La lettera di don Russo: "La sassaiola dal ponte?. Manca l’interesse verso chi è più fragile"
L’appello alle istituzioni del presidente dell’Opera della Madonnina del Grappa "La folla sostituisce la comunità, chi governa pensi al benessere di chi vive qui" .
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di Carlo Casini
Tornano a fare appello alle istituzioni, alla città, ma soprattutto agli adulti, i parroci del quartiere di Rifredi. Dopo la lettera dello scorso ottobre, cui si è fatto orecchi da mercante, a riprendere la penna in mano, è ora don Vincenzo Russo (foto), presidente dell’Opera Madonnina del Grappa e per vent’anni cappellano di Sollicciano. Una lettera-aperta che arriva dopo l’episodio della sassaiola sui passanti dal cavalcavia di viale Cadorna per mano di un gruppo di ragazzini.
"Incomprensioni tra generazioni – scrive – assenza di ascolto e dialogo, repressione dei vissuti, imposizione di schemi e giudizi, soffocamento del malessere, frammentazione di riferimenti e certezze, implosione della comunità familiare. Tutto ciò ben rappresenta la condizione dell’attuale vivere sociale, nel quale si trovano immersi i nostri giovani" premette il prete che ha speso la vita ad aiutare i ragazzi che si sono persi, in una lettera di cui, per ragioni di spazio, possiamo riportare su carta solo un estratto.
"I gravi episodi del lancio di sassi dal ponte ferroviario di viale Cadorna a da parte di giovanissimi, ci sconcertano; questo è il sentimento dominante, che già i parroci del quartiere di Rifredi avevano espresso nella loro lettera aperta, prendendosi a cuore il disagio nel quale si trovano a vivere le loro comunità. C’è un crescente vuoto e abbandono sociale. Quanto accade non deve sorprendere, se si considera l’assenza di cultura e di modelli valoriali che ha la sua prima incarnazione nel mondo degli adulti". "Purtroppo, manca il coraggio di aprire gli occhi e ammettere che questo vuoto, di tempo e di senso, ha le sue radici nella realtà cittadina – continua –. sembra aver dimenticato quel passato nel quale è stata comunità. Oggi è forse più ricca economicamente, ma senza dubbio umanamente più povera. La comunità è stata sostituita dalla folla, cominciando da quella del turismo di massa. Le scelte di chi gestisce la città spesso rispondono a interessi che poco hanno a che fare con il vero benessere di chi la abita e a farne le spese vi sono sempre i più fragili, tra i quali indubbiamente i giovani. Essi ci presentano il conto di un mondo adulto che non li ascolta, non investe su di loro, spesso li ferisce e punisce. Mancano punti di riferimento, centri di aggregazione, vero interesse verso le loro esigenze".
"Unica cosa che a loro viene offerta in abbondanza è la possibilità dello sballo, dell’ingresso nell’universo infame della droga, che favorisce coloro i quali arricchiscono di fronte alle altrui macerie – constata don Vincenzo –. Se il disagio non è arginato e affrontato, esso inevitabilmente produce carcere, con tutte le contraddizioni che ben conosciamo. Il carcere nasce nel territorio, quando questo è vuoto di ogni senso e di ogni proposta; nasce dal silenzio, dall’abbandono. Dove sono le Istituzioni di fronte a tutto questo?". Così l’appello del presidente dell’Opera Madonnina del Grappa è a tutto il tessuto della città e a quello che può offrire alle nuove generazioni: "Si stenta a rimettere al centro i valori della cura e dell’educazione. Se c’è una cosa che deve contare per garantire futuro alla nostra città, questa deve essere il livello di felicità dei giovani, non certo i grandi numeri della crescita economica".