Stati Uniti: un debito pubblico peggio di quello italiano. Ecco perchè Trump ha paura

Il futuro degli Stati Uniti dipenderà dalla capacità dell’amministrazione di Donald Trump di tenere a bada il debito pubblico americano. L’eredità lasciata dai democratici, guidati da Joe Biden, segnata da un debito che ha superato, per la prima volta nella storia, la soglia dei 36mila miliardi di dollari, pari al 138% del PIL. A destare maggiore preoccupazione non è solo l’ammontare del debito pubblico, ma la rapidità del suo incremento. In quattro anni, il debito è aumentato di 9.000 miliardi di dollari, una crescita del 30% che compromette la sostenibilità economica nel medio e lungo termine. Lo stesso presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha ripetutamente messo in guardia contro questa tendenza.

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Deficit in crescita e tassi elevati: un mix rischioso

Gli Stati Uniti hanno adottato un approccio fiscale pro-ciclico, incrementando la spesa pubblica anche in un periodo di crescita economica. Secondo i dati del Tesoro, il deficit federale ha toccato il record di 711 miliardi di dollari tra ottobre e dicembre, con un aumento del 39% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questa situazione si inserisce in un contesto di tassi di interesse ancora elevati: i titoli del Tesoro a 30 anni si aggirano intorno al 5%, mentre quelli a 10 anni oscillano tra il 4,6% e il 4,8%.

Un elemento senza precedenti è il sorpasso delle spese per interessi sul debito rispetto alle spese per la difesa. Nel 2024, i costi legati agli interessi hanno raggiunto 881,6 miliardi di dollari, superando i 841,8 miliardi destinati al bilancio militare. Questo squilibrio sottolinea l’urgenza di intervenire sulla gestione del debito.

Trump e il debito pubblico degli Stati Uniti: inflazione e mercati sotto pressione

L’amministrazione uscente di Biden ha mantenuto un deficit superiore al 6% del PIL, nonostante un’economia in crescita e un tasso di disoccupazione del 4,1%. Tuttavia, le politiche proposte da Trump potrebbero aggravare la situazione. Tra le misure più controverse figurano nuovi dazi e il contrasto all’immigrazione, azioni che potrebbero alimentare ulteriormente l’inflazione.

Questi timori hanno spinto i “bond vigilantes” – investitori attenti alla sostenibilità del debito – a richiedere rendimenti più alti sui titoli di Stato. Il rendimento dei Treasury a 10 anni, che a settembre era al 3,6%, è salito fino al 4,8% dopo la vittoria di Trump. Un’anomalia per una fase di politica monetaria espansiva, con la Federal Reserve che ha ridotto i tassi di interesse di 100 punti base nello stesso periodo.

Un 2025 cruciale: il peso del rifinanziamento e il piano “3-3-3”

Il 2025 si preannuncia un anno di sfide ulteriori. Oltre a tassi di interesse che rimarranno elevati, gli Stati Uniti dovranno rifinanziare 7.000 miliardi di dollari in titoli di Stato, più del doppio rispetto al 2024. L’enorme richiesta di liquidità si scontra con uno scenario economico instabile, aumentando i rischi per i mercati finanziari.

Il piano della nuova amministrazione, denominato “3-3-3″, mira a ridurre il deficit al 3% del PIL entro il 2028, stimolare una crescita economica del 3% e incrementare la produzione energetica di 3 milioni di barili al giorno. Tuttavia, le sfide per il nuovo segretario al Tesoro, scelto da Trump, sono immense. Come ha sottolineato durante l’audizione al Senato, l’equilibrio tra debito e mercati è estremamente fragile.

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