Favij bullizza tutti! Ma è un “gioco” per combattere seriamente il cyberbullismo
Se non ti diverti non è un gioco. Perché spesso la linea tra uno scherzo e l’umiliazione, tra il gioco e la violenza, è davvero sottile. E nel mondo del gaming online questa differenza si assottiglia ancora di più: aggressioni verbali, insulti e minacce sono all’ordine del giorno e vengono spesso considerati ‘parte del gioco’. Ma anche il trash talking ha un limite, superato il quale si sconfina nel cyberbullismo. Che ha tante manifestazioni ma un solo reale modo per essere fermato: smettere di far finta di niente. Anche se il bullo fosse un creator famoso e rispettato come Favij. Ecco perché durante la Milan Games Week & Cartoomics 2024 nello stand di Intred, il gamer ha vestito i panni di un bullo nell’ambito di un esperimento sociale, recitando insulti tratti da chat reali: nessun filtro, solo la cruda realtà con cui spesso hanno a che fare i giovanissimi online. Il pubblico? Incredulo ma anche incapace di intervenire. Perché certe parole sembrano innocue solo finché non le senti pronunciare contro di te. Chissà come reagiranno gli studenti che oggi lo vedranno in anteprima proprio insieme a Favij, dando il via alla prima tappa del tour "Cyberbullying is not a game”. Si tratta di un progetto che nasce dalla volontà di Intred, un operatore delle telecomunicazioni che è proprietario di oltre 13mila km di fibra ottica in Lombardia, connettendo scuole, abitazioni private, istituzioni e aziende. E che ha visto la Polizia di Stato aderire offrendo i suoi esperti per dialogare direttamente con gli studenti e le studentesse della Lombardia attraverso un tour che vuole toccare le scuole di tutte le province della Regione. E grazie al contributo di Favij, nonché di Skuola.net, anche gli studenti lombardi saranno coinvolti in questa collab collettiva che ci vede tutti impegnati con un obiettivo comune: cambiare le ‘regole del gioco’, promuovendo il rispetto e l’uso responsabile delle parole in rete. [ytbvideo]_CG0DLQ3yxc[/ytbvideo] Indice Le parole hanno un peso: Favij dà una lezione a tutti Il cyberbullismo è un problema reale Sei tu a cambiare le regole del gioco Le parole hanno un peso: Favij dà una lezione a tutti “Era uno scherzo”; “L’ho detto per ridere”: frasi che ogni giorno giustificano insulti e umiliazioni online. Ma il cyberbullismo è un qualcosa che lascia segni anche nella realtà: lo sa bene Favij che nel corso della sua lunga esperienza è riuscito a sviluppare gli ‘anticorpi’ per contrastarlo. Chi meglio di lui quindi per inscenare un episodio di cyberbullismo? Nella messinscena, ideata insieme a Intred, il creator - aiutato da un altro attore che recita la parte della vittima – ha utilizzato insulti e offese estrapolati da episodi reali di cyberbullismo. Il risultato? Un pugno nello stomaco, a testimonianza di quanto certe parole possano pesare. Ma il punto è proprio questo: se fanno male da ascoltare, immagina cosa significhi subirle. Il cyberbullismo è un problema reale Se parliamo di tutto questo è perché il gaming online è ormai una vera e propria dimensione sociale, e non più un semplice passatempo. Uno dei tanti spazi digitali in cui il cyberbullismo cresce e prospera, con serie ripercussioni sul benessere psicologico dei giovanissimi. Sono infatti proprio loro la generazione più esposta al fenomeno, sia come vittime che come autori di aggressioni verbali: solo nel 2024 la Polizia di Stato ha segnalato un aumento di 300 casi rispetto all’anno precedente. Ma se il fenomeno trova terreno fertile nel gaming, le radici affondano altrove: nell’educazione emotiva e digitale insufficiente, nella mancanza di consapevolezza delle conseguenze e nella cultura che riduce la tossicità online a un semplice ‘sfogo’. Qui si inserisce l’iniziativa di Intred e Polizia di Stato. Il progetto "Cyberbullying is not a game", che si svilupperà da febbraio a giugno, prevede un tour che ha l’obiettivo di toccare 12 capoluoghi di provincia della Lombardia (Brescia, Bergamo, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Monza Brianza, Pavia, Sondrio, Varese) coinvolgendo, in ogni città, almeno una scuola secondaria di secondo grado. Il primo appuntamento è stato il 7 febbraio, con tappa all’Auditorium S. Giulia di Brescia. Sei tu a cambiare le regole del gioco Insieme a Favij, ambassador del progetto, saranno presenti diversi altri esperti, tra cui anche uno psicologo specializzato in tematiche giovanili, pronti a fornire soluzioni concrete. Per tracciare un sentiero comune, o perlomeno un punto di partenza, il creator intende lanciare una sfida a ragazze e ragazzi: scrivere insieme la Netiquette definitiva per la convivenza nel web: un insieme di regole, scritte da chi il web lo vive ogni giorno, per rendere la rete un posto migliore. Ciascuna classe potrà inviare una regola, sotto forma di testo o contenuto foto e video, allo scopo di contribuire alla formazione di un vero e proprio ‘manifesto contro il cyberbullismo’: tutto il progetto è spiegato sul sito dell’iniziativa https
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Se non ti diverti non è un gioco. Perché spesso la linea tra uno scherzo e l’umiliazione, tra il gioco e la violenza, è davvero sottile. E nel mondo del gaming online questa differenza si assottiglia ancora di più: aggressioni verbali, insulti e minacce sono all’ordine del giorno e vengono spesso considerati ‘parte del gioco’.
