Moria di massa in mare: 30mila pesci sono morti soffocati al largo dell’Australia

Circa 30mila pesci sono stati trovati morti al largo della costa dell’Australia Occidentale: una moria spaventosa cui è senz’altro da collegare la crisi climatica. Lo fa sapere un’analisi del gruppo non-profit Climate Central che ha scoperto come le acque al largo dell’Australia Occidentale siano colpite da ondate di calore marine prolungate ormai da settembre e...

Feb 5, 2025 - 15:31
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Moria di massa in mare: 30mila pesci sono morti soffocati al largo dell’Australia

Circa 30mila pesci sono stati trovati morti al largo della costa dell’Australia Occidentale: una moria spaventosa cui è senz’altro da collegare la crisi climatica.

Lo fa sapere un’analisi del gruppo non-profit Climate Central che ha scoperto come le acque al largo dell’Australia Occidentale siano colpite da ondate di calore marine prolungate ormai da settembre e come il cambiamento climatico abbia reso l’ondata di calore marino 20 volte più probabile (e, nel periodo più colpito – a novembre – anche fino 100 volte più probabile).

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Le ondate di calore si verificano quando un’area supera il 90% delle temperature registrate per quel periodo dell’anno per almeno cinque giorni consecutivi e le regioni al largo della costa nord-occidentale erano le più calde, con temperature oceaniche di 1,5 °C superiori alla media in un periodo di cinque mesi e talvolta di 4 °C o 5 °C superiori in superficie.

È possibile che lo stress termico prolungato dovuto alle condizioni dell’oceano sia associato alla moria dei pesci – spiega il portavoce del Dipartimento delle Industrie Primarie e dello Sviluppo Regionale (DPIRD) Nathan Harrison. A seguito del recente ciclone tropicale, la forza dell’ondata di calore marina è diminuita. Tuttavia, ci stiamo muovendo verso i mesi estivi a più alto rischio.

Le temperature della superficie del mare sono di circa 4-5 gradi centigradi al di sopra della media a lungo termine e qui, da queste parti, il calore ha iniziato ad aumentare nel nord a settembre per poi insinuarsi lentamente nella parte occidentale dell’Australia, con l’oceano che si è riscaldato in superficie.

Secondo Matt Rayson, oceanografo dell’Università dell’Australia Occidentale, il 90% dell’energia extra intrappolata dai gas serra è stata immagazzinata nell’oceano, aumentando la probabilità di ondate di calore oceaniche. Oltre agli effetti sulla vita marina, questa energia aggiuntiva potrebbe tradursi in eventi meteorologici gravi, compresi i cicloni tropicali.

Le ondate di calore marine, insomma, non sono per niente casuali ma collegate al cambiamento climatico e diventavano più intense e frequenti man mano che noi continuiamo a inquinare l’atmosfera.

Gli esseri umani stanno influenzando il pianeta in molti modi. Siamo abituati a pensare a come ci colpisce sulla terraferma, ma sta influenzando tutto sul pianeta, e l’oceano è una parte così grande del nostro pianeta, concludono gli studiosi.

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