Perché ai militari italiani serve Starlink
L'Italia sta prendendo in considerazione un accordo con il servizio di Internet satellitare di SpaceX per le comunicazioni governative sicure. Fatti e approfondimenti
L’Italia sta prendendo in considerazione un accordo con il servizio di Internet satellitare di SpaceX per le comunicazioni governative sicure. Fatti e approfondimenti
L’Italia punta a Starlink per le comunicazioni governative sicure perché ai militari italiani serve il servizio di Internet satellitare di Elon Musk.
Lo ha confermato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in un’intervista al Foglio rilasciata al direttore Claudio Cerasa pubblicata il 20 gennaio.
Al momento la Difesa non ha approvato alcun accordo con SpaceX, ma siamo interessati a sistemi satellitari più sicuri e potenti (come Starlink), come aveva già spiegato Crosetto rispondendo lo scorso 8 gennaio alla Camera all’interrogazione del deputato Nicola Fratoianni di Avs in relazione a un possibile accordo tra il governo italiano con la società aerospaziale di Elon Musk. L’intesa da 1,5 miliardi di euro prevedrebbe la fornitura di telecomunicazioni sicure al governo tramite la costellazione satellitare Starlink.
Da parte sua, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha affermato che l’Italia potrebbe utilizzare il servizio Starlink che per noi significa “garantire comunicazioni sicure nel rapporto con le nostre sedi diplomatiche e per esempio con i nostri contingenti militari all’estero” sottolineando che al momento “non esiste un’alternativa pubblica”.
A suscitare polemiche e critiche da parte dei politici dell’opposizione è la questione del monopolio di Musk con la tecnologia Starlink: l’Italia consegnerebbe infatti il controllo delle comunicazioni satellitari militari italiane al miliardario americano.
“Il monopolio che ha Musk, come qualunque monopolio mondiale, non è una cosa irrilevante ed è un potere eccessivo. Il problema è: signori, vi svegliate adesso?” chiede Crosetto.
Tutti i dettagli.
COSA HA DETTO IL MINISTRO DELLA DIFESA A PROPOSITO DI STARLINK E I NOSTRI MILITARI
Al Foglio il ministro della Difesa Crosetto spiega che Starlink è “già utilizzato per le comunicazioni non classificate, tipo quelle dei militari che sono su una nave e devono chiamare casa.”
Risale infatti allo scorso 7 giugno l’accordo tra Telespazio (jv tra Leonardo e Thales) e SpaceX per integrare proprio Starlink nella rete globale di connettività ibrida e potenziare l’offerta di servizi di comunicazione a clienti istituzionali e industriali dei settori energetico e marittimo. Tra questi anche la Difesa.
“Se io ho una nave, ho il Vespucci, per dire, o ho qualunque nave che naviga in mezzo all’Atlantico o al Pacifico, l’unico modo per comunicare, ovunque mi trovi, spesso è quello. Ma parliamo di un tipo di utilizzo paragonabile a quello di Tim o di Vodafone” prosegue Crosetto nell’intervista al Foglio.
Dunque, in un futuro prossimo il nostro paese potrebbe affidare a Starlink “Le comunicazioni tra una nave e lo stato maggiore, le comunicazioni strategiche, i dati rilevanti, per esempio. Quelle sono comunicazioni che devono passare su un canale protetto e non devono in nessun modo essere intercettate o conosciute” ha aggiunto il titolare della Difesa.
COME FUNZIONANO LE COMUNICAZIONI DELLE NOSTRE FORZE ARMATE
Al momento le comunicazioni militari italiane “avvengono attualmente attraverso sistemi satellitari che abbiamo in orbita e sono chiaramente cifrate”.
Fanno affidamento infatti sul programma Sicral (Sistema Italiano per Comunicazioni Riservate e Allarmi), un sistema satellitare per le telecomunicazioni governative in orbita alta realizzato da Telespazio, joint venture tra l’italiana Leonardo (67%) e la francese Thales (33%).
PERCHÉ SERVE STARLINK?
“E perché allora è necessario trovare un altro sistema?” chiede il direttore Cerasa
“Perché quelli che ci sono non coprono tutto, cioè non coprono qualsiasi posto nel mondo, in ogni momento” ha replicato il ministro della Difesa.
Come aveva illustrato a Startmag l’analista Emmanuele Panero, responsabile del desk Difesa e Sicurezza del CeSI: “La necessità di comunicazione è sempre più aumentata, le crescenti esigenze di ampiezza di banda comportano una nuova capacità di volume di comunicazione”, spiega Panero: “Questo può essere fatto come nel programma Sicral 3 con l’introduzione di una nuova banda (Ka), ma anche attraverso sistemi ridondanti, in primis quello in orbita bassa. Starlink, realizzato da SpaceX, è proprio un sistema in orbita bassa, quindi ridondante che aumenta il volume di comunicazione trasmissibile via satellitare”.
LA SPIEGAZIONE DEL MINISTRO CROSETTO
Già nell’interrogazione parlamentare di inizio mese, Crosetto aveva chiarito che “In ambito nazionale, a livello militare, detti servizi sono erogati grazie a sistemi in orbita geostazionaria Sicral che sono affidabili, ma offrono una copertura geografica e banda limitate. Ne consegue che la Difesa è interessata – anzi obbligata, forse – a integrare tale capacità con quelle fornite da satelliti in orbita bassa, che offrono maggiore continuità, copertura e minor tempo di latenza. In merito l’Autorità delegata per lo spazio ha dato mandato all’Asi di avviare uno studio teso a sviluppare tali servizi, esplorando ogni possibile soluzione presente al mondo”.
