Non solo dazi: tutte le ritorsioni della Cina su gas, petrolio, auto e Google
La Cina ha risposto ai dazi di Trump applicando imposte sulle importazioni di Gnl, carbone, petrolio, automobili e non solo. Pechino ha anche limitato il commercio di metalli e messo sotto indagine Google. Tutti i dettagli
La Cina ha risposto ai dazi di Trump applicando imposte sulle importazioni di Gnl, carbone, petrolio, automobili e non solo. Pechino ha anche limitato il commercio di metalli e messo sotto indagine Google. Tutti i dettagli
In risposta ai nuovi dazi del 10 per cento imposti da Donald Trump, la Cina applicherà delle tariffe sulle importazioni di gas liquefatto, carbone, petrolio, macchinari agricoli e alcune tipologie di veicoli dagli Stati Uniti, i suoi principali partner commerciali; inoltre, aprirà un’indagine antitrust sulla società tecnologica americana Google.
I dazi cinesi entreranno in vigore il 10 febbraio e avranno un’aliquota del 10-15 per cento; quelli statunitensi sono attivi da oggi, invece. Pechino ha anche annunciato ulteriori restrizioni al commercio di metalli rari, come il tungsteno – di cui è la maggiore produttrice al mondo, con una quota dell’80 per cento del totale globale – e il paratungstato d’ammonio
GUERRA COMMERCIALE OPPURE NO?
Lo scoppio di una “guerra commerciale” tra le due maggiori economie mondiali è probabile ma non certo, visto che lo scambio di dazi tra i tre paesi del Nordamerica è stato congelato per trenta giorni a seguito dei colloqui di Trump con il primo ministro canadese Justin Trudeau e con la presidente messicana Claudia Sheinbaum. Nei prossimi giorni ci si aspetta una conversazione tra Trump e il presidente cinese Xi Jinping.
I DAZI CINESI
Il ministro delle Finanze della Cina ha detto che i dazi statunitensi violano le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio e danneggiano la “normale cooperazione economica e commerciale” tra Pechino e Washington.
Il carbone e il gas liquefatto (Gnl) statunitensi saranno soggetti a un’imposta del 15 per cento, mentre il petrolio, i macchinari agricoli, le automobili di grossa cilindrata e i pick-up a una tariffa del 10 per cento.
Gli Stati Uniti sono i primi esportatori di Gnl al mondo: nel periodo gennaio-novembre 2024 le esportazioni in Cina sono valse meno del 3 per cento del totale; d’altra parte, l’anno scorso l’America è stata la provenienza del 6 per cento del Gnl importato dalla Cina. Le società cinesi possiedono diversi contratti di fornitura a lungo termine con gli esportatori americani di combustibile liquefatto, ma in genere preferiscono rivendere questi carichi su mercati più redditizi (come quello europeo) anziché consumarli.
L’INDAGINE SU GOOGLE
Oltre ai dazi, le autorità cinesi hanno annunciato anche l’apertura di un’indagine su Google per presunte violazioni della legge antimonopolistica. La maggior parte dei servizi di Google, incluso il suo motore di ricerca, sono bloccati in Cina, ma la società tra comunque profitto dalle inserzioni pubblicitarie delle aziende cinesi all’estero; inoltre, il sistema operativo Android è molto utilizzato dai produttori cinesi di smartphone.
Non sono note le entrate di Alphabet (la società madre di Google) in Cina, ma nel 2023 l’intera regione dell’Asia-Pacifico è valsa il 17 per cento delle vendite.
NEL MIRINO DELLA CINA ANCHE CALVIN KLEIN E TOMMY HILFIGER
In ultimo, il ministro del Commercio della Cina ha inserito Pvh, società statunitense di abbigliamento che possiede i marchi Calvin Klein e Tommy Hilfiger, in una “lista nera” di aziende considerate rischiose per la sicurezza nazionale: Pvh era stata indagata dalle autorità cinesi per la presunta discriminazione verso il cotone coltivato nella regione dello Xinjiang, dove Pechino è accusata di violazione dei diritti umani della minoranza uigura.
Nella lista in questione è stata aggiunta anche la società americana di biotecnologie Illumina.