Per i neolaureati italiani stipendi medi più alti, ma restano i più poveri d’Europa

Gli stipendi d’ingresso in Italia crescono, ma i neolaureati restano tra i più poveri in Europa. Ecco i dati Mercer 2024 su salari e settori

Jan 18, 2025 - 11:46
Per i neolaureati italiani stipendi medi più alti, ma restano i più poveri d’Europa

Nuovi dati Mercer confermano l’acqua calda: gli stipendi dei neolaureati italiani sono tra i più bassi d’Europa. Nell’analisi “Total Remuneration Survey 2024” troviamo i trend retributivi di 2.700 ruoli in circa 700 aziende sul territorio italiano. Ne emerge che la retribuzione d’ingresso al primo impiego in Italia è di circa 30.500 euro, una cifra superiore del +5,4% rispetto ai dati 2021. A trainare i risultati dell’analisi sono i settori più remunerativi, dalle scienze mediche (+8% rispetto alla media italiana) all’energia (+5% rispetto alla media italiana). Altri settori invece proseguono il trend già noto, ovvero stipendi medi inferiori e in calo.

La somma delle esperienze, anche per i casi di crescita degli stipendi medi al primo impiego, è che i giovani italiani restano tra i più poveri d’Europa.

Crescono gli stipendi d’ingresso: fino a 30mila euro al primo impiego

Secondo lo studio Mercer, la retribuzione media al primo impiego in Italia nel 2024 è salita a 30.500 euro, segnando un incremento del 5,4% rispetto al 2021. L’aumento evidenzia una leggera crescita nel mercato del lavoro italiano, anche se rimane distante dai livelli europei più competitivi.

Tra i settori che hanno contribuito maggiormente a questo trend positivo spiccano:

  • il settore Life Science, con uno stipendio medio di 33.000 euro (incremento dell’8% rispetto alla media nazionale);
  • il settore Energia, dove i neolaureati percepiscono circa 32.167 euro (pari a un aumento del 5%).

Al contrario, comparti come il Manifatturiero, l’High Tech e i Servizi non finanziari si attestano sotto la media, con variazioni negative rispettivamente dell’-1%, dell’-1% e dell’-8%. I dati riflettono un panorama disomogeneo, dove solo alcune nicchie, che corrispondono anche alle lauree più richieste, riescono a garantire stipendi più competitivi ai giovani professionisti.

Il confronto europeo: l’Italia ancora fanalino di coda

Nonostante l’aumento registrato, i neolaureati italiani continuano a essere tra i meno pagati d’Europa. Con una retribuzione media di 30.500 euro, l’Italia si posiziona nelle ultime posizioni della classifica continentale, superando solo la Spagna (28.500 euro) e la Polonia (16.675 euro). Al vertice troviamo invece Paesi come la Svizzera, dove i neolaureati guadagnano in media 86.722 euro, seguita da Germania (53.300 euro) e Austria (51.100 euro), che sono tra i Paesi migliori dove lavorare dopo la laurea.

Il divario salariale non è solo un dato economico, ma una delle cause principali della cosiddetta “fuga di cervelli” che caratterizza il panorama italiano. Marco Morelli, Ceo di Mercer Italia, ha sottolineato come i giovani italiani siano spinti a cercare opportunità all’estero per ottenere stipendi più competitivi. “La scarsa competitività dei salari italiani – commenta Morelli – influenza le scelte professionali dei giovani, spingendoli verso mercati più remunerativi”.

Mercato del lavoro poco competitivo: gap nei percorsi di carriera

Il problema degli stipendi comunque non si limita al primo impiego, ma persiste lungo tutta la carriera. I dati Mercer mostrano che i professionisti italiani a livelli più avanzati percepiscono una retribuzione media di 77.647 euro, ben il 24% in meno rispetto alla media europea di 101.860 euro. Anche in questo caso, l’Italia si colloca nelle ultime posizioni, sopra solo alla Polonia (65.408 euro).

Il divario retributivo, al contrario, si riduce nei ruoli apicali. Gli executive italiani, con uno stipendio medio di 285.156 euro, si avvicinano alla media europea di 317.826 euro, distanziandosi solo del 10%. Tale gap evidenzia una criticità strutturale del mercato del lavoro italiano: l’incapacità di valorizzare il talento lungo tutto il percorso professionale.

Secondo Morelli, la sfida per le imprese italiane è duplice: investire in politiche retributive più equilibrate e creare ambienti lavorativi capaci di trattenere i migliori talenti. “Bisogna offrire percorsi di formazione continua, trasparenza nelle offerte, flessibilità e benessere sul luogo di lavoro. Solo così le aziende potranno attrarre e trattenere i giovani di cui l’Italia ha bisogno per innovare e crescere”.