dipende da tanti fattori e dalle condizioni di mercato, ci sono tante variabili e bisogna valutare il tempo giusto per prendere i rischi», ha però avvertito Gattei a fine ottobre nel presentare i conti dei nove mesi di Eni. «Tanti sono interessati ad una quota (di Enilive e Plenitude, ndr) ma dobbiamo trovare un bilanciamento tra la valorizzazione nel breve termine e la quotazione nel medio termine: non possiamo diluirci troppo perché vogliamo mantenere la decisione riguardo all’ipo nelle nostre mani».

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