Chi sono i broligarchi, i giganti del tech che ammiccano alla mascolinità tossica
T-shirt ampie con scritte autocelebrative in latino, jeans baggy, catene al collo, capelli spettinati. Da qualche mese, Mark Zuckerberg si è lasciato alle spalle il look nerd con cui il mondo l’ha conosciuto. L’estetica non è mai stata il suo forte: qualche anno fa, diventò virale suo malgrado la foto di un paparazzo che lo […] The post Chi sono i broligarchi, i giganti del tech che ammiccano alla mascolinità tossica appeared first on The Wom.
T-shirt ampie con scritte autocelebrative in latino, jeans baggy, catene al collo, capelli spettinati. Da qualche mese, Mark Zuckerberg si è lasciato alle spalle il look nerd con cui il mondo l’ha conosciuto. L’estetica non è mai stata il suo forte: qualche anno fa, diventò virale suo malgrado la foto di un paparazzo che lo ritraeva mentre faceva sci d’acqua con il viso completamente ricoperto di crema solare, come un bambino costretto dalla mamma in spiaggia per non scottarsi. Provò a rispondere con un altro video in cui sciava sull’oceano, ma stavolta con uno smoking, una birra in una mano e una bandiera degli Stati Uniti nell’altra. Il cambio dell’armadio di Zuckerberg può sembrare una cosa di poco conto, ma è chiaro che il CEO di Meta (che insieme a Facebook controlla anche Instagram e WhatsApp) vuole mandare un messaggio non riducibile a una semplice crisi di mezza età: non sono più né il geek che vestiva solo con felpe con la zip, né il bravo ragazzo che nel 2018 andò a testimoniare terrorizzato al Senato degli Stati Uniti vestito con una giacca blu come un semplice impiegato. Ora sono il vostro bro, che si fa personalizzare le t-shirt con scritto “o Zuck, o niente”, come Giulio Cesare. E anche se qualcuno, come la scrittrice comica Rebecca Shaw, pensa che Zuckerberg e gli altri siano degli “sfigati” che hanno un “disperato bisogno di sembrare cool”, i vestiti nuovi dell’imperatore non sono che l’ultima consacrazione della broligarchy.
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Cos’è la broligarchy
Il termine broligarchy è comparso la scorsa estate per descrivere un gruppo di influenti e ricchissimi personaggi, appartenenti soprattutto al settore tech, che si sono inseriti nel mondo della politica statunitense per ottenere vantaggi per le proprie attività economiche. Miliardari e ricchi industriali hanno sempre stretto legami con le varie amministrazioni, spesso con l’obiettivo di favorire il libero mercato, ma come spiega la sociologa Brooke Harrington, i broligarchy agiscono su un altro piano, perché le protezioni e i favori che cercano dalla politica sono praticamente ad personam.
Non vedono più lo stato come un ostacolo per i propri profitti, ma come un alleato indispensabile per poter fare ciò che vogliono
Proprio perché la loro azione politica ha un carattere così personale, prestano grande attenzione alla loro immagine pubblica. Se prima i lobbysti cercavano di agire nell’ombra, i broligarchy non hanno bisogno di nascondersi, anzi, vogliono essere visti e riconosciuti. E infatti non solo sappiamo benissimo chi sono (Mark Zuckerberg, Elon Musk, Jeff Bezos, Peter Thiel), ma sappiamo anche come si vestono, come parlano, cosa mangiano, a quali videogiochi giocano. E un tratto comune di molti di loro è quello di rifarsi a un preciso codice della mascolinità, che è stato chiamato il “bro code”. Zuckerberg non è l’unico ad aver adottato questa nuova identità. Il fondatore di Amazon Jeff Bezos, dopo il divorzio dalla prima moglie MacKenzie Bezos nel 2019, ha cambiato totalmente look, è diventato palestrato e si è fidanzato con la vistosa presentatrice televisiva Lauren Sánchez.
Un nuovo modello di mascolinità?
Sarebbe però improprio dire che personaggi come Zuckerberg o Musk si richiamino a una mascolinità di tipo tradizionale. Anche se quasi tutti hanno (o hanno avuto) mogli e figli e godono del prestigio legato alla loro professione e al loro patrimonio, negli ultimi anni hanno deciso di enfatizzare degli aspetti che per certi versi sono l’antitesi dell’immagine del buon padre di famiglia. Il “bro”, scrive Thomas Keith nel libro The Bro Code, “è diventato sinonimo dello stereotipo di ragazzi giovani ed eterosessuali sempre a caccia di sesso, che sembrano non voler crescere, che bevono alcol e fumano erba fino all’eccesso, che sono spesso, ma non sempre, fan di qualche sport, e che considerano più importanti i loro amici maschi che le donne”. La loro mascolinità si nutre innanzitutto dell’ammirazione che suscitano negli altri maschi, che si traduce in una solidarietà incondizionata e in quello che Keith chiama “il codice del silenzio”. Tutto quello che fanno i bro è legittimo e non può essere sottoposto a critiche.
I broligarchy infatti sembrano cercare soprattutto l’approvazione dei giovani uomini, un gruppo sociale che è stato determinante per la vittoria di Trump, il quale in campagna elettorale ha cavalcato più volte il tema della cosiddetta “crisi del maschio”
In reazione alla diffusione dei movimenti femministi e LGBTQ+ degli ultimi dieci anni, nei maschi under 30 si è infatti diffuso un sentimento di profonda insoddisfazione nei confronti della società, che si traduce anche in idee politiche sempre più conservatrici. Secondo l’Economist, in vent’anni è cresciuto il divario con gli ideali delle giovani donne, che invece sono sempre più progressiste. Sui social questa insoddisfazione trova una perfetta cassa di risonanza, amplificando le voci dei vari “influencer della mascolinità” che esaltano un’idea di successo maschile basato esclusivamente sul denaro e le conquiste sessuali. Uno dei modelli più citati è proprio quello di Elon Musk, che incarnerebbe non solo l’ideale dell’“uomo che si è fatto da sé” (anche se proviene da una famiglia ricchissima), ma anche di un uomo qualunque vicino agli interessi e alle passioni comuni (anche se la sua passione per i videogiochi, ad esempio, sembra essere una farsa).
Per quanto possano sembrare ridicoli nel loro tentativo di rendersi cool, i broligarchi promuovono un’immagine problematica della mascolinità che, a dispetto di tutto, viene apprezzata da milioni di fan adoranti. Ed è importante chiedersi se la loro visione del maschile e del femminile si limiti a discutibili scelte di look e di vita, visto l’enorme potere che dispongono nella loro amministrazione Trump.
Zuckerberg, ad esempio, ha annunciato che taglierà i programmi di diversità e inclusione di Meta e che vuole portare più “energia maschile” negli uffici di Facebook
Il co-fondatore di PayPal Peter Thiel di recente ha investito in una start up che sviluppa un’app per monitorare il ciclo mestruale. Peccato che l’azienda abbia legami con l’estrema destra religiosa che ha promosso il divieto di aborto negli Stati Uniti e che i dati di app simili sono già stati utilizzati per controllare la fertilità delle donne che vivono in stati in cui è illegale interrompere una gravidanza. Anche se la tentazione di prenderli in giro per la loro goffaggine è forte, non bisogna dimenticare che ancora prima di essere bro, questi personaggi sono oligarchi, figure – secondo la definizione classica – che governano solo per fare gli interessi di pochi, cioè i propri.
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