Diminuiscono i chirurghi per i pazienti con tumore in Italia, sanità sotto pressione

Calano i chirurghi oncologici in Italia: -4,6% nel 2024 per i pazienti con tumore. Ma i empi di attesa rischiano di aumentare mentre il SSN è sempre più sotto pressione.

Feb 6, 2025 - 07:49
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Diminuiscono i chirurghi per i pazienti con tumore in Italia, sanità sotto pressione

Il Servizio Sanitario Nazionale italiano si trova di fronte a una sfida cruciale nella lotta contro i tumori: mentre il numero di medici oncologi è in aumento, quello dei chirurghi oncologici sta diminuendo, creando un potenziale squilibrio nella gestione dei pazienti oncologici. I dati diffusi dall’Istat il 4 febbraio 2025, in occasione della Giornata mondiale contro il cancro, evidenziano una realtà preoccupante per il sistema sanitario nazionale.

I dati Istat sui chirurghi e i medici oncologici

Come riportato da Istat, nel 2024, il numero di oncologi in Italia è salito a 5.050, con un incremento del 14,1% rispetto al 2023. Quasi un oncologo su tre ha meno di 55 anni, segno di un ricambio generazionale che potrebbe garantire continuità nel trattamento medico dei pazienti oncologici. Tuttavia, la situazione appare molto diversa per i chirurghi, inclusi gli specializzandi in chirurgia oncologica, che sono scesi a 8.787 unità nel 2024, con una riduzione del 4,6% rispetto all’anno precedente.

Un dato ancora più allarmante è l’invecchiamento della categoria: nel 2024, il 58,7% dei chirurghi oncologici ha più di 54 anni, rispetto al 54% del 2023. Questo significa che nei prossimi anni il numero di specialisti potrebbe ridursi ulteriormente per pensionamenti, senza un adeguato turnover di nuovi professionisti.

Quali i rischi per il settore sanitario

La riduzione del numero di chirurghi oncologici rischia di allungare i tempi di attesa per gli interventi chirurgici e di mettere sotto pressione le strutture ospedaliere già gravate da carenze di personale.

Questa tendenza solleva interrogativi sulle politiche di programmazione sanitaria e sulla capacità del sistema di garantire cure tempestive ed efficaci. Specie se si tiene conto che, nel frattempo, il numero di decessi per tumori maligni e non maligni è stato pari a 174.566 nel 2024, un dato che conferma l’importanza di un sistema sanitario efficiente e reattivo nella diagnosi e cura del cancro.

Per molte neoplasie, infatti, la tempestività dell’operazione è cruciale per migliorare le possibilità di sopravvivenza e ridurre il rischio di metastasi.

Inoltre, con una riduzione del numero di specialisti, i chirurghi in attività dovranno gestire un carico di lavoro maggiore, con il rischio di stress, burnout e, di conseguenza, l’aumento di possibili errori dovuti alla pressione e alla stanchezza. Questo potrebbe compromettere la qualità degli interventi e della gestione post-operatoria.

Come se non bastasse, il fatto che il 58,7% dei chirurghi oncologici abbia più di 54 anni indica che nei prossimi anni si verificheranno numerosi pensionamenti. Senza un adeguato turnover di giovani specialisti, il sistema potrebbe trovarsi a fare i conti con un’ulteriore carenza di personale chirurgico qualificato.

Le regioni con già poche risorse sanitarie potrebbero essere le più colpite da questa crisi, aumentando il divario tra Nord e Sud in termini di accesso alle cure oncologiche. pazienti di alcune aree potrebbero essere costretti a spostarsi in altre regioni per ricevere un intervento tempestivo, con costi economici e psicologici aggiuntivi. Non è un fenomeno nuovo, la migrazione sanitaria in Italia, ma di certo le prospettive portano a pensare che i numeri potrebbero aumentare e la situazione peggiorare.

Se la diminuzione dei chirurghi oncologici non verrà affrontata con misure concrete, il settore sanitario rischia di trovarsi in una crisi difficile da gestire, con conseguenze dirette sulla salute dei pazienti oncologici e sulla tenuta complessiva del sistema ospedaliero.