Nebbia, cime tra le nubi e galaverna: belle opportunità per il fotografo

Alcuni spunti, per fotografare il paesaggio in situazioni diverse, dove le cime giocano con la nebbia, cambiano, si trasformano e mutano la loro estetica tra uno scatto e l'altro L'articolo Nebbia, cime tra le nubi e galaverna: belle opportunità per il fotografo proviene da Montagna.TV.

Feb 3, 2025 - 07:12
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Nebbia, cime tra le nubi e galaverna: belle opportunità per il fotografo

La fotografia di paesaggio, in genere, attira l’attenzione dell’osservatore quando ritrae qualcosa di inconsueto. Un tramonto, per esempio, è considerato un momento speciale quando le nubi, o le montagne, o parti del soggetto assumono tonalità cromatiche particolari, inconsuete, tingendosi  delle varie sfumature di rosa, arancione e rosso. Sono colori effimeri che durano pochi minuti. Normalmente il cielo non è certo rosso! Proprio per questo motivo, queste tonalità diventano particolarmente attraenti per chi guarda le immagini. Lo stesso discorso vale per una nevicata improvvisa, in un luogo dove la coltre bianca non è così frequente, oppure totalmente fuori stagione.

Nebbia in quota

La nebbia rientra in questa “casistica fotografica”, ovvero è un elemento inconsueto, diverso che trasforma il paesaggio, rendendolo differente dal normale: alberi “morbidi”,  profili “disegnati”, altipiani “onirici” divengono elementi esteticamente nuovi, per una fotografia originale. In montagna, la nebbia è spesso presente in momenti diversi e difficilmente prevedibili. Spesso si alternano situazioni di sole e nebbia, con i raggi che filtrano, oppure attimi di pioggia e nubi, più o meno spesse. Attenzione, la nebbia porta anche umidità che, a volte nel  bosco o nel fotografare il sottobosco, può creare una sorta di effetto pioggerellina che, insieme al freddo, richiede qualche precauzione per le lenti, come l’utilizzo di un filtro neutro di protezione, oppure un filtro UV, in modo da difendere le ottiche. Ho parlato di protezione dell’attrezzatura anche in questi capitoli:
Come proteggere l’attrezzatura fotografica durante un’escursione in montagna 
Come fotografare e proteggere l’attrezzatura quando fa freddo 

Il Monte Rosa dalla cima della Becca di Trécare (3033 m), tra Val d’Ayas e Valtournenche, in Valle d’Aosta. L’alternarsi di nubi e cielo è evidente ed era continuo. Nikon Z 7; Nikkor 70-200 f4; iso 100; f8; 1/250

Teleobiettivi e grandangolo 

Da un punto di vista tecnico, da ricordare che i teleobiettivi comprimono i piani, quindi anche gli strati di nebbia, creando un’immagine molto soffusa e accentuando l’effetto nebbia. Usando diaframmi aperti,  diminuisce la profondità di campo, quindi la nebbia risulterà maggiore. Se la nebbia è molto intensa , prestate attenzione alla mancanza di contrasto. In questi casi, per rendere più leggibile il soggetto, può essere opportuno usare ottiche meno lunghe e diaframmi un poco più chiusi, aumentando la profondità di campo.  Se la nebbia è intensissima, avvicinatevi al soggetto e usate un grandangolo che, grazie alla dilatazione dei piani, renderà gli strati di nebbia visivamente meno intensi e più labili. 

Il Monte Rosa, tra la nebbia, in un momento effimero, con un contino alternarsi, una sorta di “vedo e non vedo”. In questi casi, la cosa più importante diventa la velocità di esecuzione. La fotografia di paesaggio, in genere, dovrebbe essere un genere lento e riflessivo, con programmazione e attesa delle giuste condizioni. A volte, però, è proprio il caso di cogliere l’attimo, un processo in antitesi con la pazienza necessaria nella maggior parte dei casi e delle situazioni fotografiche. Nikon D800; Nikkor 70-200 AFG; f 4. 1/100; f8; 200 iso

Iso e treppiede

Usate iso bassi, per ottenere immagini senza rumore digitale, anche perché la nebbia tende a diffondere la luce del sole e, spesso, consente di scattare con tempi di posa abbastanza veloci. A volte è necessario anche scattare in fretta, visto che l’estetica del paesaggio e delle cime cambia molto repentinamente. Detto questo, come per la “normale” fotografia di paesaggio, sarebbe sempre opportuno aiutarsi con un treppiede.  

Le poco riconoscibile falde del gruppo di Cima Brenta, nelle Dolomiti del Brenta. Il bello della nebbia, qui associata alle nubi, è proprio rendere diversa l’estetica delle montagne e celarle allo sguardo. La composizione, in questo caso, è centrale, con lo sperone roccioso sito proprio nel mezzo. Nikon Z 7; Nikkor 70-200 f4; iso 200; f8; 1/100

Equilibrio tra contrasto e immagine soffusa

Occhio alla post produzione, soprattutto sul  “contrasto” che tende a diminuire l’effetto nebbia. In questi casi è opportuno bilanciare il rapporto tra nebbia e contrasto, in modo da ottenere il risultato che si è previsualizzato in precedenza.

