Il Pil nel quarto trimestre è fermo | L’analisi di Sergio De Nardis
Secondo la stima preliminare Istat, il Pil è rimasto nuovamente fermo (0,0%) nel IV trimestre 2024, come era già avvenuto nel III. Tale evoluzione, in linea con le attese, è stata leggermente migliore di quella di Germania (-0,2%) e Francia (-0,1%). Nell’intero 2024 il Pil italiano, corretto per gli effetti del calendario e destagionalizzato, è […] L'articolo Il Pil nel quarto trimestre è fermo | L’analisi di Sergio De Nardis proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.
Secondo la stima preliminare Istat, il Pil è rimasto nuovamente fermo (0,0%) nel IV trimestre 2024, come era già avvenuto nel III.
Tale evoluzione, in linea con le attese, è stata leggermente migliore di quella di Germania (-0,2%) e Francia (-0,1%).
Nell’intero 2024 il Pil italiano, corretto per gli effetti del calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,5%, a fronte di un calo dello 0,2% in Germania e di un incremento dell’1,1% in Francia.
Il Pil grezzo, non corretto per i giorni di lavoro, sarà diffuso il 3 marzo e dovrebbe risultare di un paio di decimi più alto (0,7%), ampliando la distanza positiva dalla Germania e riducendo quella negativa dalla Francia, dove l’effetto giorni è (in entrambi i paesi) minore.
Nell’insieme, il ciclo dell’Italia non si discosta dall’evoluzione media delle economie europee: declinisti e miracolisti dovrebbero quindi astenersi dai loro definitivi pronunciamenti.
La stasi italiana, che lascia al 2025 una variazione acquisita pari a zero, ha sotteso alcune rilevanti modifiche di composizione nella parte finale del 2024.
Sono diminuiti i servizi che avevano sostenuto l’economia nei trimestri passati, mentre è aumentata l’industria (inclusiva delle costruzioni).
Istat non fornisce dettagli, ma è presumibile che il rialzo industriale sia stato trainato dalle costruzioni, beneficiarie delle spese del Pnrr.
La debolezza della manifattura si dovrebbe comunque essere attutita, anche in virtù del graduale rafforzamento degli scambi commerciali sospinti dai paesi emergenti.
Sul fronte della domanda, la variazione nulla del Pil ha riflesso il contributo delle esportazioni nette compensato dalla flessione della domanda interna.
La modifica di composizione della congiuntura ha implicazioni in prospettiva: lo stop dei servizi segnala che la prolungata spinta post-pandemia di questo settore tende a esaurirsi; occorre che l’industria manifatturiera torni a espandersi affinché la ripresa del 2025 possa viaggiare ai ritmi indicati dalle correnti previsioni di consenso (0,7-0,8%, in termini grezzi).
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