La crescita dell’industria aeronautica non è conciliabile con il clima
L’industria aeronautica europea prevede nel 2050 di raddoppiare il traffico, ma così rischia di esaurire il carbon budget già nel 2026 L'articolo La crescita dell’industria aeronautica non è conciliabile con il clima proviene da Valori.
L’industria aeronautica europea prevede di raddoppiare il traffico passeggeri entro il 2050. E questo significa che non potrà ottemperare in alcun modo agli obiettivi climatici posti in essere dall’Unione europea per il 2050, quando si dovrà raggiungere l’obiettivo delle emissioni zero. Uno studio pubblicato dal gruppo ecologista T&E (Transport & Environment) ha infatti dimostrato che, a causa dell’aumento previsto dei voli, se anche per il 2049 si dovesse usare per la maggior parte carburante sostenibile, le emissioni sarebbero comunque pari a quelle odierne. Ma non solo, data la crescita esponenziale del traffico aereo, continuando di questo passo l’industria aeronautica passo rischia di esaurire già nel 2026 il proprio carbon budget. Cioè il quantitativo di anidride carbonica che può ancora emettere in modo compatibile con un riscaldamento globale entro gli 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali.
Il budget di CO2 dell’industria aeronautica sarà esaurito il prossimo anno
Andiamo con ordine. Analizzando le proiezioni di produttori di aeromobili come Airbus e Boeing, Transport & Environment ha inteso che per il 2050 il traffico aereo sarà destinato a raddoppiare. Con conseguente aumento degli spazi aeroportuali e di tutta la filiera sottostante. Questo significa che gli aerei bruceranno il 59% in più di carburante rispetto al 2019. Concretamente quindi, nel 2050 gli aerei in decollo dagli aeroporti dell’Unione europea bruceranno ancora 21,1 Mt di cherosene fossile. Un’estrazione annuale di 1,9 miliardi di barili di petrolio greggio. Quindi nel 2050, anno entro il quale l’Unione europea si è impegnata a raggiungere emissioni nette di gas serra pari a zero, il settore dell’aeronautica emetterà ancora 79 milioni di tonnellate di CO2.
Se questa è la tendenza, spiega T&E, l’industria aeronautica europea esaurirà il suo carbon budget entro il 2026. «I numeri lasciano senza parole. I piani di crescita del settore dell’aviazione sono completamente inconciliabili con gli obiettivi climatici dell’Europa e con la portata della crisi climatica. In un solo anno l’intero settore avrà superato la sua quota di CO2», dice Jo Dardenne, direttore dell’aviazione presso T&E. «Sono necessari un cambio di paradigma e una vera leadership climatica per affrontare il problema, altrimenti gli aerei europei divoreranno le risorse di tutti gli altri. La credibilità del settore è in gioco».
Se aumenta il traffico, per limitare le emissioni non basteranno certo i carburanti sostenibili
E tutto questo, come detto, nonostante sempre più spesso gli aerei utilizzeranno alternative al cherosene fossile. La legge sui carburanti verdi dell’Unione europea prevede infatti che entro il 2050 l’industria aeronautica dovrà utilizzare il 42% di carburanti sostenibili per l’aviazione (Saf).
Le compagnie aeree hanno due principali alternative al cherosene. La prima sono i biocarburanti, che spesso però sono non sono sostenibili. Nello studio, infatti, T&E spiega che entro il 2050 l’industria aeronautica europea potrebbe utilizzare fino a 24,2 Mt di bio-cherosene. Ma 4 litri su 5 di questi potrebbero derivare da materie prime non realmente sostenibili. La seconda alternativa sono gli e-fuel, carburanti sintetici prodotti combinando idrogeno rinnovabile con CO2 catturata dall’atmosfera o da processi industriali. La loro produzione, però, richiede quantità ingenti di energia. Tant’è che, secondo le stime, il fabbisogno dell’aviazione europea nel 2050 sarà quasi il doppio rispetto alla domanda di elettricità dell’Italia nel 2023.
Se in molti sostengono che i carburanti sostenibili non sono ancora disponibili per l’acquisto, e che è questo a limitare la riduzione delle emissioni nel settore, T&E sottolinea un altro dato. I Saf sono solo una soluzione praticabile, ma solo senza livelli di traffico in crescita esponenziale. A questo livello di crescita, i loro vantaggi saranno annullati. A causa della crescita esponenziale del traffico, nel 2049 il settore potrebbe infatti bruciare tanto cherosene fossile quanto nel 2023. Anche utilizzando il 42% di Saf come richiesto dalla legge.
La Commissione europea non ha un piano per limitare la crescita dell’industria aeronautica
Per ora, la Commissione europea non ha piani concreti per limitare la crescita dell’industria aeronautica. E se non introdurrà politiche in questo senso, le emissioni di questo settore non diminuiranno abbastanza rapidamente. Per questo T&E esorta la Commissione a presentare proposte per porre fine alla crescita delle infrastrutture aeroportuali in Europa, mantenere i viaggi aziendali al 50% dei livelli del 2019, affrontare la questione dei voli frequenti e invertire la sotto-tassazione del settore. Senza tali misure T&E stima che, a livello europeo, potrebbero essere emesse 960 milioni di tonnellate di CO2 in più tra il 2023 e il 2050 rispetto ai modelli della Commissione europea.
«Applaudiamo l’obiettivo di riduzione delle emissioni del 90% della Commissione europea, che ha battuto ogni record mondiale», conclude Jo Dardenne. «Ma un tale obiettivo è completamente privo di significato senza politiche concrete per ridurre le emissioni dell’aviazione. Il settore ha ricevuto innumerevoli lasciapassare gratuiti nella sua storia: ora è il momento di cambiare rotta. L’Unione europea deve elaborare un piano per affrontare il problema delle tonnellate e tonnellate di emissioni dell’aviazione rilasciate nell’atmosfera ogni anno».
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