Ma anche il trash talking ha un limite, superato il quale si sconfina nel cyberbullismo. Che ha tante manifestazioni ma un solo reale modo per essere fermato: smettere di far finta di niente. Anche se il bullo fosse un creator famoso e rispettato come Favij.
Ecco perché durante la Milan Games Week & Cartoomics 2024 nello stand di Intred, il gamer ha vestito i panni di un bullo nell’ambito di un esperimento sociale, recitando insulti tratti da chat reali: nessun filtro, solo la cruda realtà con cui spesso hanno a che fare i giovanissimi online. Il pubblico? Incredulo ma anche incapace di intervenire. Perché certe parole sembrano innocue solo finché non le senti pronunciare contro di te.
Chissà come reagiranno gli studenti che oggi lo vedranno in anteprima proprio insieme a Favij, dando il via alla prima tappa del tour "Cyberbullying is not a game”.
Si tratta di un progetto che nasce dalla volontà di Intred, un operatore delle telecomunicazioni che è proprietario di oltre 13mila km di fibra ottica in Lombardia, connettendo scuole, abitazioni private, istituzioni e aziende. E che ha visto la Polizia di Stato aderire offrendo i suoi esperti per dialogare direttamente con gli studenti e le studentesse della Lombardia attraverso un tour che vuole toccare le scuole di tutte le province della Regione.
E grazie al contributo di Favij, nonché di Skuola.net, anche gli studenti lombardi saranno coinvolti in questa collab collettiva che ci vede tutti impegnati con un obiettivo comune: cambiare le ‘regole del gioco’, promuovendo il rispetto e l’uso responsabile delle parole in rete.
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Le parole hanno un peso: Favij dà una lezione a tutti
“Era uno scherzo”; “L’ho detto per ridere”: frasi che ogni giorno giustificano insulti e umiliazioni online. Ma il cyberbullismo è un qualcosa che lascia segni anche nella realtà: lo sa bene Favij che nel corso della sua lunga esperienza è riuscito a sviluppare gli ‘anticorpi’ per contrastarlo.
Chi meglio di lui quindi per inscenare un episodio di cyberbullismo? Nella messinscena, ideata insieme a Intred, il creator - aiutato da un altro attore che recita la parte della vittima – ha utilizzato insulti e offese estrapolati da episodi reali di cyberbullismo.
Il risultato? Un pugno nello stomaco, a testimonianza di quanto certe parole possano pesare. Ma il punto è proprio questo: se fanno male da ascoltare, immagina cosa significhi subirle.
Il cyberbullismo è un problema reale
Se parliamo di tutto questo è perché il gaming online è ormai una vera e propria dimensione sociale, e non più un semplice passatempo. Uno dei tanti spazi digitali in cui il cyberbullismo cresce e prospera, con serie ripercussioni sul benessere psicologico dei giovanissimi.
Sono infatti proprio loro la generazione più esposta al fenomeno, sia come vittime che come autori di aggressioni verbali: solo nel 2024 la Polizia di Stato ha segnalato un aumento di 300 casi rispetto all’anno precedente.
Ma se il fenomeno trova terreno fertile nel gaming, le radici affondano altrove: nell’educazione emotiva e digitale insufficiente, nella mancanza di consapevolezza delle conseguenze e nella cultura che riduce la tossicità online a un semplice ‘sfogo’.
Qui si inserisce l’iniziativa di Intred e Polizia di Stato. Il progetto "Cyberbullying is not a game", che si svilupperà da febbraio a giugno, prevede un tour che ha l’obiettivo di toccare 12 capoluoghi di provincia della Lombardia (Brescia, Bergamo, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Monza Brianza, Pavia, Sondrio, Varese) coinvolgendo, in ogni città, almeno una scuola secondaria di secondo grado.
Il primo appuntamento è stato il 7 febbraio, con tappa all’Auditorium S. Giulia di Brescia.
Sei tu a cambiare le regole del gioco
Insieme a Favij, ambassador del progetto, saranno presenti diversi altri esperti, tra cui anche uno psicologo specializzato in tematiche giovanili, pronti a fornire soluzioni concrete.
Per tracciare un sentiero comune, o perlomeno un punto di partenza, il creator intende lanciare una sfida a ragazze e ragazzi: scrivere insieme la Netiquette definitiva per la convivenza nel web: un insieme di regole, scritte da chi il web lo vive ogni giorno, per rendere la rete un posto migliore.
Ciascuna classe potrà inviare una regola, sotto forma di testo o contenuto foto e video, allo scopo di contribuire alla formazione di un vero e proprio ‘manifesto contro il cyberbullismo’: tutto il progetto è spiegato sul sito dell’iniziativa https://gamer.intred.it.
Smettila di restare a guardare, e unisciti alla sfida per cambiare le ‘regole del gioco’!
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