F1, McLaren: il criterio tecnico costruito per il futuro
E non ha mica tutti i torti, Stella, TP della McLaren, quando sostiene che in F1, relativamente alle ore spese a lavorare tra CFDtella e galleria del vento, conta pure la qualità e non solo la quantità. Attraverso le nostre pagine abbiamo “attenzionato” tante volte questa particolare tematica. Ci riferiamo alle regole inerenti alle norme […]
E non ha mica tutti i torti, Stella, TP della McLaren, quando sostiene che in F1, relativamente alle ore spese a lavorare tra CFDtella e galleria del vento, conta pure la qualità e non solo la quantità. Attraverso le nostre pagine abbiamo “attenzionato” tante volte questa particolare tematica. Ci riferiamo alle regole inerenti alle norme ATR. Un sistema a punteggio che si muove su “meriti inversi”, nel senso che chi arriva dietro nella classifica costruttori ha più tempo da dedicare alla vettura rispetto a chi fa meglio nel corso dell’annata precedente. Tale disciplina è parecchio cervellotica.
Vi abbiamo tediato a più riprese descrivendo come funziona e non abbiamo intenzione di farlo per l’ennesima volta. Chi ci legge già sa. Oggi, pertanto, preferiamo parlare del modo in cui vengono trattati “questi spazi” concessi dalla Federazione Internazionale, senza dubbio cruciali per lo sviluppo delle vetture nell’arco della stagione. McLaren è campione del mondo in carica della F1. Un titolo vinto con grande merito. Questo poiché, durante la campagna agonistica 2024, il progetto tecnico migliore, o per lo meno quello che ha mostrato più continuità di rendimento, era senza fallo quello di Woking.
Il titolo piloti è andato nelle mani di Verstappen. Lui, l’olandese, ha usufruito del chiaro appoggio della McLaren. E sì… perché le occasioni perse e buttate alle ortiche per battere il talento di Hasselt sono state parecchie. L’inesperienza e la non preparazione del team a vincere hanno fatto la differenza. Norris ha perso una grande chance. Un’occasione che non è mica detto si possa ripresentare pure nella stagione 2025. Sappiamo che Red Bull ha spinto parecchio e la RB21 sarà fatta di tutt’altra pasta rispetto alla vettura progenitrice. Lo sa bene Andrea Stella, team principal che si veste color papaya.
F1, McLaren ha scelto una strada che ha saputo costruire
L’ex Ferrari ha preso in mano una scuderia allo sbando. In pochi mesi, grazie al supporto enorme di Zak Brown, con tanto di riorganizzazione totale del gruppo di lavoro, ha realizzato un vero e proprio miracolo sportivo. McLaren è passata da annaspare nel midfield a vincere nel giro di un anno e mezzo. Un salto qualitativo molto rapido, nato su basi solide, ragionate e messe in atto con grande proprietà cognitiva. Per riuscire in questa impresa, uno dei fattori che maggiormente ha fatto la differenza è la capacità di sviluppo della monoposto. Sì, perché, alla fine dei conti, riavvolgendo il nastro del 2024, c’è un aspetto interessante da valutare.
McLaren, lo scorso campionato di F1, si è potuta fregiare di un “record” fondamentale: la MCL38, di fatto, è l’unica vettura del lotto, almeno per quanto riguarda la vetta, capace di migliorarsi sempre e comunque con ogni piccola novità. Non ha mai sbaglio un update, insomma. Per di più, oltre agli innumerevoli aggiornamenti che abbiamo visto e descritto nel corso del campionato, vale la pena menzionare la quantità di specifiche di un paio di componenti. Ci riferiamo all’ala posteriore e alle beam wing. Tramite questa scelta, la duttilità delle vetture inglesi si è sempre mostrata strepitosa a dir poco.
Per tale ragione, ogni singolo layout del calendario non ha colto impreparata la storica scuderia inglese. Certo, non in tutte le piste McLaren era l’auto da battere. Va bene, questo è senz’altro vero. Ciò malgrado, pure nei tracciati dove qualcuno andava più forte, era comunque competitiva e in grado di lottare al vertice. Andrea Stella è sicuramente il grande artefice. Un condottiero capace di incanalare tutte le energie nel modo più corretto possibile. Di recente, l’ex ingegnere di pista di Fernando Alonso ai tempi della Ferrari ha parlato. Lo ha fatto disquisendo su un tema alquanto interessante.
L’ingegnere di Orvieto ha sperimentato sulla propria pelle un aspetto: pur avendo diverse restrizioni relative allo sviluppo (che l’anno prossimo saranno ancora maggiori, considerando come si è classificata McLaren nel 2024), la mera efficienza ha dato modo alla squadra di raggiungere risultati ottimali. Il modo in cui si “costruisce” una competenza, secondo Andrea, è di gran lunga l’aspetto che fa più differenza in assoluto. A quanto pare, contraddirlo è impossibile se ragioniamo sui risultati. Le tempistiche aiutano, d’accordo. Ma non parliamo di un fattore cruciale. Questa la sua idea.
Avere il triplo del tempo tra CFD e galleria del vento non significa che si possa riuscire ad aggiornare meglio e più velocemente una vettura di F1. Le sue ragioni non fanno una piega. Basti pensare al resto dei team che hanno preso una serie di cantonate. È successo a Red Bull, Ferrari, Mercedes e Aston Martin. Per questo McLaren ha vinto. Ha scelto di puntare esclusivamente sulla qualità trovando la via per farlo. Un po’ quello che intende fare il Cavallino Rampante nel 2025, volendo “togliere il sorriso” all’ex collaboratore. Ci riuscirà? Tra un paio di mesi ci faremo un’idea.
Nel mentre non ci resta che prendere appunti in merito alla strategia scelta, sviluppata e portata in trionfo dalla squadra inglese. O meglio, speriamo lo abbiamo fatto appunto il team di Maranello. Va presa come esempio, McLaren, in F1. E chissà se pure nell’ultima annata prima dell’ennesima rivoluzione regolamentare, si mostrerà all’altezza dei risultati raggiunti per togliere lo zero dalla casella mondiale piloti. Un record negativo per perdura dalla stagione 2008, quando Lewis Hamilton vinse la sua prima corna iridata nella massima categoria del motorsport a bordo della vettura britannica.
Autore: Zander Arcari – @berrageiz
Immagini: McLaren – F1Tv