Più diritti per i rider. Ora i ciclofattorini hanno ’Casa’ in centro

Inaugurato uno spazio per fornire assistenza ai lavoratori del food delivery. In un locale del Comune di via Palmieri sarà possibile ristorarsi e confrontarsi. .

Feb 5, 2025 - 06:17
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Più diritti per i rider. Ora i ciclofattorini hanno ’Casa’ in centro

Adesso i lavoratori del food delivery non sono più costretti a sostare per l’intera giornata in strada. Casa Rider è stata inaugurata ieri e si trova in via Palmieri 11R. Si tratta di uno spazio di ristoro e di riposo, un punto dotato di servizi igienici e provvisto di attrezzature per poter riparare la bicicletta e di prese elettriche per poter caricare il telefono. Casa Rider, però, è soprattutto un ambiente sociale. Luigi Giove, Segretario Cgil Nazionale, dichiara: "Abbiamo deciso di finanziare questo progetto per combattere lo sfruttamento sul lavoro.

Il sistema del food delivery isola il lavoratore e lo mette in competizione con i suoi colleghi. Non esiste una identificazione con un gruppo". La maggior parte dei rider sono stranieri, perciò la Casa è stata progettata anche con lo scopo di accogliere tutti coloro che vengono da percorsi migratori e hanno bisogno di supporto. All’interno di Casa Rider, infatti, si trovano sportelli informativi che si occupano di problematiche lavorative in tutti i settori e che provvedono a verificare le irregolarità contrattuali. Il bandone si alza e il nastro viene tagliato dalla sindaca Sara Funaro. "Questo è un luogo dove si farà comunità", afferma la sindaca di Firenze, "ma non è un posto solo per i rider. Sarà un luogo simbolico anche per tutti gli altri cittadini".

Il nastro poi passa nelle mani di Abdul Wahab, ciclofattorino proveniente dal Pakistan. Quel pezzo di stoffa rappresenta per lui un nuovo inizio: "Finalmente potrò riposarmi un po’ tra una consegna e l’altra. Io sono pakistano e faccio questo mestiere dal 2022. Per me, anche solo avere la disponibilità di un bagno è una salvezza". Molti rider, infatti, lamentano che i ristoratori si rifiutano di far usare loro i servizi igienici. Zulqarnain Haider, pakistano e collega di Abdul, racconta: "La maggior parte dei locali non ci permettono di usufruire delle toilette, mentre aspettiamo le consegne. Il nostro non è un mestiere semplice. Abbiamo orari particolari. A volte finisco di lavorare alle tre di notte. Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito alla costruzione di Casa Rider: è un gesto bellissimo. È un gesto d’umanità".

La Casa si trova in un locale di proprietà del Comune assegnato alla Cgil. Il progetto è stato promosso insieme alle organizzazioni L’Altrodiritto, Cat, Oxfam e Nosotras. Sofia Ciuffoletti, Presidente L’Altrodiritto, ha parlato di "orgoglio cittadino", perché "si tratta di un ambiente che va in controtendenza con tutto il sistema del food delivery". Inoltre, "i diritti dell’essere umano si affermano anche attraverso gli spazi urbani. Aver costruito un luogo come questo è un atto rivoluzionario e democratico". Anche Waqar Khalid, pakistano e sindacalista Cgil, ha contribuito alla creazione di Casa Rider.

"Non è giusto che i ciclofattorini non abbiano un posto dove ripararsi. Loro lavorano sodo, sotto la pioggia, in sella alla bicicletta e spesso attendono sui gradoni o sui marciapiedi. Adesso sono protetti. Al momento il centro sarà aperto dalle 15 fino alle 18, ma il nostro obiettivo è quello di prolungare l’orario". Ilaria Lani, segretaria Cgil, ha raccontato che molti giovani hanno preso parte al progetto: "circa una cinquantina di attivisti e attiviste".

Lavinia Beni