Progetto Diamondback: quando gli USA svilupparono un missile aria aria a testata nucleare!
La Marina USA, negli anni cinquanta, stava sviluppando un sofisticato missile antiaereo che avrebbe dovuto essere dotoato di testata nucleare, da usare contro i bombardieri dell'URSS. La storia del Diamondback L'articolo Progetto Diamondback: quando gli USA svilupparono un missile aria aria a testata nucleare! proviene da Scenari Economici.
Negli anni ’50, un periodo di straordinaria e rapida innovazione nell’industria aerospaziale militare, emerse un progetto particolarmente singolare: lo sviluppo del Diamondback, un missile aria-aria a propellente liquido con capacità nucleare, concepito come evoluzione del Sidewinder.
Questo missile, mai entrato in servizio, avrebbe dovuto essere equipaggiato con un innovativo sistema di guida duale.
La storia del Diamondback offre un interessante contrappunto al grande successo del Sidewinder e alla continua ricerca della Marina statunitense di armi aria-aria a lungo raggio.
Contesto storico e sviluppo iniziale
I lavori sul Diamondback iniziarono nel 1956, quando il Sidewinder, destinato a diventare un classico, era ancora una novità. All’epoca designato AAM-N-7, questo missile a ricerca di calore era entrato in produzione su vasta scala solo nel marzo 1955 e non aveva ancora fatto il suo debutto in combattimento (che sarebbe avvenuto tre anni dopo sullo stretto di Taiwan).
La Marina statunitense, già in questa fase iniziale, era alla ricerca di nuove tipologie di missili aria-aria derivati dal Sidewinder, in grado di offrire prestazioni superiori e una maggiore probabilità di successo. Con quest’obiettivo, il Naval Ordnance Test Station (NOTS) di China Lake, in California, avviò degli studi su quello che inizialmente venne chiamato “Super Sidewinder”.
Il nuovo missile fu rapidamente ribattezzato Diamondback, in onore dell’omonimo serpente (come il Sidewinder, un’altra specie di vipera che utilizza sensori di calore per localizzare le prede). L’entrata in servizio del nuovo missile era prevista intorno al 1960.
Propulsione e prestazioni
Progettato per volare più lontano e più velocemente del Sidewinder, il Diamondback necessitava di un nuovo sistema di propulsione. Il Sidewinder originale era stato sviluppato rapidamente, basandosi su un razzo aereo da cinque pollici riadattato.
Le prime versioni del Sidewinder erano alimentate da un motore a razzo a combustibile solido Thiokol Mk 17, in grado di sviluppare una spinta di 4.000 libbre, poco meno di 2000 kg, sufficiente a raggiungere una velocità di Mach 1.7 e un bersaglio a una distanza massima di tre miglia, 5 km (nel migliore dei casi).
Per il Diamondback, il NOTS optò per un tipo di razzo più complesso, un motore a doppio impulso alimentato da propellente liquido. Sebbene i motori a doppio impulso siano oggi presenti in alcuni missili moderni a lungo raggio, all’epoca si trattava di una tecnologia all’avanguardia.
Un motore a doppio impulso garantisce che il missile mantenga energia durante lo sviluppo di volo, aumentandone la gittata e, cosa altrettanto importante, assicurando che possa manovrare con sufficiente agilità per colpire un bersaglio anche durante la fase finale dell’ingaggio.
Il motore del Diamondback sarebbe derivato da quello sviluppato dal NOTS per il Liquid Propellant Aircraft Rocket (LAR). Iniziato nel 1949, il LAR era concepito per fornire un razzo aria-aria (non guidato) da cinque pollici, in grado di offrire prestazioni superiori rispetto ai razzi a propellente solido utilizzati all’epoca. Il propellente era una miscela stoccabile di RFNA e idrazina ipergolica, ovvero una miscela in cui i propellenti si accendono a contatto tra loro. È probabile che lo stesso propellente sarebbe stato utilizzato per alimentare il Diamondback.
Il nuovo propulsore avrebbe dovuto fornire un notevole aumento delle prestazioni rispetto al Sidewinder, con una gittata massima compresa tra 15 e 20 miglia, cioè fino a 30 km, e una velocità superiore a Mach 3. Anche la tangenza di volo sarebbe stata notevole, con il missile in grado di raggiungere un’altitudine di 80.000 piedi, di gran lunga superiore a quella di qualsiasi aereo a turbina in circolazione all’epoca. Un vero e proprio super-missile.
Testata bellica e sistema di guida
Oltre alle prestazioni brillanti previste, il Diamondback avrebbe avuto una potenza di arresto di gran lunga superiore al Sidewinder. Il primo AAM-N-7 trasportava una testata convenzionale a frammentazione di appena 10 libbre, 5 kg, innescata da una spoletta di prossimità a infrarossi o a contatto e con un raggio letale effettivo di circa 30 piedi, 10 metri. il colpo doveva essere molto preciso.
