La guerra persa in Ucraina e il fallimento di Ursula von der Leyen
E’ molto probabile che Ursula von der Leyen, la presidente tedesca della Commissione Europea, non verrà neppure invitata ai colloqui di pace che il presidente americano Donald Trump intende avviare […]
E’ molto probabile che Ursula von der Leyen, la presidente tedesca della Commissione Europea, non verrà neppure invitata ai colloqui di pace che il presidente americano Donald Trump intende avviare sull’Ucraina con la Russia di Vladimir Putin. Se Trump riuscisse a mantenere le sue promesse di pace sull’Ucraina, come è possibile, molto difficilmente l’accordo con la Russia vedrà la partecipazione dell’Unione Europea. Ma se l’Europa non dovesse neppure partecipare alle trattative sull’Ucraina la von der Leyen dovrebbe per dignità dimettersi.
Con Trump al potere negli USA tutto cambia anche per l’Europa: per il neopresidente statunitense la UE è praticamente irrilevante, un competitor fragile, un consorzio commerciale da disgregare. La Russia e la Cina sono invee potenze da rispettare. Occorre prendere atto che con la sua elezione alla Casa Bianca l’Occidente è finito, si è rotto in mille pezzi. La UE forse non se ne è ancora accorta, ma l’America di Trump non è più l’alleato principale, è un duro avversario, e potrebbe diventare anche un nemico. Trump non è un isolazionista come lo erano i conservatori americani dei vecchi tempi: è invece un presidente imperiale che vuole rompere l’Unione Europea e trattare gli Stati europei come se fossero semicolonie del sud America!
Secondo Donald Trump i rapporti internazionali si basano solo sulla forza. I valori dell’Occidente liberale e democratico sono apertamente rinnegati dall’America di Trump: l’Occidente perde così la sua autorità morale e ideologica di fronte al resto del mondo. Un fatto è certo: i rapporti tra la UE e gli Stati Uniti diventeranno sempre più conflittuali, probabilmente ancora più conflittuali di quelli con la Cina. Anche considerando che Trump vuole che la Danimarca, stato membro della UE, ceda la Groenlandia. Ma la UE della von der Leyen non è mai stata debole come oggi.
Il bersaglio più facile di Trump è proprio la von der Leyen che ha finora stupidamente e irresponsabilmente perseguito la linea del vecchio presidente Joe Biden e della Nato[1] di escalation nella guerra con la Russia. L’espansione a est della Nato non era certamente interesse dell’Europa, così come non è interesse dei paesi europei fare una guerra a oltranza contro la Russia del despota Vladimir Putin. L’espansione a est della Nato, sempre debolmente avversata da Francia e Germania – ma sempre fermamente perseguita dalle amministrazioni americane da Clinton in avanti – non ha certamente portato pace e sicurezza in Europa, ma scontri e pericolosi conflitti.
L’America ha cercato in tutti i modi di approfittare della caduta dell’impero sovietico per espandere la sua sfera di influenza. Ha “abbaiato” (per usare l’eufemismo utilizzato da Papa Francesco) contro la Russia mettendola in difficoltà sul piano della sicurezza nazionale, ovvero sul piano militare. E l’Europa disgraziatamente l’ha seguita in questa pericolosa avventura. Per ritrovarsi oggi con un pugno di mosche. L’Europa conterà nulla nelle trattative sull’Ucraina e sulla sicurezza europea.
Del resto l’esclusione della UE dai negoziati sull’Ucraina non è una novità: anche prima dell’invasione russa, tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 America e Russia avevano intrapreso negoziati sull’Ucraina estromettendo sia l’Unione Europea che l’Ucraina. Pochi lo sanno o amano ricordarlo ma la UE è stata trascinata nel conflitto russo-ucraino senza neppure potere partecipare alle trattative preliminari – ovviamente fallite – tra americani e russi. Josep Borrell, allora capo della politica estera dell’UE, già nel gennaio del 2022 si deplorò il fatto che la UE non veniva neppure invitata agli incontri di Ginevra tra le due Superpotenze lamentandosi che stavano tessendo una sorta di “nuova Yalta”, di accordo sui missili e sulle bombe nucleari in Europa, senza che l’Unione Europea, e i paesi europei, potessero neppure partecipare.[2] Borrel reclamò che Bruxelles “non può essere un semplice spettatore nei negoziati” sulla futura architettura di sicurezza dell’Europa.[3] In realtà sembra che la causa dei mancati inviti agli incontri tra Russia e USA sul futuro dell’Ucraina e dell’Europa – a cui non partecipò peraltro neppure l’Ucraina – fosse la pretesa della Francia di Macron di cercare un ruolo autonomo dell’Europa nella Nato. Pretesa respinta per l’ostilità dell’America di Biden e per la fragilità e i contrasti interni alla UE. La Germania infatti ha sempre storicamente seguito passivamente Washington, e anche Ursula ha fatto più gli interessi della Nato e di Biden di quelli europei.
