Jovanotti in Vaticano: "A Sanremo arriverò con una sorpresa". Gaza? "Non trovo nemmeno le parole"

AGI - Cappello da baseball rosso calato su una chioma di ricci scompigliati, aria scanzonata e sorridente da eterno ragazzo, Lorenzo Cherubini, per tutti Jovanotti, è "di casa in Vaticano". Lo racconta lui stesso, durante la conferenza stampa di presentazione della mostra "En Route", realizzata dalla Biblioteca Apostolica Vaticana in occasione del Giubileo 2025.   "Sono nato qui", afferma. "Mio babbo ha lavorato in Vaticano per 55 anni. La mia vita è intrecciata con quella del Vaticano, siamo tutti nati a Porta Cavalleggeri", racconta ricordando le vaccinazioni e le visite mediche al Fas (Fondo Assistenza Sanitaria), le scarpe comprate al Governatorato, la spesa all'Annona ("avevamo tantissima carta igienica perché la versione era all'ingrosso", dice scherzando).   "Ero un esploratore", prosegue, rivedendosi bambino che all'interno delle Mura Leonine vagava in questi luoghi che definisce "di meraviglie". "I gendarmi mi lasciavano entrare perché mi conoscevano. La mia Epifania era il Corridoio delle mappe (la Galleria delle Carte Geografiche nei Musei Vaticani, ndr) e le rincorse che prendevo per scivolare sul marmo". E proprio nella Galleria delle Carte Geografiche "ero sopraffatto dalle emozioni, nutrivo la mia fantasia, la passione per i viaggi". "Mio babbo sperava che uno dei suoi figli potesse fare carriera in questo luogo", aspettativa deluda da tutti e quattro i figli anche se, aggiunge, il mio ritorno, la mia presenza mi fa pensare che niente succede per caso".   La mostra "En Route", realizzata dalla Biblioteca Apostolica Vaticana in occasione del Giubileo e visitabile con prenotazione online dal 15 febbraio al 20 dicembre, mette al centro "i giri del mondo". Perno dell'intera esposizione è il recente ritrovamento di un fondo proveniente dall'eredita' del diplomatico ed erudito Cesare Poma (1862-1932). Si tratta della collezione "Poma. Periodici", una straordinaria raccolta di circa 1.200 giornali, provenienti dalle località e stampati nelle lingue più remote dei cinque continenti.    Da questo fondo emergono, oltre alla vicenda biografica e culturale del diplomatico, anche quella di un bizzarro periodico, intitolato En route, che due giornalisti francesi, Lucien Leroy e Henri Papillaud, pubblicarono durante il loro viaggio intorno al mondo tra 1895 e 1897, per finanziare la loro impresa e raccontare i luoghi visitati.   A fianco di queste avventure, tutte maschili, sono state poste le storie di alcune donne che, in piena eta' vittoriana, vincendo gli stereotipi culturali del tempo, partirono sole alla volta del loro particolare tour du monde: giornalistico, politico, culturale, archeologico o propagandistico. Alla mostra Jovanotti porta il suo contributo di viaggiatore, globe-trotter. "La mia produzione è molto legata all'idea del viaggio, dell'esplorazione; mi considero musicalmente come un esploratore di mondi sonori". E l'installazione che porta la sua firma è quella che lui avrebbe voluto come sua cameretta.   "Non l'ho mai avuta perché condividevo la camera con i miei fratelli, però si vedeva la Cupola di San Pietro". Durante il percorso della mostra, con in sottofondo i brani del cantante, si può vedere la sua bicicletta da viaggio, una chitarra che ha fatto decorare da un'artista argentina e una palla da discoteca, "una mirror ball, trasformata in mappamondo. L'idea di entrare in Vaticano con una mirror ball, mi piaceva", ride.   E poi gli appunti e i disegni dei viaggi raccolti nei suoi diari. "Il mio intento non è stato autocelebrativo, ma quello di fare da 'cavallo di Troia', ossia portare qualcuno che non sarebbe mai entrato in Vaticano a scoprire questo luogo straordinario. Il viaggio è esplorazione, scoperta dell'altro, un pellegrinaggio". "In un mondo sempre più minacciato dall'opportunità di non scoprire più nulla, perché a tutto sembra esserci una risposta con gli algoritmi il viaggio diventa invece un'autentica scoperta", scoprire "quello che non siamo e che potremmo essere".    Oltre a Jovanotti, la Biblioteca Apostolica ha chiesto un contributo per "En Route" anche all'illustratrice e graphic artist d'origine islandese Kristjana S Williams, che racconta il materiale di Poma attraverso una documentazione visiva, e Maria Grazia Chiuri, direttrice artistica della collezione donna Dior. In collaborazione con Karishma Swali e gli artigiani della Chanakya School of Craft, Chiuri propone, in una installazione site-specific, una riflessione che, a partire dalle vicende di sei viaggiatrici di fine '800, si sviluppa intorno al rapporto tra moda e viaggio, sul potere dell'abito di liberare il corpo, renderlo idoneo al movimento, e un giro del mondo tra carte e cartamodelli.   Nella conferenza stampa Jovanotti risponde anche a una domanda sulla fede. "Si entra in una zona di pudore estremo. Sarei più a mio agio nel fare uno spogliarello e non nello spogliare l'anima", scherza per poi confessare: "Resto in una nuvola di fede molto debole e altalenante, continuamente alla ricerca di segni, di

