L’analisi di Vespa. Caso Almasri, toni eccessivi dell’opposizione

Almasri è un caso di sicurezza nazionale un po’ come era successo per il caso Ocalan

Feb 8, 2025 - 11:54
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L’analisi di Vespa. Caso Almasri, toni eccessivi dell’opposizione

In principio fu Renzi a fare una opposizione senza quartiere al governo Meloni. Da intransigente, l’opposizione diventò scatenata dopo l’approvazione della legge fatta per limitare i suoi rapporti economici con l’Arabia Saudita. Dopo il caso Almasri è saltato in tutta l’opposizione il tappo della continenza. Era saltato anche nel video di Giorgia Meloni: ma lei s’era trovata incredibilmente indagata in tempo reale dopo una paginetta scritta alla Procura da un comune cittadino. A voler analizzare le contestazioni possibili, Nordio non si è mosso, Piantedosi ha espulso, Mantovano ha autorizzato il volo. Ma se la responsabilità penale è personale, come ci insegna il procuratore Lo Voi, Meloni che c’entra?

Giuseppe Conte abitualmente contiene la polemica televisiva entro toni ragionevoli. Mercoledì scorso ai Cinque minuti era come non l’ho mai visto: deliberatamente molto al di là dei suoi schemi abituali. La stessa Elly Schlein in Parlamento ha usato toni polemici inusuali. Che succede? Renzi da tempo si è ritagliato un ruolo preciso nel ‘campo largo’ della sinistra. Tra Conte e Schlein è in corso la storica battaglia del ‘mai nessuno alla mia sinistra’ (anche se l’estrema è tradizionalmente rappresentata da Bonelli e Fratoianni). Ma Conte e Renzi sono stati presidenti del Consiglio e Schlein aspira legittimamente a diventarlo. Siamo certi che il caso Almasri dovesse essere gestito in modo diverso?

Facciamo un passo indietro. Quando su richiesta degli Stati Uniti fu arrestato l’ingegnere iraniano Mohammad Abedini, proprietario di un’azienda di droni militari che avevano ucciso tre militari americani, Teheran rispose sequestrando Cecilia Sala. Dopo la missione lampo di Giorgia Meloni a casa Trump, avvenne lo scambio ed entrambi furono rilasciati.

Si dirà che Almasri è un soggetto peggiore di Abedini. Purtroppo è un pezzo dello Stato libico. Anzi, per dirla tutta, non essendo la Libia uno Stato normale, è governato da milizie di cui Rada è tra le più importanti: controlla tra l’altro l’aeroporto di Tripoli e alcune carceri. Almasri è il numero 2 di Rada e il signore ripreso di spalle nella notissima fotografia dell’arrivo del detenuto italiano in Libia è Abdel Cara, il capo di Rada. Non inquadrati ci sono alti dignitari governativi andati a festeggiare Almasri.

Tutti i politici di buon senso sanno che quest’uomo non fu arrestato in Germania perché mai il governo tedesco – che ospita una imponente comunità turca – avrebbe voluto un conflitto con Erdogan, grande protettore di Rada. Subito dopo il suo arresto, Tik Tok ha cominciato a diffondere messaggi del genere: attaccheremo l’Eni in Libia, faremo saltare l’ambasciata italiana. Sotto il vincolo dell’anonimato, giornalisti libici ricordano che Francia e Russia non aspettano altro che sostituire l’Eni in Libia, mentre danno per scontato che un nostro connazionale sarebbe stato sequestrato inventando un pretesto qualsiasi. Sarebbe stato preferibile per il governo aspettare una drammatica trattativa e restituire comunque Almasri?

Pochi ricordano il precedente di Abdullah Ocalan, leader del partito curdo turco Pkk. Ocalan arrivò in Italia il 12 novembre del 1998, accompagnato da un deputato di Rifondazione comunista, quando il governo D’Alema si era insediato da pochi giorni con Marco Minniti sottosegretario con delega ai Servizi. Su di lui pendeva un mandato di cattura internazionale della Germania. Ma il governo Schroeder si guardò bene dal chiedere l’estradizione per non indispettire la Turchia. Ocalan chiese asilo politico, ma D’Alema non glielo concesse per timore di rappresaglie turche sulle nostre imprese. Così Ocalan fu ‘incoraggiato’ all’espatrio volontario in Kenya dove fu acciuffato dai servizi segreti turchi e finì in prigione dove tuttora si trova. Minniti ha ricordato ai Cinque minuti che si agì per questioni di sicurezza nazionale. Ieri come oggi.