Scritte rosso sangue sulle Dolomiti: «Turisti andate a casa». La protesta dei residenti contro l’overtourism: «Non possiamo più vivere qui»

Le montagne patrimonio dell'Unesco sono prese d'assalto ogni anno, ma, economicamente, non possono fare a meno del turismo L'articolo Scritte rosso sangue sulle Dolomiti: «Turisti andate a casa». La protesta dei residenti contro l’overtourism: «Non possiamo più vivere qui» proviene da Open.

Feb 7, 2025 - 10:13
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Scritte rosso sangue sulle Dolomiti: «Turisti andate a casa». La protesta dei residenti contro l’overtourism: «Non possiamo più vivere qui»

«Too much», «tourists go home». «Troppo. Turisti andate a casa». Questa volta il messaggio che spesso si può leggere in giro per le città più affollate di visitatori è apparso sulle piste da sci delle Dolomiti. A lettere cubitali, color rosso sangue, la scritta era ben visibile dalla cabinovia dell’Alpe di Siusi, meraviglioso altopiano in provincia di Bolzano. «Il limite è stato superato — dice Michil Costa, pioniere di ambientalismo e accoglienza ladina citato da La Repubblica — l’ospitalità è mutata in pornoturismo. Troppa gente e troppe auto, tutto troppo costoso per vivere dove si è nati. Abbiamo esagerato e al collasso ora la comunità. Prima che sia troppo tardi, la politica deve dire stop».

Ingressi contingentati alle Tre Cime di Lavaredo

Casi simili si sono ripetuti in altre località delle Dolomiti. Sui picchi della Gardena e quelli che incorniciano la Val Badia – «Stop. No more tourists» – e a Bressanone, migliaia di persone hanno sfilato in corteo uniti dallo slogan make tourists pay. I pendolari che ogni giorno devono fare su e giù dall’altopiano del Renon si sono ingegnati e hanno tracciato una corsia preferenziale per accedere alla funivia presa d’assalto dai turisti. Nel frattempo, è tutto pronto per adottare il modello Lago di Braies anche alle Tre Cime di Lavaredo: blocchi stradali, ingressi a pagamento e contingentati.

«Non si trovano più le case»

Mentre Roccaraso inizia a ora a sperimentare i problemi portati delle presenze turistiche eccessive le Dolomiti soffrono da anni. E la misura è colma in un territorio dove si 537 mila abitanti offrono oltre 260 mila posti letto. Solo l’anno scorso sono stati 8,7 milioni i visitatori, e 37 milioni i pernottamenti. «Le scritte sopra Siusi — dice Brigitte Foppa, portavoce dei Verdi altoatesini — preoccupano perché confermano che l’onda del turismo fuori controllo ha sconvolto il nostro modo di vivere. Non si trovano case a prezzi accessibili. Strade e parcheggi scoppiano. Lo smog ci soffoca. Piste da sci, sentieri, boschi e rifugi sono presi d’assalto. Ogni cosa costa il triplo. Il disagio, diffuso e trasversale, non ha più una matrice ambientalista: in gioco non c’è il paesaggio, ma la vita».

«I turisti ci servono»

Ma c’è chi avverte del pericolo di messaggi così duri nei confronti dei turisti. «Le scritte nella neve — nota Cristina Pallanch, sindaca di Castelrotto, Comune dove sono apparse — sono ambigue. L’80% di noi vive grazie ai turisti: durante il Covid, con piste e alberghi chiusi, la gente era nel panico». Intanto, la neve è sempre meno e i visitatori di una vita vengono sostituiti da turisti nuovi, attratti dal racconto che gli influencer fanno delle Spa, degli hotel e degli appartamenti su Airbnb. Questi ultimi, nelle Dolomiti come altrove, hanno sconvolto il mercato e aumentato le presenze a dismisura. Ma c’è chi smorza l’allarme: Lavoriamo bene — dice Manfred Pinzger, presidente di un’associazione da 4860 albergatori — le proteste sono isolate, ma siamo pronti al confronto. L’emergenza si limita a pochi hotspot, a Natale e Ferragosto: colpa della giungla di affittacamere e Airbnb».

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