Feb 1, 2025 - 03:44
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Jovanotti in Vaticano: "A Sanremo arriverò con una sorpresa". Gaza? "Non trovo nemmeno le parole"

AGI - Cappello da baseball rosso calato su una chioma di ricci scompigliati, aria scanzonata e sorridente da eterno ragazzo, Lorenzo Cherubini, per tutti Jovanotti, è "di casa in Vaticano". Lo racconta lui stesso, durante la conferenza stampa di presentazione della mostra "En Route", realizzata dalla Biblioteca Apostolica Vaticana in occasione del Giubileo 2025.

 

"Sono nato qui", afferma. "Mio babbo ha lavorato in Vaticano per 55 anni. La mia vita è intrecciata con quella del Vaticano, siamo tutti nati a Porta Cavalleggeri", racconta ricordando le vaccinazioni e le visite mediche al Fas (Fondo Assistenza Sanitaria), le scarpe comprate al Governatorato, la spesa all'Annona ("avevamo tantissima carta igienica perché la versione era all'ingrosso", dice scherzando).

 

"Ero un esploratore", prosegue, rivedendosi bambino che all'interno delle Mura Leonine vagava in questi luoghi che definisce "di meraviglie". "I gendarmi mi lasciavano entrare perché mi conoscevano. La mia Epifania era il Corridoio delle mappe (la Galleria delle Carte Geografiche nei Musei Vaticani, ndr) e le rincorse che prendevo per scivolare sul marmo". E proprio nella Galleria delle Carte Geografiche "ero sopraffatto dalle emozioni, nutrivo la mia fantasia, la passione per i viaggi". "Mio babbo sperava che uno dei suoi figli potesse fare carriera in questo luogo", aspettativa deluda da tutti e quattro i figli anche se, aggiunge, il mio ritorno, la mia presenza mi fa pensare che niente succede per caso".

 

La mostra "En Route", realizzata dalla Biblioteca Apostolica Vaticana in occasione del Giubileo e visitabile con prenotazione online dal 15 febbraio al 20 dicembre, mette al centro "i giri del mondo". Perno dell'intera esposizione è il recente ritrovamento di un fondo proveniente dall'eredita' del diplomatico ed erudito Cesare Poma (1862-1932). Si tratta della collezione "Poma. Periodici", una straordinaria raccolta di circa 1.200 giornali, provenienti dalle località e stampati nelle lingue più remote dei cinque continenti. 

 

Da questo fondo emergono, oltre alla vicenda biografica e culturale del diplomatico, anche quella di un bizzarro periodico, intitolato En route, che due giornalisti francesi, Lucien Leroy e Henri Papillaud, pubblicarono durante il loro viaggio intorno al mondo tra 1895 e 1897, per finanziare la loro impresa e raccontare i luoghi visitati.