Per il Diamondback furono considerate diverse opzioni di testata. Una di queste era una testata convenzionale a “barra continua” più potente, come nel missile English Electric Thunderbird. Questo tipo di testata è progettata per produrre un anello a zigzag in espansione di barre connesse, per infliggere una “linea” continua di danni strutturali sulla superficie del bersaglio.
Ancora più radicale era una testata nucleare a bassa potenza, sviluppata dalla Divisione Armi Speciali di China Lake, che avrebbe avuto una potenza di 0,75 kilotoni.
In questa fase della Guerra Fredda, le testate nucleari erano considerate una soluzione valida per realizzare un’arma “ammazza-bombardieri” più potente. Tali armi erano destinate a eliminare bersagli più grandi o di alta priorità, ovvero intere formazioni di bombardieri. Sebbene il razzo aria-aria non guidato AIR-2 Genie con testata nucleare sia il più conosciuto di questi, esisteva anche il GAR-11, successivamente ridesignato AIM-26A o “Nuclear Falcon”, che fu l’unico missile aria-aria guidato con testata nucleare mai schierato dall’esercito statunitense. Il GAR-11 trasportava una testata W54 con una potenza di 0,5 kilotoni.
Per integrare il nuovo motore e la testata più letale, il Diamondback sarebbe stato considerevolmente più grande del Sidewinder. La prima generazione del Sidewinder era lunga 9,3 piedi e aveva un’apertura alare di 22 pollici, con un diametro del corpo di cinque pollici. Il Diamondback, invece, sarebbe stato lungo 12,3 piedi, oltre 4 metri, con un’apertura alare di 40 pollici, 1,6 m, e un diametro del corpo di 12 pollici, 30 cm.
Nel complesso, il Diamondback avrebbe raggiunto un peso di 850 libbre, 400 kg, rispetto alle sole 155 libbre, 80 kg, del Sidewinder di prima generazione.
Il Diamondback avrebbe utilizzato un sistema di guida duale, all’epoca piuttosto insolito, con un seeker a infrarossi combinato con un radar a ricerca passiva.
Alcuni missili di difesa aerea odierni utilizzano una guida duale, in particolare lo Stunner israeliano, parte del sistema “Fionda di Davide”, ma rimane una rarità. Presumibilmente, la soluzione del Diamondback fu scelta per rendere il missile più affidabile: se il seeker ottico del missile avesse perso l’aggancio del bersaglio, il seeker radar passivo avrebbe dovuto rimanere agganciato al bersaglio, e viceversa. A differenza dello Stunner, tuttavia, non sarebbe stato presente alcun collegamento dati per fornire al missile aggiornamenti a metàcorsa e avrebbe dovuto fare affidamento sul suo seeker duale durante l’intero ingaggio, ed era tutto analogico”
Mentre i primi Sidewinder erano in grado di attaccare bersagli solo dal settore posteriore, il Diamondback avrebbe dovuto essere in grado di attaccare i bersagli anche frontalmente. Nello specifico, un documento del NOTS fa riferimento all’ingaggio di bombardieri Mach 2 (a 70.000 piedi) e caccia (a 40.000 piedi) “sia in avvicinamento anteriore che posteriore, a distanze di tiro di 10-15 miglia”. Questo era un vantaggio che sarebbe stato reso possibile dal seeker radar, mentre i seeker a infrarossi dell’epoca erano efficaci solo in un attacco di coda.
Cancellazione e sviluppi successivi
Secondo i resoconti disponibili, gli studi sul Diamondback presso il NOTS ebbero generalmente successo. Tuttavia, i lavori sul progetto si interruppero intorno al 1958. A quanto pare, la Marina vedeva un limitato impiego operativo per un missile di questo tipo. Ciò potrebbe essere stato determinato dal fatto che era l’Aeronautica statunitense ad avere la responsabilità primaria della missione di difesa interna, per la quale un missile “ammazza-bombardieri” pesante era molto più adatto.
È bene ricordare che la Marina contribuì brevemente al North American Air Defense Command (NORAD) in modo formale, ma ebbe una sola squadriglia assegnata a tale compito. Si trattava della All-Weather Fighter Squadron 3, o VF(AW)-3, che operava con l’F4D Skyray per conto del comando alla fine degli anni ’50 e che aveva base presso la Naval Air Station North Island, in California.
Persa la funzione di protezione anti bombardiere, il super missile Diamondback, per quanto avanzato, e costoso, perdeva molto del proprio senso, e quindi il progetto fu messo da parte. Peccato, avremmo potuto avere il primo missile nucleare aria aria. Visot l’uso intensivo dei Phantom II della Marina in Vietnam, non è neppure ipotizzabile un suo uso.
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.
L'articolo Progetto Diamondback: quando gli USA svilupparono un missile aria aria a testata nucleare! proviene da Scenari Economici.