Caro sindaco Sala: se su Salva Milano dice di non ricordare le critiche, le rammento un episodio
Fra tutte le cose che il sindaco Beppe Sala ha detto e sta ripetendo su procedure urbanistiche milanesi, inchieste e “Salva Milano”, una sola mi pare politicamente significativa: “Io non ho visto una persona, in questi anni, alzare la mano e dire che c’è qualcosa che non va. Allora sono diventati tutti fenomeni adesso?”. Il […] L'articolo Caro sindaco Sala: se su Salva Milano dice di non ricordare le critiche, le rammento un episodio proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Fra tutte le cose che il sindaco Beppe Sala ha detto e sta ripetendo su procedure urbanistiche milanesi, inchieste e “Salva Milano”, una sola mi pare politicamente significativa: “Io non ho visto una persona, in questi anni, alzare la mano e dire che c’è qualcosa che non va. Allora sono diventati tutti fenomeni adesso?”.
Il sindaco ricorda male.
Primavera 2020: da poche settimane ero entrato nel Consiglio comunale di Milano, nel gruppo Milano Progressista, subentrando a Paolo Limonta. Fino a quel momento avevo operato come amministratore del Municipio 8, assessore all’Ambiente e Territorio e negli ultimi tempi avevo raccolto, in tale veste, le difficoltà di molti colleghi dei Municipi a seguire ed essere coinvolti su una serie di trasformazioni per le quali gli abitanti chiedevano info. Non parlo dei grandi progetti: parlo proprio delle densificazioni capillari sparse qua e là all’interno di cortili e ambiti già edificati. Nel Municipio 8, i maggiori interventi riguardavano l’area ex Expo, parte della riqualificazione dell’ex Scalo Ferroviario Farini e il nuovo quartiere City Life: ma questi sono procedimenti pubblici e trasparenti perché figli di un AdP (Accordo di programma) e di un Piano contrattato e definito pubblicamente nero su bianco con la Giunta con il coinvolgimento di Municipio, Consiglio comunale, ecc.
Magari fosse sempre così. Ma negli incontri con altri colleghi di altri municipi emergeva invece, la “fatica” ad essere aggiornati, informati e poter informare su una serie di interventi di nuova edificazione in ambiti più ridotti, capillari e già fortemente urbanizzati. La sensazione era che la “rapidità” delle procedure autorizzative rappresentasse un valore prevalente rispetto ad ogni altra cosa.
Arrivato in Consiglio nella primavera 2020 elaboro quindi, come primo atto – in piena emergenza Covid – un Ordine del Giorno, presentato insieme al mio gruppo, con un obiettivo fondamentale: impedire che eccessive semplificazioni procedurali in materia urbanistica sfuggano al controllo pubblico, producendo trasformazioni e “densificazioni” non equilibrate sotto il profilo urbanistico (con adeguamenti dei servizi, verde, trasporti, ecc.), quindi a danno della città e degli abitanti vecchi e nuovi. Occorre evitare, come si legge nel testo, che “l‘attivazione di istituti vocati all’accelerazione dei procedimenti possano produrre una diminuzione, nell’ambito del medesimo procedimento, del livello di tutela di altri e ugualmente importanti interessi”. Tutela degli interessi pubblici, appunto.
E in che modo? Rendendo sistematico, per ogni progetto, non un mero parere tecnico “di conformità rispetto al Pgt vigente” da parte del Comune, bensì una “valutazione complessiva circa la coerenza del progetto rispetto ai contenuti, strategie generali e obiettivi per il governo del territorio della città, deliberati dal Consiglio comunale di Milano”, attraverso procedure di evidenza pubblica da attivare “in fase preliminare all’avvio del procedimento”. Questo OdG viene votato e approvato dal Consiglio comunale di Milano con ampia maggioranza il 25 maggio 2020, ore 19,28. Questo accadeva cinque anni or sono. Per applicarlo, non occorreva una variante al Pgt: era sufficiente raccogliere questo indirizzo del Consiglio comunale e renderlo operativo attraverso ordinari strumenti amministrativi (determine dirigenziali, circolari). Ma è stato ignorato, purtroppo.
Ritorno alla frase iniziale del sindaco. Per dire che si può far parte di una maggioranza politica in tanti modi, assumendosi ovviamente i rischi conseguenti. Il Consiglio comunale, eletto dai cittadini, svolge funzioni di indirizzo che non possono essere ignorate. Le voci leali ma critiche rappresentano una ricchezza in ogni comunità politica, e la scelta di ignorare o dimenticare le voci critiche privilegiando invece chi dice sempre e solo “sì” comporta inevitabili rischi. Perché una voce critica può, magari, fare emergere in tempo utile possibili rischi e indicare possibili soluzioni. L’obbedienza cieca no. E da un Consiglio comunale possono arrivare, come si vede, indicazioni utili per la città e per chi la governa.
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