Dalla radio… alla galassia
Nella storica Villa Marelli, cuore simbolico di Sesto San Giovanni e della tradizione radiofonica italiana, Domenico Zambarelli, editore di Giornaleradio.fm, fonde passato e futuro L'articolo Dalla radio… alla galassia proviene da Economy Magazine.
È una villetta di fine 800, nel cuore di un quartiere storico per il “Miracolo Italiano”, Sesto Marelli, periferia Nord di Milano. Ma questa villetta guarda al 22° secolo: perché c’è un filo conduttore, nella visione di Domenico Zambarelli, editore di Giornaleradio.fm, tra edizioni radio e futuro anteriore, proiettato nello spazio. Da poche settimane Zambarelli ha trasferito nella villetta di Sesto San Giovanni che fu della famiglia Marelli e dove nacque Radio Marelli, la sede – che aveva bisogno di spazio vitale – della sua emittente: «è stato un caso, un bel caso. Cercavamo uffici più grandi e… quando abbiamo trovato Villa Marelli, è stato amore a prima vista».
Allora, Zambarelli: auguri! Quindi lei crede al futuro della radio?
Assolutamente sì, ci credo perché è un mezzo versatile che si presta perfettamente ad essere declinato sul web, sia sulla rete Dab che con la formula podcast. E dunque la radio ha già conquistato la Rete, è già riuscita a diventare interattiva, in tutta la galassia dei new media, a differenza di altri strumenti tradizionali, più verticali e meno compenetrabili, che soffrono molto.
Ma da quando se ne occupa?
Ho iniziato a 17 anni a dedicarmi alla radio. Un grande amore giovanile. Ero al liceo quando con un gruppo di amici lanciammo una piccola radio che da Recco, con un trasmettitore autoprodotto, riusciva comunque a coprire tutto il Tigullio e il Golfo Paradiso. Poi, quando mi sono trasferito a Genova, ho avuto l’opportunità di portare in Italia Radio Montecarlo, ho preso la concessione e l’ho ripetuta in Fm, quando ancora non lo era, creando poi un consorzio di distribuzione per Radio Montecarlo in Italia, fin quando Alberto Hazan riuscì a fare un accordo direttamente col Principato di Monaco e… mi ha portò via la distribuzione del segnale.
E lei?
Cambiai strada, creai Radio Donna come prodotto per la famiglia, in alternativa a Radio Montecarlo. Ha avuto ottimo sviluppo, ha lanciato talenti e celebrities, da Mara Teresa Ruta a Milly Carlucci a Irene Pivetti, a tanti altri conduttori che hanno cavalcato l’emittente da quando è stata creata fino al 2002-2003 quando ha poi sospeso le trasmissioni… Radio Donna ha rappresentato per anni una voce alternativa di qualità nel panorama radiofonico.
Ma qual è oggi il modello di business della radio?
Quello di sempre, legato al raggiungimento di obiettivi di ascolto, ambiziosi per tutti, come dimostra anche la storia di grandi operatori come Il Sole 24 Ore – cui in parte il nostro modello si rifà – che ha raggiunto l’equilibrio economico solo dopo 15 anni di investimenti, perché il mercato ti premia, ti riconosce, solo sopra un break even di audience che deve essere molto consistente, e quindi anche per noi è ancora tempo di investire… E di innovare.
In che senso?
Be’, visto che il mondo del podcast è mondo in crescita e non ancora consolidato, abbiamo deciso di lanciare una nostra nuova start-up, e tra gennaio e febbraio usciremo con Radio Podcast, un’emittente imperniata sull’idea di trasmettere i podcast come un flusso lineare di programmazione, mettendo a disposizione i suoi spazi per chi voglia diffondere i podcast in modaltà push. C’è dietro un pensiero strategico: i podcast sono contenuti di qualità, meritano più spazio e più visibilità.
Ma nella sua strumentazione editoriale c’è anche un’altra passione, lo spazio…
Sì, che mi ha portato a lanciare Cosmo 2050 e Space Economy, due prodotti dedicati a quest’altra mia passione, coprire l’area dell’informazione astronomica e gli eventi collegati all’economia spaziale, con tutte le aziende anche italiane che stanno investendo su questo tema, dal software ai microsatelliti.
Le piace Elon Musk?
La sua Starlink è stata un’idea geniale e va molto bene perchè ha dimostrato che può esserci una democratizzazione dello spazio… Ora l’importante sarebbe che gli Stati incentivassero lo sviluppo dell’economia spaziale, potrebbero aprire le porte a un cambiamento epocale.
E intanto, oltre alla passione impegnativa della radio e alle prospettive spaziali, la sua Nextcom lavora da sempre sul barther pubblicitario…
Sì, è un’attività tradizionale, rappresenta il baratto tra merce in eccedenza ma di qualità e i servizi di comunicazione, pianificati da noi sia in Italia che all’estero con i migliori media.
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