Sanremo 2025, “Vasco rifiutò l’asta del microfono e finì per generare un botto clamoroso. Cavallo pazzo? Mi buttai sul palco per fermarlo, gli misi la mano davanti la bocca e beccai una lunga serie di cazzotti”: il Festival raccontato da Pippo Balistreri

Da oltre 40 anni a verificare che tutto sia corretto nei minimi particolari c'è Pippo Balistreri, che ha raccontato a FQMagazine i retroscena e gli aneddoti delle edizioni passate del Festival. L'articolo Sanremo 2025, “Vasco rifiutò l’asta del microfono e finì per generare un botto clamoroso. Cavallo pazzo? Mi buttai sul palco per fermarlo, gli misi la mano davanti la bocca e beccai una lunga serie di cazzotti”: il Festival raccontato da Pippo Balistreri proviene da Il Fatto Quotidiano.

Feb 3, 2025 - 06:39
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Sanremo 2025, “Vasco rifiutò l’asta del microfono e finì per generare un botto clamoroso. Cavallo pazzo? Mi buttai sul palco per fermarlo, gli misi la mano davanti la bocca e beccai una lunga serie di cazzotti”: il Festival raccontato da Pippo Balistreri

Prima delle lacrime. Del vuoto mentale. Prima dell’ultimo sguardo (perso) verso il palco. Prima dell’ultimo gorgheggio. Dell’ultimo check mentale su intonazione, strofa, ritornello, coreografia studiata, ripetuta, limata. Prima dei “leoni” della platea.
Un attimo prima, da quaranta e passa anni, c’è lui, Pippo Balistreri, direttore del palco al Festival di Sanremo.

Come vive il suo ruolo?
In tensione; poi negli anni passati, tra un cantante e l’altro, passava del tempo, mentre nelle ultime edizioni siamo ai secondi.

Il Festival fa ancora rima con Baudo…
Se qualcosa non gli piaceva, qualsiasi, Pippo interveniva; (pausa) mi riferisco soprattutto alla musica perché è stato un grande maestro: suona il pianoforte come pochi.

Interveniva sui brani?
Ha cambiato il finale della canzone di Giorgia (Come saprei): l’ha ascoltata, ha parlato con lei, e ha avuto ragione. Alla fine ha vinto il Festival.

Torniamo al momento prima di salire sul palco.
Con Loretta Goggi, nell’anno di Maledetta primavera, mi sono inginocchiato.

Perché?
Non voleva entrare: prima di lei aveva cantato Edoardo De Crescenzo, voce eccezionale, e lei da cantante con l’orecchio giusto, aveva capito quanto era forte e di conseguenza iniziò a sentire la tensione. “Non posso uscire…”. E io: “Ti prego, è il mio primo Festival”.

Protagonisti della storia: Vasco Rossi.
Parlava poco, però molto simpatico; nell’anno di Vado al massimo si presenta e rifiuta l’asta, “basta il microfono”. Il microfono del tempo era collegati con un filo. Lui, alla fine dell’esibizione, lo piazza in tasca, inizia a camminare, il filo finisce, il microfono cade a terra e genera un botto clamoroso: era ancora aperto. Tutti spaventati.

Eros Ramazzotti.
Conosciuto prima a Castrocaro. Un fuoriclasse. In quel periodo spesso gli artisti cantavano ancora con il tremolio, con i gorgheggi, erano legati a stili superati. Eros andava dritto, portava sul palco dei discorsi-cantati, con arrangiamenti diversi.

Zucchero.
Venne a Sanremo nel 1982, pupillo di Ravera come Ramazzotti. Era l’amico di noi tutti, di una simpatia rara. Gli sono ancora legato.

Laura Pausini.
Altra fuoriclasse, e poi arrivò a Sanremo con una forte esperienza da piano bar maturata con il papà. Era padrona del microfono.

La lite tra Bugo e Morgan.
Morgan si è sopravvalutato; alla fine della prima prova dice: “Questo arrangiamento lo cambio, tutto!”. L’arrangiamento era di Bugo. Allora vado da Morgan: “Guarda che la prima prova l’hai conclusa, non hai altro tempo. Se porti un diverso arrangiamento hai una prova in meno”. “Ci penso io”. Quindi decide di andare avanti sulle sue convinzioni e dopo pochi giorni si presenta con un nuovo spartito. Peccato che i musicisti si sono rifiutati di suonare la versione inedita: non si capiva nulla.

Felice Morgan.
Cambiò le parole del testo.

L’anno di Cavallo pazzo.
Nel pomeriggio la polizia ci aveva consegnato l’identikit di questo tizio: “Vuole salire sul palco”.

Eppure ci riuscì…
Mi buttai sul palco per fermarlo, gli misi la mano davanti la bocca e beccai una lunga serie di cazzotti.

Da chi?
Dagli altri che erano saliti per fermarlo.

Loredana Bertè.
Nel 1986 fece le prove con i ballerini ed era tutto tranquillo. Al momento della diretta lei e le altre ballerine si presentano con dei cappottoni. Un secondo prima di entrare li buttano via ed entrano: avevano un pancione finto.

Niente di male…
Parliamo di quarant’anni fa.

In questi decenni avrà incontrato dei suoi miti.
Paul McCartney; sono nato con i Beatles e nel 1988 si presentò con i Wings, la moglie alle tastiere: ci restò malissimo quando scoprì che doveva esibirsi in playback, così decise di accendere comunque gli strumenti e iniziarono a suonare per fatti loro. Noi a godere.

Altro mito incontrato?
I Queen (1984): anche loro si scontrarono con il playback.

Perché non si suonava dal vivo?
Il palco non era attrezzato: non c’erano altoparlanti, speaker, nulla.

Che spreco…
Solo i concorrenti avevano la base; Mercury ci rimase malissimo.

Il suo “cavallo di battaglia” dei racconti su Sanremo…
Madonna.

Caratteraccio.
Solo con i suoi, bacchettati durante le prove, perfezionista come poche altre. Con noi gentile.

Poi?
Jennifer Lopez: si è presentata con un’assurda squadra di buttafuori; lei camminava, loro intorno che facevano “pulizia” dei fan a spallate. Nessuno doveva avvicinarla.

I Take That.
Siamo stati presi d’assalto dai fan; (ci pensa) il presentatore era Gianni Morandi.

E… ?
Per le prove sono arrivati in ritardo: avevano avuto un problema a Montecarlo. Una volta sul palco Morandi si è piazzato in fondo al teatro e scocciato ha iniziato a ripetere “non è professionale fare così”. A quel punto Robbie Williams se l’è presa ed è scoppiato il putiferio.

Come ne siete usciti?
In qualche modo si è ricucito.

Morandi non li ha presentati.
(Pausa) Eh…

Finito Sanremo, quanto ci mette a riprendersi?
Un bel po’, perché è un campo di battaglia. Meraviglioso. E non vedo l’ora.

(La versione integrale è oggi sul Fatto)

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