Ora Trump parla di accordi di pace e di una possibile denuclearizzazione (come ha detto intervenendo a Davos), cioè tutto il contrario di quanto finora hanno fatto i presidenti democratici Joe Biden e Barack Obama. Occorrerà vedere se vorrà e potrà effettivamente passare dalle parole ai fatti, e se riuscirà davvero a siglare un nuovo “accordo di Yalta” per fissare le sfere di influenza tra America e Russia in Europa, nel senso – certamente auspicabile – di una denuclearizzazione e di una pacificazione da entrambe le parti.
Se ci saranno trattative, probabilmente Putin chiederà di ripartire dalle proposte che aveva fatto qualche mese prima di iniziare la guerra, prima del febbraio del 2022. Il Financial Times scrisse che: “In base alle bozze di proposta, la Nato dovrebbe chiedere il consenso di Mosca per schierare truppe negli ex paesi comunisti in Europa che hanno aderito alla Nato nel maggio 1997. La Nato dovrebbe astenersi da “qualsiasi attività militare” in Ucraina, Europa orientale, Caucaso meridionale e Asia centrale; impegnarsi a non schierare missili abbastanza vicini da colpire la Russia; e limitare le esercitazioni a numeri precedentemente concordati nelle zone di confine. Un trattato separato con gli Stati Uniti richiederebbe a ciascuna parte di tenere i propri bombardieri, navi militari e missili fuori dalla distanza di attacco dell’altra parte, oltre a limitare tutte le proprie armi nucleari al proprio territorio. Gli Stati Uniti si impegnerebbero inoltre a non istituire basi in nessun ex paese sovietico o a collaborare con i loro eserciti”.[4] Queste proposte furono discusse e respinte dagli Stati Uniti. Subito dopo, nel febbraio 2022, l’ultranazionalista Putin scatenò la sua guerra illegale.
Un fatto è certo: la von der Leyen ha sbagliato tutto. Ha appoggiato l’Ucraina degli oligarchi e di Volodymyr Zelensky che hanno voluto abbandonare la neutralità del loro paese per inserirsi a tutti i costi nella Nato – un’organizzazione che non è una associazione di boy scout o di volontariato per i portatori di handicap, ma che è la più forte associazione militare al mondo e che ha già condotto guerre illegali in Serbia, Afghanistan e Iraq con risultati disastrosi e fallimentari e con centinaia di migliaia di vittime innocenti -. Le mosse di Zelensky e degli oligarchi ucraini sono state velleitarie, irresponsabili e drammaticamente controproducenti. Come se Cuba chiedesse alla Russia di ospitare i suoi missili: l’America non accetterebbe mai un pericolo così grande alla sua sicurezza. Spostandosi a est senza minimamente preoccuparsi della sicurezza della Russia, la Nato ha messo a rischio non solo la sicurezza dell’Ucraina ma anche quella degli europei.
La UE di Ursula ha delegato completamente la sua politica sull’Ucraina alla Nato: ma la Nato ha contribuito in maniera decisiva a provocare la guerra di Putin incitando Kiev a entrare nell’associazione transatlantica e, contemporaneamente, negandole l’adesione. Quando la Nato ha dichiarato ufficialmente che non sarebbe intervenuta in Ucraina per paura di un conflitto atomico con la Russia, l’ultranazionalista Putin ha avuto il via libera per l’invasione, anche con il pretesto – peraltro non campato per aria – di salvaguardare i diritti dei popoli russi e russofoni oppressi in Ucraina dai governi di Kiev.
Scoppiata la guerra, la UE della tedesca Ursula von der Leyen non solo ha appoggiato il popolo ucraino – fatto assolutamente positivo e meritorio – ma ha anche appoggiato Zelensky – uomo coinvolto nelle vicende rivelate dai cosiddetti Panama Papers[5] – fino a annunciare addirittura una vittoria impossibile, considerando l’incredibile sproporzione delle forze in campo. Era chiaro anche a un bambino che Kiev, nonostante la coraggiosa resistenza del suo popolo, non poteva vincere contro Mosca. Tuttavia l’Europa di Ursula ha sempre negato ogni possibilità di mediazione, di pace e di compromesso: così gli uomini e le donne ucraine sono state mandate allo sbaraglio, sono state sacrificate inutilmente.
