L’Olocausto dei nativi americani: il genocidio dimenticato dalla storia

Da poco abbiamo celebrato la Giornata della memoria, per ricordare gli orrori del nazismo di cui furono vittime gli ebrei, ma c’è un altro massacro, di cui si parla ancora troppo poco, che ebbe inizio l’1 febbraio del 1876. In questa data gli Stati Uniti dichiararono guerra al popolo Sioux, che si rifiutava di abbandonare...

Feb 1, 2025 - 05:32
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L’Olocausto dei nativi americani: il genocidio dimenticato dalla storia

Da poco abbiamo celebrato la Giornata della memoria, per ricordare gli orrori del nazismo di cui furono vittime gli ebrei, ma c’è un altro massacro, di cui si parla ancora troppo poco, che ebbe inizio l’1 febbraio del 1876. In questa data gli Stati Uniti dichiararono guerra al popolo Sioux, che si rifiutava di abbandonare le sue terre ancestrali dove era stato scoperto l’oro.

Prima dell’arrivo degli occidentali, il continente americano era abitata da numerose etnie indigene che vennero quasi completamente cancellate.
Quello che viene definito “500 anni di guerra” causò la morte di circa 100 milioni di persone, distruggendo culture, tradizioni e ambienti naturali unici. I nativi vennero sterminati attraverso guerre, malattie come il vaiolo, fame e devastazione dei loro territori.

La famigerata “scoperta dell’America” rappresentò per le comunità indigene l’inizio della fine. Alcuni storici evidenziano che le pratiche di sterminio degli indigeni americani ispirarono successivamente le politiche naziste di Hitler nei confronti degli ebrei. Questo capitolo drammatico della storia americana rimane ancora oggi largamente sottovalutato e poco raccontato nei resoconti storici ufficiali.

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Tutto il continente americano subì una trasformazione radicale con l’arrivo di Colombo e gli occidentali non fecero altro che quello che Hitler attuò nei campi di concentramento. In vari testi storici, viene raccontato che il dittatore nazista per la sua idea folle di sterminio degli ebrei a favore della razza ariana si ispirò proprio all’Olocausto degli indigeni americani.

 

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Uno sterminio nell’indifferenza generale

L’atteggiamento, già dalla scoperta dell’America, era chiaro: i colonizzatori si erano eretti a entità superiori giudicando i nativi come “selvaggi e da civilizzare”.

Nel corso del XVI a decimare queste popolazioni ci pensarono anche vaiolo, influenza, varicella, morbillo, tutte patologie sbarcate assieme agli occidentali. Malattie inesistenti in America, per questo mentre le popolazioni europee avevano sviluppato anticorpi, gli indiani d’America si ammalarono e morirono senza cure. Si stima che circa un decimo dell’intera popolazione mondiale fu decimato.

Ma perché tutto questo orrore? Ci sono tantissimi motivi alla base anche se tutto è legato da un unico filo conduttore, quello di impossessarsi di terre e ricchezze dei nativi, spesso però guerre e uccisioni vennero giustificate da motivi ideologici.

Durante la guerra di secessione americana, tra gli episodi più cruenti da non dimenticare, spicca il massacro Sand Creek del 29 novembre 1864, avvenuto durante la guerra del Colorado. Un episodio drammatico in cui 600 nativi americani membri delle tribù Cheyenne meridionali e Arapaho, vennero attaccati da 700 soldati comandati dal colonnello John Chivington, nonostante i trattati di pace stipulati con i capi tribù locali. Un massacro senza precedenti di donne e bambini che sfociò in diverse investigazioni da parte dell’esercito statunitense.

Purtroppo oggi la situazione non è poi così diversa. Come rivelato da numerose inchieste, gli indigeni del Sud America vengono costantemente sfrattati, minacciati e uccisi dai cercatori d’oro, allevatori e taglialegna illegali. Tante comunità sono vittime di un nuovo genocidio, che il mondo sta ignorando.

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