 

A fianco di queste avventure, tutte maschili, sono state poste le storie di alcune donne che, in piena eta' vittoriana, vincendo gli stereotipi culturali del tempo, partirono sole alla volta del loro particolare tour du monde: giornalistico, politico, culturale, archeologico o propagandistico. Alla mostra Jovanotti porta il suo contributo di viaggiatore, globe-trotter. "La mia produzione è molto legata all'idea del viaggio, dell'esplorazione; mi considero musicalmente come un esploratore di mondi sonori". E l'installazione che porta la sua firma è quella che lui avrebbe voluto come sua cameretta.

 

"Non l'ho mai avuta perché condividevo la camera con i miei fratelli, però si vedeva la Cupola di San Pietro". Durante il percorso della mostra, con in sottofondo i brani del cantante, si può vedere la sua bicicletta da viaggio, una chitarra che ha fatto decorare da un'artista argentina e una palla da discoteca, "una mirror ball, trasformata in mappamondo. L'idea di entrare in Vaticano con una mirror ball, mi piaceva", ride.

 

E poi gli appunti e i disegni dei viaggi raccolti nei suoi diari. "Il mio intento non è stato autocelebrativo, ma quello di fare da 'cavallo di Troia', ossia portare qualcuno che non sarebbe mai entrato in Vaticano a scoprire questo luogo straordinario. Il viaggio è esplorazione, scoperta dell'altro, un pellegrinaggio". "In un mondo sempre più minacciato dall'opportunità di non scoprire più nulla, perché a tutto sembra esserci una risposta con gli algoritmi il viaggio diventa invece un'autentica scoperta", scoprire "quello che non siamo e che potremmo essere". 

 

Oltre a Jovanotti, la Biblioteca Apostolica ha chiesto un contributo per "En Route" anche all'illustratrice e graphic artist d'origine islandese Kristjana S Williams, che racconta il materiale di Poma attraverso una documentazione visiva, e Maria Grazia Chiuri, direttrice artistica della collezione donna Dior. In collaborazione con Karishma Swali e gli artigiani della Chanakya School of Craft, Chiuri propone, in una installazione site-specific, una riflessione che, a partire dalle vicende di sei viaggiatrici di fine '800, si sviluppa intorno al rapporto tra moda e viaggio, sul potere dell'abito di liberare il corpo, renderlo idoneo al movimento, e un giro del mondo tra carte e cartamodelli.

 

Nella conferenza stampa Jovanotti risponde anche a una domanda sulla fede. "Si entra in una zona di pudore estremo. Sarei più a mio agio nel fare uno spogliarello e non nello spogliare l'anima", scherza per poi confessare: "Resto in una nuvola di fede molto debole e altalenante, continuamente alla ricerca di segni, di conferme, che arrivano e poi sfuggono. Percepisco la spiritualità in tanti luoghi nascosti. Per me il Vaticano non è mai stato un luogo dello spirito ma di bellezza, di colori splendidi, di artisti meravigliosi, di paramenti di grande spettacolo, un luogo di meraviglia".

 

"Per me questo è un ritorno alle mie radici, ma anche una nuova partenza. Come si dice, tutte le strade portano a Roma e quindi tutte le strade partono da Roma", conclude Jovanotti che definisce il suo nuovo album "molto pop e leggero" e promette per la prima serata di Sanremo una "bella sorpresa, spettacolare". A margine poi a una domanda sulla possibilità di un brano contro la guerra, come successe nel 1999 insieme a Ligabue e a Piero Pelù ("Il mio nome è mai più"), Jova ammette di sentirsi "avvilito, impotente e impreparato".

 

"Evito con tutto me stesso di partecipare a un gioco di tifoserie", "di fronte a tanta tragedia io non riesco a essere altro che silenzioso. È talmente impensabile, inconcepibile per me che muoiano dei bambini in un bombardamento che non riesco neanche a portare alla parola la tragedia che sento dentro da essere umano", sottolinea osservando il bel momento che si svolgerà sempre nella prima serata del Festival: il duetto tra la cantante israeliana Noa e la cantante palestinese Mira Awad: "forse non fermerà la guerra ma sicuramente pianterà un seme" di speranza.