Campanile e Cima Val di Roda, nelle Pale di San Martino. L’alternarsi di nebbia e cielo, rende l’estetica delle montagne sempre diversa, celandone una parte o rivelandone un’altra, nel giro di pochissimo tempo, a volte anche secondi: un vero “parco giochi”, per il fotografo che può scattare in velocità, ottenendo risultati sempre diversi. Fujifilm XT 3; XC50-230mmF4.5-6.7 OIS; 1/300 sec; f/8; ISO 400
L’immagine è la sessa della precedente, convertita, però, in monocromia. In effetti queste situazioni si prestano molto ad una visione in bianco e nero. La conversione è stata effettuata con Silver Efex Pro, della Nik Collection

Bilanciamento del bianco

Per il bilanciamento del bianco, consiglio di lasciarlo in automatico e, se necessario, di intervenire successivamente in post produzione, a patto di scattare sempre in formato raw, in modo da poterlo modificare al computer. 

Le bacche rosse sono un soggetto interessante in un paesaggio bianco, quasi monocromatico. Quando ci muoviamo in montagna, in situazioni nebbiose, a volte è presente anche la galaverna. Diventa, quindi, interessante cercare un punto colore. Il discorso è valido anche per soggetti di close up, o macro fotografia, come questi. La giornata era nuvolosa, con una tenue luce soffusa, ideale per il ritratto di una persona, ma non per un’immagine di questo genere. Ho utilizzato, quindi, il flash, mixando la luce ambiente con quella artificiale, in modo da avere lo sfondo luminoso, quasi come il primo piano e non scuro e poco naturale. Il lampeggiatore, un Sb 600, è stato utilizzato staccato dalla fotocamera (con cavo sc 17), in modo da poter orientare il fascio di luce lateralmente. Ho misurato la luce ambiente e ho regolato il flash alla stessa intensità (brevemente: reflex in M, misurate l’esposizione, poi aggiungete il flash). La messa a fuoco è sulla prima bacca a sinistra. La fotocamera era la Nikon D800, con Nikkor 105 AFS 2,8 micro. (diaframma f16; 1/30 di secondo, treppiede. Iso 100)

Colore o bianco e nero?

Colore o bianco e nero, questo genere di fotografia può regalare momenti magici, rendendo indimenticabili attimi di tranquillità e impercettibili silenzi in un ambiente ovattato, avvolto da una “nebbia impalpabile e scialba”, come scrisse il Pascoli. Sono molto interessanti, quindi, anche gli scatti che verranno poi convertiti in post produzione, in monocromia. Ho parlato del paesaggio in bianco e nero, anche in questo capitolo: Come fotografare in bianco e nero il paesaggio di montagna.

Questa foto di foglie è stata scattata ai margini di un bosco, in una freddissima mattina invernale. Il punto di forza sono le forme filiformi della galaverna. In questo caso era molto importante che le foglie fossero bene isolate dallo sfondo. In caso contrario, l’immagine sarebbe risultata poco efficace e uno sfondo leggibile avrebbe distolto l’attenzione dell’osservatore dalle foglie in primo piano. Il diaframma è comunque chiuso, perché con il soggetto vicino alla lente, la profondità di campo diminuisce ed era necessario avere le foglie nitide. Nikon D800; Micro Nikkor 60 2,8. f16; 1/100; 400 iso. Eh sì…questa volta, ho alzato gli iso, invece di usare saggiamente il treppiede, che era rimasto al caldo, nel bagagliaio dell’auto. Diciamo che, sino a 400 iso, il rumore digitale non è un problema grave

C’è anche la galaverna

In inverno, si pensa sempre alla neve come elemento caratteristico del paesaggio, oppure alla presenza di nubi o nebbia. Pure la galaverna, però, può dare spunti notevoli,  anche perché è un elemento che non si verifica di frequente. La temperatura deve essere molto bassa, con un tasso umidità piuttosto elevato: piante, foglie, bacche e cortecce si adornano di caratteristiche forme bianche, in verità piuttosto effimere. Si scatta, infatti, poco dopo il sorgere del sole, altrimenti il susseguente aumento della temperatura annulla l’effetto bianco, così peculiare.  

Alberi, nebbia e controluce. Una folata di vento alza la neve che corre tra i larici secchi, nella località di Crampiolo, all’Alpe Devero. A volte è il vento che disegna forme inconsuete e rende la foto diversa e attraente. Ho già parlato, in maniera più specifica della fotografia di alberi, in stagione invernale. Nikon D800; Nikkor 24-70 f 2,8 AFG; 1/500; f/11; ISO 100

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