1° febbraio 1945: 80 anni fa le donne italiane conquistavano il diritto di voto

Nilde Iotti lo disse chiaramente: "La democrazia è incompleta senza le donne."Il 1° febbraio 1945 segna una data fondamentale nella storia d’Italia: con il decreto legislativo luogotenenziale n. 23, le donne ottennero il diritto di voto. Fu una decisione maturata in un contesto di profonde trasformazioni politiche e sociali, mentre il Paese usciva dalla guerra e si avviava verso la costruzione di un nuovo assetto istituzionale.L’idea che le donne dovessero partecipare attivamente alla vita politica non nacque in quel momento. Già nel XIX secolo, figure come Anna Maria Mozzoni avevano sollevato la questione del suffragio femminile, mentre nel primo dopoguerra associazioni e movimenti femminili avevano avanzato richieste precise in tal senso. Tuttavia, fino alla caduta del fascismo, la politica italiana era rimasta saldamente ancorata all’esclusione delle donne dalla sfera elettorale.L’esperienza della Resistenza fu determinante per il cambiamento. Migliaia di donne parteciparono attivamente alla lotta contro l’occupazione nazifascista, non solo come staffette, ma anche come combattenti, organizzatrici e propagandiste. Questo impegno fece emergere in modo innegabile la necessità di riconoscere loro un ruolo politico.Il decreto che concesse il diritto di voto alle donne fu firmato da Umberto II di Savoia e approvato dal governo di Ivanoe Bonomi. Nonostante il riconoscimento, alcune limitazioni rimasero: ne furono escluse le minori di 21 anni e le prostitute schedate. Il provvedimento fu pubblicato il 1° febbraio 1945, ma le donne poterono esercitare il loro diritto per la prima volta solo nella primavera del 1946, in occasione delle elezioni amministrative. L’affluenza fu altissima, segno della volontà di partecipare a un processo che le riguardava da vicino.La tappa successiva arrivò il 2 giugno 1946, giorno del Referendum istituzionale per la scelta tra monarchia e repubblica e delle elezioni per l’Assemblea Costituente. Per la prima volta in Italia, le donne non solo votarono su questioni di importanza nazionale, ma furono anche elette.Su 556 membri della Costituente, 21 erano donne. Il loro contributo fu significativo, soprattutto su temi come l’uguaglianza tra i sessi, la tutela della maternità e il diritto al lavoro. Tra le protagoniste di questa stagione ci furono Nilde Iotti, che avrebbe poi ricoperto il ruolo di Presidente della Camera, Lina Merlin, nota per la sua battaglia per l’abolizione delle case chiuse, e Teresa Mattei, la più giovane tra le elette, già attiva nella Resistenza.L’ingresso delle donne nelle istituzioni non fu privo di difficoltà. Nilde Iotti ricordava come gli uomini spesso le interrompessero durante i dibattiti parlamentari, quasi a sottolineare l’anomalia della loro presenza. Ma la loro azione lasciò un segno profondo, contribuendo alla definizione di principi fondamentali della Costituzione, a partire dall’articolo 3, che sancisce l’uguaglianza di tutti i cittadini senza distinzioni di sesso.Un anniversario da ricordarePer celebrare l’80º anniversario del suffragio femminile, la Camera dei deputati ha realizzato il podcast "I giorni delle Costituenti", che ripercorre la storia delle 21 donne elette nel 1946 e il loro ruolo nella redazione della Carta costituzionale. La serie sarà disponibile sulle principali piattaforme di streaming, oltre che sul sito della Camera.Il 1° febbraio 1945 segnò un passaggio decisivo nella storia della democrazia italiana. Fu il risultato di un lungo percorso, reso possibile dall’impegno di generazioni di donne che avevano lottato per vedersi riconosciuto un diritto fondamentale. Un punto di svolta che avrebbe aperto la strada a nuove conquiste negli anni successivi.

