Nordio condanna la Corte penale internazionale su Almasri
Cosa ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio durante l'informativa alla Camera sul caso Almasri.
Cosa ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio durante l’informativa alla Camera sul caso Almasri
“Il 18 gennaio la Corte penale internazionale emetteva un mandato di arresto internazionale nei confronti di Almasri per una serie di reati. Il mandato di arresto è arrivato domenica 10 gennaio alle ore 9:30 con una notizia informale e l’arresto trasmessa via email da un funzionario Interpol alle ore 12:37, sempre domenica: una comunicazione assolutamente informale, priva di dati identificativi e priva del provvedimento in oggetto e delle ragioni sottese. Non era nemmeno allegata la richiesta di estradizione”. Così ha dichiarato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nella sua informativa alla Camera sul caso Almasri.
“Il 20 gennaio il procuratore della Corte d’appello di Roma trasmetteva il complesso carteggio al ministero della Giustizia alle 11:40. Alle 13:57 il nostro ambasciatore all’Aja trasmetteva al ministero la richiesta dell’arresto provvisorio. La comunicazione della questura al ministero è avvenuta ad arresto già fatto”.
“Il 22 gennaio perveniva al Gabinetto del Ministro, per il tramite del Dipartimento per gli Affari di Giustizia il provvedimento di scarcerazione della Corte di appello”
NORDIO: “NON FACCIO DA PASSACARTE”
“Il ruolo del ministro non è semplicemente quello di un organo di transito delle richieste: è un organo politico che deve meditare sul contenuto di queste richieste in funzione di un eventuale contatto con altri ministeri e funzioni organo dello Stato”.
“Non faccio da passacarte, ho il potere di interloquire con altri organi dello Stato in caso di necessità e questa necessità si presentava eccome. Inoltre serve valutare la coerenza delle conclusioni cui perviene la decisione della Cpi. Questa coerenza manca completamente e quell’atto era nullo, in lingua inglese senza essere tradotto e con vari allegati in lingua araba”.
COSA C’ERA NEI DOCUMENTI DELLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE
Nella documentazione della Corte penale internazionale, “in una sessantina di paragrafi, in cui vi è tutta la sequenza di crimini orribili addebitati al catturando, vi è un incomprensibile salto logico. Le conclusioni del mandato di arresto risultavano differenti rispetto alla parte motivazionale e rispetto alle conclusioni”.
Il mandato d’arresto, inoltre, conteneva “una serie di criticità che avrebbero reso impossibile l’immediata adesione del ministero alla richiesta arrivata dalla Corte d’appello” di Roma.
A detta del ministro, c’era “incertezza assoluta” a cominciare “dalla data in cui sarebbero avvenuti i crimini: si dice a partire dal marzo 2015 ma nel preambolo si parlava del febbraio 2011, quando Gheddafi era ancora al potere”.
“MI HA DELUSO L’ATTEGGIAMENTO DI UNA CERTA PARTE DELLA MAGISTRATURA”
“Mi ha deluso l’atteggiamento di una certa parte della magistratura che si è permessa di sindacare l’operato del ministero senza aver letto le carte. Cosa che può essere perdonata ai politici ma non a chi per mestiere le carte le dovrebbe leggere”.
“Con questa parte della magistratura, se questo è il loro modo di intervenire in modo sciatto, questo rende il dialogo molto più difficile. Se questo è un sistema per farci credere che le nostre riforme devono essere rallentate… Questa parte della magistratura ha compattato la maggioranza come finora mai accaduto, andremo avanti fino alla riforma finale”.
NORDIO ATTACCA LA CORTE PENALE INTERNAZIONALE
“Credo che un’altra mia iniziativa sarebbe stata impropria e frettolosa nei confronti della Corte d’Appello e avrebbe dimostrato carenza attenzione non aver rivelato queste anomalie. La Cpi si è in seguito riunita apposta per cambiare mezza struttura del primo atto sulla base del quale avrei dovuto emettere il provvedimento. Ha cercato di cambiarli perché si era accorta che aveva fatto un pasticcio frettoloso. Hanno sbagliato un atto così solenne”.
Nordio ha comunicato poi di avere intenzione di chiedere alla Corte penale internazionale una giustificazione “sulle incongruenza di cui è stato mio dovere riferire”.