Mohit Kumar, Chief European Economist di Jefferies: “Visione positiva sull’Italia con Germania e Francia che arrancano” | L’intervista
Con Germania e Francia in difficoltà, sia dal punto di vista politico sia macroeconomico, l’Italia brilla e appare sempre più capace di attrarre investimenti esteri. Per questo motivo Mohit Kumar, Chief European Economist di Jefferies, conferma la sua valutazione positiva sul Paese e non ritiene che il superamento dei 3.000 miliardi di euro di debito […] L'articolo Mohit Kumar, Chief European Economist di Jefferies: “Visione positiva sull’Italia con Germania e Francia che arrancano” | L’intervista proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.
Con Germania e Francia in difficoltà, sia dal punto di vista politico sia macroeconomico, l’Italia brilla e appare sempre più capace di attrarre investimenti esteri. Per questo motivo Mohit Kumar, Chief European Economist di Jefferies, conferma la sua valutazione positiva sul Paese e non ritiene che il superamento dei 3.000 miliardi di euro di debito pubblico sia una fonte di preoccupazione.
Con Francia e Germania in affanno, l’Italia ha un’occasione d’oro per emergere. Qual è la sua valutazione sul nostro Paese?
“Ho una valutazione molto positiva sull’Italia. Siamo sempre stati positivi nell’intero 2024 e continuiamo a esserlo anche per il 2025. C’è stabilità politica, ma non è solo questo. Se si guarda al Governo Meloni, si nota che sta agendo in maniera giusta su diversi fronti: è previsto che il deficit scenda, il rapporto con la Commissione Europea è molto positivo e i costi di finanziamento sono in discesa. Gli investitori internazionali guardano sempre più all’Italia e il Paese potrebbe beneficiare di flussi di denaro provenienti da altre regioni, come nel caso di un investitore che si chiede dove investire se non può farlo, ad esempio, in Francia, Paese colpito da incertezza politica. L’Italia può essere una grande beneficiaria di flussi di denaro provenienti dall’estero.”
La crescita del Pil non è però entusiasmante.
“La crescita non entusiasmante del Pil è dovuta a due fattori: il Superbonus che è terminato e minori fondi in arrivo da Bruxelles. Questi sono i problemi del medio periodo e quello che il Governo Meloni deve chiedersi è: posso continuare ad alimentare la crescita con i fondi già a disposizione? Serve innovazione, investire in tecnologia. Questo è il punto chiave per l’esecutivo italiano, ma sono ottimista.”
Il debito pubblico ha superato i 3.000 miliardi di euro. È un segnale preoccupante?
“Non ritengo che il superamento dei 3.000 miliardi di euro sia un motivo di preoccupazione per ora. È vero, il punto di partenza del debito è alto rispetto anche a quello di altri Paesi, ma se guardiamo ai livelli dei tassi di interesse, vediamo che sono in calo con lo spread in contrazione verso i 100 punti base. Le dinamiche della crescita sono poi state positive lo scorso anno e ritengo che lo resteranno anche nel 2025 e questo è un altro fattore che aiuta. Se pongo questi fattori in un’analisi sulla sostenibilità del debito italiano, vedo una dinamica del debito in calo. È vero che il livello di partenza è alto, ma non è una fonte di preoccupazione.”
I titoli di Stato italiani dovrebbero beneficiare di questo contesto positivo. Qual è la sua previsione sullo spread Btp/Bund?
“Siamo decisamente costruttivi sull’obbligazionario italiano, sia a livello assoluto sia a livello di spread. Il mio target sul differenziale con il Bund è 100 punti base e con l’Oat francese a 20 punti base, quindi prevedo un’ulteriore contrazione dello spread sia nei confronti della Germania che della Francia.”
Germania e Francia invece arrancano. I problemi di questi due Paesi persisteranno nel 2025?
“Sfortunatamente le difficoltà della Francia e della Germania persisteranno quest’anno. Per quanto riguarda la Germania, il problema è che se si pensa al modello economico di Berlino degli ultimi 15 anni, è stato basato sul manifatturiero, sull’energia a basso costo, sulla politica accomodante della Banca Centrale Europea e sul supporto derivante dal mercato valutario. Ora questo modello si è rotto. L’industria automobilistica non riesce a tenere il passo della Cina, l’energia a basso costo non è più un’opzione e la politica della Bce è al momento restrittiva. Come rimediare? Con lo stimolo fiscale. Berlino ha la capacità di farlo, i deficit sono bassi e la clausola del freno al debito rende difficile fornire stimoli fiscali. Il faro, quindi, è sulle prossime elezioni. Se arrivasse lo stimolo fiscale, sarebbe un fattore decisamente positivo per l’economia tedesca. Altri fattori esterni potrebbero essere positivi per la Germania, ad esempio gli stimoli della Cina, politiche di Trump non così dure come teme il mercato o la fine della guerra tra Russia e Ucraina. A meno che questi fattori esterni non si concretizzino, al momento il quadro della Germania resta difficile e ci aspettiamo una crescita del Pil nel 2025 al di sotto dello 0,5%.”
E la Francia?
“Per quanto riguarda la Francia, l’aspetto predominante è quello politico. C’è il rischio di un ritorno alle urne quest’anno. Il vero problema è il deficit: nelle nostre previsioni la lettura resterà al di sopra del 3% per i prossimi cinque anni. Questo è un problema perché, se sei un investitore internazionale, vuoi vedere i deficit scendere in maniera credibile. Questo non sta accadendo ed è un aspetto sensibile per la Francia.”
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