Feb 3, 2025 - 06:38
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1° febbraio 1945: 80 anni fa le donne italiane conquistavano il diritto di voto


Nilde Iotti lo disse chiaramente: "La democrazia è incompleta senza le donne."

Il 1° febbraio 1945 segna una data fondamentale nella storia d’Italia: con il decreto legislativo luogotenenziale n. 23, le donne ottennero il diritto di voto. Fu una decisione maturata in un contesto di profonde trasformazioni politiche e sociali, mentre il Paese usciva dalla guerra e si avviava verso la costruzione di un nuovo assetto istituzionale.

L’idea che le donne dovessero partecipare attivamente alla vita politica non nacque in quel momento. Già nel XIX secolo, figure come Anna Maria Mozzoni avevano sollevato la questione del suffragio femminile, mentre nel primo dopoguerra associazioni e movimenti femminili avevano avanzato richieste precise in tal senso. Tuttavia, fino alla caduta del fascismo, la politica italiana era rimasta saldamente ancorata all’esclusione delle donne dalla sfera elettorale.

L’esperienza della Resistenza fu determinante per il cambiamento. Migliaia di donne parteciparono attivamente alla lotta contro l’occupazione nazifascista, non solo come staffette, ma anche come combattenti, organizzatrici e propagandiste. Questo impegno fece emergere in modo innegabile la necessità di riconoscere loro un ruolo politico.

Il decreto che concesse il diritto di voto alle donne fu firmato da Umberto II di Savoia e approvato dal governo di Ivanoe Bonomi. Nonostante il riconoscimento, alcune limitazioni rimasero: ne furono escluse le minori di 21 anni e le prostitute schedate. Il provvedimento fu pubblicato il 1° febbraio 1945, ma le donne poterono esercitare il loro diritto per la prima volta solo nella primavera del 1946, in occasione delle elezioni amministrative. L’affluenza fu altissima, segno della volontà di partecipare a un processo che le riguardava da vicino.

La tappa successiva arrivò il 2 giugno 1946, giorno del Referendum istituzionale per la scelta tra monarchia e repubblica e delle elezioni per l’Assemblea Costituente. Per la prima volta in Italia, le donne non solo votarono su questioni di importanza nazionale, ma furono anche elette.

Su 556 membri della Costituente, 21 erano donne. Il loro contributo fu significativo, soprattutto su temi come l’uguaglianza tra i sessi, la tutela della maternità e il diritto al lavoro. Tra le protagoniste di questa stagione ci furono Nilde Iotti, che avrebbe poi ricoperto il ruolo di Presidente della Camera, Lina Merlin, nota per la sua battaglia per l’abolizione delle case chiuse, e Teresa Mattei, la più giovane tra le elette, già attiva nella Resistenza.

L’ingresso delle donne nelle istituzioni non fu privo di difficoltà. Nilde Iotti ricordava come gli uomini spesso le interrompessero durante i dibattiti parlamentari, quasi a sottolineare l’anomalia della loro presenza. Ma la loro azione lasciò un segno profondo, contribuendo alla definizione di principi fondamentali della Costituzione, a partire dall’articolo 3, che sancisce l’uguaglianza di tutti i cittadini senza distinzioni di sesso.

Un anniversario da ricordare

Per celebrare l’80º anniversario del suffragio femminile, la Camera dei deputati ha realizzato il podcast "I giorni delle Costituenti", che ripercorre la storia delle 21 donne elette nel 1946 e il loro ruolo nella redazione della Carta costituzionale. La serie sarà disponibile sulle principali piattaforme di streaming, oltre che sul sito della Camera.

Il 1° febbraio 1945 segnò un passaggio decisivo nella storia della democrazia italiana. Fu il risultato di un lungo percorso, reso possibile dall’impegno di generazioni di donne che avevano lottato per vedersi riconosciuto un diritto fondamentale. Un punto di svolta che avrebbe aperto la strada a nuove conquiste negli anni successivi.