Ursula si è dimostrata senza coraggio: infatti, come ha detto Papa Francesco, ci vuole più coraggio a affrontare la realtà e a negoziare che mandare inutilmente al macello dei soldati che non possono vincere. Ursula ha compiaciuto Washington senza alcun risultato. L’Ucraina ha perso la guerra. Ora l’Ucraina è in una posizione negoziale molto più debole di prima e dovrà prevedibilmente abbandonare la Crimea e il Donbass, o comunque porzioni consistenti e ricche del suo territorio: e dovrà anche accettare di rimanere neutrale come era prima.
Oggi l’Ucraina è distrutta e spopolata: gran parte del suo popolo è all’estero. Putin non è il solo colpevole di questo macello, che si doveva e poteva evitare. Anche la vigliaccheria dell’Europa della von der Leyen ha fatto la sua parte. Ora la UE potrebbe essere completamente tagliata fuori dai negoziati avviati da Trump: il presidente americano dovrà discutere con Putin, oltre che dell’Ucraina, gli assetti delle forze militari e atomiche in Europa. E’ possibile che i colloqui sulla sicurezza in Europa riprendano là da dove erano partiti, cioè dalle richieste russe di cui sopra. Che di per sé erano anche almeno in parte – per quanto riguarda il disarmo graduale delle forze russo-americane in Europa – legittime.
La Nato, come organizzazione di difesa in Europa, ha fallito nella sua missione di sicurezza. L’Europa è diventata più insicura. Finlandia e Svezia sono entrate nella Nato ma questa ha alimentato un conflitto che ai popoli europei può solo fare male, molto male. Secondo l’ex segretario di Stato americano Antony Blinken, Putin era pronto a usare la bomba atomica e, per fortuna, i cinesi ne hanno impedito l’utilizzo.[6]
I rapporti di subordinazione dell’Europa verso gli Stati Uniti nel campo della difesa e della geopolitica sono storici e datano dal Piano Marshall. Oggi però i paesi europei, dopo avere ceduto la loro sovranità per la difesa agli USA e per l’economia alla UE, si trovano completamente spiazzati e in grande crisi. La UE, volendo continuare la guerra a oltranza senza neppure avere un esercito e a spese degli ucraini, si è coperta di vergogna e di ridicolo.
Il risultato di questa politica è la sconfitta dell’Ucraina e la subordinazione dell’Europa agli Stati Uniti da tutti i punti di vista, militare, dell’energia, finanziaria e tecnologica. La logica del divide et impera perseguita da Joe Biden, ha vinto: l’America è riuscita a sganciare la Germania dalla Russia, la rete petrolifera Northern2 che gli americani non hanno mai voluto, è stata distrutta. L’Europa senza le materie prime russe è caduta in una grave crisi economica, è più che mai divisa, e le sanzioni europee e americane hanno colpito molto più l’Europa della Russia.
La Nato rischia di essere sciolta – come ha minacciato a suo tempo Trump se i paesi europei non pagassero il tributo del 5% del PIL – o di diventare un esercito di mercenari che gli europei dovrebbero pagare senza neppure essere sicuri di venire difesi in caso di (improbabile) attacco russo.
La UE è spaventata dal possibile ritiro delle forze americane. Tuttora la Nato persegue nella sua politica di scontro frontale con la Russia come se la guerra fosse inevitabile. “I cittadini degli Stati membri della Nato dovrebbero accettare di fare sacrifici, di fare tagli alle pensioni, alla sanità e ai sistemi di sicurezza, per aumentare le spese per la difesa e garantire la sicurezza a lungo termine in Europa” ha dichiarato recentemente il Segretario generale della Nato Mark Rutte.[7] L’ex primo ministro olandese ha invitato l’alleanza a “passare a una mentalità bellica” e a “mettere il turbo” alla produzione e alla spesa per la difesa. Ha avvertito che il 2 per cento del Pil che la maggior parte degli alleati della Nato spende per la difesa non è sufficiente per scoraggiare potenziali avversari. Addio dunque al sistema europeo del welfare e agli investimenti per la transizione ecologica contro gli effetti disastrosi dei cambiamenti climatici. Secondo l’Alta rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri Kaja Kallas, nel prossimo decennio l’Ue avrà bisogno di almeno 500 miliardi di euro per rimanere competitiva nel settore della difesa, e finora sono stanziati per la difesa e la sicurezza solo circa 13 miliardi di euro del bilancio a lungo termine dell’Ue dal 2021 al 2027 (pari all’1,2 per cento del totale).[8] Poiché non si prevede un ampliamento del nuovo bilancio europeo, l’aumento delle spese europee per la difesa andranno a scapito di quelle per l’agricoltura e per la convergenza territoriale, cioè per le regioni meno sviluppate, come il Mezzogiorno d’Italia.