IRIS2 NON ANCORA OPERATIVA
“A livello europeo – proseguiva Crosetto alla Camera – rammento che il programma più noto di connettività sicura, appena avviato e noto come Iris2, prevederà a regime circa 290 satelliti con i tempi di realizzazione ancora da quantificare e comunque che oggi si collocano oltre il 2030. Le citate iniziative di grande interesse per la Difesa quando disponibili potranno certamente contribuire ad assicurare quanto necessario alle nostre Forze armate.
“Per quanto precede sussiste, quindi, l’esigenza di studiare e valutare ogni soluzione tecnicamente atta a fornire le capacità quantomeno nelle more del completamento dei programmi proprietari e/o di collaborazione”.
LA NECESSITÀ DELLA BASSISSIMA LATENZA NELLE COMUNICAZIONI
Inoltre, evidenzia ora Crosetto al Foglio “c’è il tema che le applicazioni più complesse hanno necessità di una latenza più bassa possibile. Cioè: tu hai diversi tipi di satelliti, hai quelli geostazionari che si muovono in modo sincrono con la Terra a circa 36.000 km di distanza, cosa che consente loro di poter coprire in modo continuo una parte molto grande di territorio terrestre. E poi ci sono i satelliti tipo quelli di Starlink, che sono satelliti in orbita bassa, cioè lanciati a un’altitudine compresa tra i 200 km e i 1.200 km dalla crosta terrestre, che ruotano molto velocemente attorno alla Terra e ti danno una latenza bassissima nelle comunicazioni. Poi ci sono anche i satelliti in orbita media e quelli eliosincroni che sorvolano un dato punto della superficie terrestre sempre alla stessa ora solare locale. Ognuno ha caratteristiche diverse”.
LA VIA ITALIANA
Qual è l’approccio italiano? “Usarli tutti, usare quelli a orbita bassa, media e alta. Splittare in tre le comunicazioni riservate, sempre cifrate, in modo tale che nessuno le abbia. Per cui il tema della sicurezza rispetto al sistema di Musk è capzioso perché noi da due anni e mezzo stiamo pensando a come utilizzare tutti i sistemi presenti, compresi quelli europei, per comunicare in ogni condizione e in ogni luogo sia necessario, proteggendo la nostra sicurezza. Siamo uno dei pochi paesi al mondo ad avere le tecnologie per poterlo fare in sicurezza cifrando, splittando e rendendo le nostre comunicazioni sicure qualunque sia lo strumento che pensiamo di usare. Adesso si stanno preoccupando tutti della sicurezza di Musk e poi usiamo telefonini dove passa ogni tipo di informazione possibile, che sono telecamere e microfoni aperti 24 ore su 24, utilizzabili con facilità da chiunque, e nessuno si preoccupa di un problema gigante di privacy” ha sottolineato il ministro della Difesa.
IL PLAUSO DEL REFERENTE ITALIANO DI MUSK
Immediato il plauso di Andrea Stroppa, il principale collaboratore di Elon Musk in Italia, su X (la piattaforma ex Twitter di Musk): “Interessante intervista del Ministro Guido Crosetto su Il Foglio che spiega tecnicamente perché Starlink governativo porterà Italia a essere paese europeo più avanzato nelle comunicazioni riservate”.
QUESTIONE DI MONOPOLIO
Infine, resta il nodo del monopolio di Elon Musk nel dominio spaziale con SpaceX, Starlink e i suoi razzi.
“Il monopolio che ha Musk, come qualunque monopolio mondiale, non è una cosa irrilevante ed è un potere eccessivo. Il problema è: signori, vi svegliate adesso?” sostiene il ministro Crosetto al Foglio ricordando che “La prima volta che ho parlato di Starlink con l’amministratore delegato di Avio e del fatto che i lanciatori di Musk avrebbero messo in crisi i nostri lanciatori, è stato sette anni fa. La prima volta che ho parlato del fatto che la copertura delle aree nere grigie col satellite sarebbe stata molto più conveniente rispetto a quella della fibra, è stato cinque anni fa. Musk non è nato oggi, ma ha fatto comodo far finta che non esistesse e continuare con investimenti in tecnologie che lui avrebbe spazzato via”.
Già lo scorso novembre in audizione presso la commissione Affari Esteri e Difesa del Senato sul Dpp 2024-2026 Crosetto osservava “Oggi sui satelliti in bassa quota per la comunicazione c’è solo Starlink. E il tema è che per raggiungere il livello di Starlink serve avere una capacità non solo di fare i satelliti ma anche di lanciarli che, a oggi, nessuno ha e nessuno ai costi di Starlink”, ha affermato il ministro della Difesa. “Si tratta di un tema non solo italiano, ma mondiale”, perché “hai un privato che ha il monopolio mondiale”, con cui “devi parlare”. “Ti puoi permettere di non parlare con quel privato?”, chiedeva Crosetto. L’alternativa “è mettere in funzione un sistema autonomo”, ma come nel caso europeo “potrebbe arrivare tra dieci, o 15 anni”.