Tutte le sbandate di Porsche
Dopo un pessimo 2024, in cui il marchio di Stoccarda ha perso terreno soprattutto in Cina, Porsche lascia sul ciglio della strada due top manager, tra cui il vice-Ceo di Oliver Blume
Dopo un pessimo 2024, in cui il marchio di Stoccarda ha perso terreno soprattutto in Cina, Porsche lascia sul ciglio della strada due top manager, tra cui il vice-Ceo di Oliver Blume
I risultati definitivi si sapranno solo il prossimo 12 marzo, ma basta la notizia dell’uscita di due alti dirigenti, ovvero il direttore finanziario nonché vice-Ceo Lutz Meschke e il responsabile vendite Detlev von Platen, per comprendere che il 2024 di Porsche non sia affatto migliorato all’ultima curva prima del rettifilo finale e che il motore del marchio tedesco nell’ultimo trimestre abbia continuato a tossire esattamente come nei nove mesi precedenti.
IL 2024 DI PORSCHE IN NUMERI
Gli ultimi numeri del resto documentavano la brusca inchiodata delle vetture di Stoccarda da gennaio a settembre 2024: calo di ben oltre un quarto (26,7%) dell’utile operativo di gruppo a 4,04 miliardi di euro e margine in diminuzione di oltre 4 punti al 14,1%.
Vendite in calo da 250mila unità a 221mila e ricavi sono scesi del 5,2% a 28,56 miliardi a imbastire un utile netto crollato del 29,95% a 2,76. Guardando solo al terzo trimestre la situazione peggiorava perfino: utile operativo giù del 41% a 974 milioni di euro, vendite a a 9,1 miliardi, con un margine operativo del 10,7%.
L’ALLARMANTE SITUAZIONE CINESE
La spia sul cruscotto, esattamente come per le altre vetture tedesche a iniziare da quelle della Casa madre – Volkswagen – si è accesa in Cina, mercato di primaria importanza per Porsche in cui in dodici mesi, ovvero fra il Q3 2023 e il Q3 2024 si è passati dal 24% al 18% sul totale delle consegne.
Da gennaio a settembre 2024 l’azienda di Stoccarda ha consegnato 43.280 veicoli in Cina, con un calo del 29% rispetto ai primi nove mesi del 2023. Deboli anche le prestazioni dall’altra parte del mondo: Porsche ha consegnato 61.471 veicoli in Nord America, con un calo del 5% rispetto allo stesso periodo del 2023.
I DISSIDI INTERNI
Le prime manovre del marchio per ripartire sono state ingranare la retromarcia sulla strategia elettrica, ma pare ormai evidente che ciò non sarà sufficiente. Che Meschke fosse ormai arrivato ai ferri corti con l’amministratore delegato Oliver Blume, ad interim Ceo del Gruppo Vw dopo la defenestrazione di Herbert Diess, non è certo una novità, mentre le recenti intemperanze delle famiglie Porsche e Piëch, azionisti di riferimento del marchio, potrebbero essergli state fatali.
LE INCOGNITE A EST E A OVEST
Quanto al futuro del marchio di Stoccarda, il profilarsi di una duplice guerra commerciale a Est e a Ovest (con la Cina avviata dalla Ue: motivo per il quale la Germania era tra i pochi Paesi membri contrari ai dazi) e le numerose incognite “trumpiane” renderanno il 2025 di Porsche tutto in salita, da percorrere con giri del motore al minimo.