L’Europa dovrebbe certamente tentare di realizzare una difesa comune, ma non una difesa imperialista dedicata allo scontro con la Russia. Dovrebbe al contrario perseguire una politica di coesistenza pacifica con Mosca. Avrebbe un grande vantaggio se venissero ritirate le sanzioni alla Russia. E dovrebbe comprendere che gli USA sono diventati un avversario geopolitico. Contro gli USA di Trump bisognerebbe che l’Europa applicasse politiche analoghe a quelle che applica già verso la Cina, ovvero di controllo stretto sui movimenti di capitale. Dovrebbe essere abolita la completa libertà dei capitali da e verso l’Europa sancita a Maastricht. Il trattato di Maastricht è una catena che può portare tutti a fondo. E occorre rinegoziare la presenza Nato in Europa e in Italia. Bisognerebbe trasformare la Nato in un vero organismo di difesa – e non di aggressione e di attacco – a guida europea e non americana.
Al di là dei proclami, sarà però molto difficile raggiungere l’“autonomia strategica” europea, costruire una politica estera comune e una forza di dissuasione credibile. La Francia è, come noto, l’unica potenza nucleare nella UE; in teoria dovrebbe mettersi d’accordo con la Gran Bretagna e con i tedeschi (ma questi sono sempre stati filoatlantisti) per iniziative comuni per la difesa, in caso di attacco da parte di potenze esterne. Ma non ci sarà mai un esercito federale europeo.
La centralizzazione federalista di Bruxelles non funziona e non funzionerà mai. Bisognerebbe gettare alle ortiche Maastricht e il liberismo e attuare una politica economica e industriale coordinata. Bisognerebbe buttare a mare l’austerità e il pareggio di bilancio e costruire una Europa basata su Stati democratici liberamente associati. Tutto è però nelle mani di Francia e Germania che però, come noto, sono fortemente in crisi a livello politico e economico. La crisi è alimentata dalle sortite del finanziere Elon Musk che sollecita le forze fascistoidi e scioviniste della UE a rompere l’Unione. E è inutile che la Meloni faccia da ponte con Trump perché Trump non vuole ponti, a meno che non siano a una sola corsia, la sua.
L’Europa dovrebbe abbandonare la logica di appartenenza al blocco occidentale che non esiste più, e rivolgersi a tutti i possibili interlocutori. Occorrerebbe cominciare a considerare il fatto che i BRIC – Brasile, Russia, India e Cina, con l’aggiunta di Sudafrica, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Iran (2024), e Indonesia (2025) – sono economicamente più promettenti e politicamente meno aggressivi degli USA, e non minacciano le democrazie europee. Un fatto è certo: è cominciato l’inizio della fine di questa UE. Se la UE non lascia Maastricht e non cambia radicalmente, è destinata a crollare rovinosamente.
Enrico Grazzini
[1]La Nato è l’organizzazione militare transatlantica che comprende 32 paesi, gli USA, il Canada e praticamente tutti i 27 Stati della UE, meno Austria, Cipro, Irlanda e Malta, e altri Stati europei, come la Norvegia e la Turchia
[2]Financial Times EU left out of upcoming security talks with Russia on Ukraine Jan 4, 2022
[3]Financial Times EU warns US and Russia against new ‘Yalta’ deal to divide Europe Henry Foy in Brussels January 5 2022 ; Die Welt – “Nothing will be decided about us without us being there” 29.12.2021:
[4]Financial Times Russia publishes ‘red line’ security demands for Nato and US Max Seddon in Moscow, Henry Foy in Brussels and Aime Williams in Washington December 17 2021
[5]The Guardian Revealed: ‘anti-oligarch’ Ukrainian president’s offshore connections Luke Harding, Elena Loginova and Aubrey Belford 3 Oct 2021
[6]Financial Times Antony Blinken: ‘China has been trying to have it both ways’ Demetri Sevastopulo January 3 2025
[7]Euronews “Nato, Rutte chiede “sacrifici” ai cittadini europei per aumentare la spesa per la Difesa” Di Alice Tidey & Paula Soler 12/12/2024
[8]Euronews Kallas: l’Ue deve spendere più dell’1 per cento del Pil per la difesa per “prepararsi al peggio” Di Paula Soler 22/01/2025