Cina, Messico e Canada rispondono ai dazi di Trump. Pechino: “Ci saranno contromisure”. Trudeau tassa già merci Usa per 100 miliardi

Il capo della Casa Bianca firma l'ordine esecutivo che dà il via alla guerra commerciale finché i tre Paesi "non collaboreranno nella lotta alle droghe" L'articolo Cina, Messico e Canada rispondono ai dazi di Trump. Pechino: “Ci saranno contromisure”. Trudeau tassa già merci Usa per 100 miliardi proviene da Il Fatto Quotidiano.

Feb 2, 2025 - 13:18
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Cina, Messico e Canada rispondono ai dazi di Trump. Pechino: “Ci saranno contromisure”. Trudeau tassa già merci Usa per 100 miliardi

Dazi del 25% sulle merci importate da Canada e Messico, del 10% su quelle provenienti dalla Cina, finché i tre Paesi “non collaboreranno con gli Stati Uniti nella lotta alle droghe“. Sabato 1° febbraio Donald Trump ha firmato l’ordine esecutivo che dà il via alla promessa guerra commerciale contro i due Stati confinanti e il nemico al di là del Pacifico. “Le misure sono necessarie per mettere Cina, Messico e Canada davanti alla loro responsabilità di non aver fermato l’ondata di droghe velenose negli Stati Uniti”, scrive su X l’account della Casa Bianca in riferimento al fentanyl, la sostanza che ha ucciso milioni di persone negli Usa. “I cartelli messicani”, si legge nei tweet, “sono i maggiori trafficanti al mondo di fentanyl, meth e altre droghe. Hanno un’alleanza con il governo messicano e mettono in pericolo la sicurezza nazionale e la salute pubblica degli Stati Uniti”. Per quanto riguarda il Canada, viene aggiunto, “nel Paese c’è una crescente produzione di fentanyl e lo scorso anno ne è stato sequestrato abbastanza per uccidere 9,8 milioni di americani”. La Cina, invece, “gioca il ruolo centrale: il Partito Comunista cinese finanzia le industrie chimiche per esportare fentanyl”. “Durante la campagna elettorale ho promesso agli americani che li avrei protetti dal flusso di migranti illegali e droghe. È il mio dovere e hanno votato a valanga per questo”, ha rivendicato il neo-presidente dopo aver firmato l’ordine esecutivo.

I tre Paesi colpiti, però, hanno già pronte le contromisure. Il premier canadese Justin Trudeau ha annunciato in un discorso al Paese che il suo governo imporrà contro-dazi del 25% su merci statunitensi del valore di 155 miliardi di dollari canadesi (102,8 miliardi di euro). Il primo giro di tariffe, del valore di 25 miliardi, entrerà in vigore martedì 4 febbraio e riguarderanno “articoli di consumo quotidiano, come birra, vino e bourbon, frutta e succhi di frutta, verdure, abbigliamento, profumi e scarpe”, ma anche elettrodomestici, mobili e materiali come legname e plastica (video). Le decisioni di Trump “avranno delle conseguenze reali per voi“, ha aggiunto Trudeau rivolgendosi al popolo Usa. “Le azioni intraprese dalla Casa Bianca ci hanno divisi invece di unirci“, ha aggiunto, esortando i canadesi a “scegliere prodotti e servizi canadesi piuttosto che americani”. Anche il governo messicano ha risposto duramente: la presidente Claudia Sheinbaum ha spiegato in un post su X di aver ordinato al suo ministro dell’Economia di implementare dazi per difendere gli interessi del Paese. “Respingiamo categoricamente la calunnia della Casa Bianca secondo cui il governo messicano avrebbe alleanze con organizzazioni criminali, così come qualsiasi intenzione di intromettersi nel nostro territorio”, ha scritto. “Se in qualche luogo questa alleanza esiste, è nelle industrie delle armi degli Stati Uniti che vendono armi ad alto potenziale a questi gruppi criminali”, contrattacca.

Anche il governo cinese, con un comunicato del ministero del Commercio, annuncia l’adozione di “contromisure corrispondenti” ai dazi Usa: Pechino “è fortemente insoddisfatta e si oppone con fermezza alle tariffe americane imposte sui beni cinesi”, si legge nella nota, che afferma l’intenzione di ricorrere all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) “per le pratiche illecite degli Usa” a danno del made in China, contestando la la violazione delle regole per “l’imposizione unilaterale di tariffe”. Una mossa, quest’ultima, che “non solo non aiuta a risolvere i propri problemi, ma interrompe anche la normale cooperazione economica e commerciale tra Cina e Stati Uniti”. Allo stesso tempo, si legge ancora, il governo cinese “adotterà le contromisure corrispondenti per salvaguardare con decisione i propri diritti e interessi”. Pechino, conclude il ministero, spera “considerino e affrontino i propri problemi, come il fentanyl e altre sostanze, in modo obiettivo e razionale, piuttosto che ricorrere a minacce contro altri Paesi attraverso tariffe”. “La Cina ha sempre creduto che non ci sia un vincitore in una guerra commerciale e resta ferma nel difendere i propri interessi nazionali”, ha inoltre affermato la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning, in dichiarazioni riportate dall’agenzia di stampa Xinhua. Anche il governo del Giappone, solido alleato degli Stati Uniti, si è detto “profondamente preoccupato” per le ripercussioni delle tariffe sul commercio globale: “Dovremo esaminare attentamente in quali settori il nostro Paese potrebbe essere colpito e prendere le contromisure necessarie”, ha dichiarato il ministro delle Finanze Katsunobu Kato.

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