Il potere sta perdendo il controllo della realtà?

Non solo la sortita di Trump su Gaza... Il corsivo di Battista Falconi

Feb 6, 2025 - 15:57
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Il potere sta perdendo il controllo della realtà?

Non solo la sortita di Trump su Gaza… Il corsivo di Battista Falconi

L’exploit di Donald Trump su Gaza “riviera” mediorientale ha scatenato un’eco planetaria quasi ecumenicamente perplessa o contraria, fino a sollevare accuse esplicite di follia, politica e psichica. Per quanto fossimo preparati, il presidente Usa ha superato se stesso sul piano provocatorio e solo una minoritaria parte di osservatori valuta che con questo sistema, in realtà, cerchi di ottenere un risultato molto pragmatico, costringere le parti a sedere a un tavolo, così come sta in effetti accadendo per la questione dazi con Messico e Canada nonché probabilmente, in un prossimo futuro, con Ue e Cina.

Ma se così stanno le cose, se la minaccia di rovesciare il tavolo è l’unico modo per convincere i commensali a sedersi e trattare, abbiamo l’ennesima conferma che il potere sta perdendo il controllo della realtà. Dobbiamo attenderci altre sparate, dopo le paventate uscite contro OMS e ONU, la ridefinizione toponomastica e geopolitica di Panama, Golfo del Messico, Groenlandia? In questo scenario il sorpasso a destra, per così dirla, è tale che Orban e Milei appaiono già due dilettanti moderati.

Tant’è, questo è il mood e le audizioni di Nordio e Piantedosi, in sedicesimo, lo riproducono. Battute mediocri come “presidente del coniglio” guadagnano la top ten social e mediatica, il dibattito si arroventa nell’hype delle nuove, quotidiane puntate: Albania, Almasri, Caputi, Paragon… Usiamo solo alcune delle parole chiave che alla maggior parte del pubblico generalista probabilmente dicono poco e nulla: la velocità con cui il “caso” del giorno cerca di imporsi all’attenzione è tale che solo i maniacali cronisti dedicati riescono a gestirla, parliamo di non più di qualche centinaio di persone.

Al fondo, il rumore che giunge ai non addetti è quello dei “servizi”, l’idea di un deep state che trama, briga, fa e disfa, pro o contro l’uno o l’altro. Questione che si potrebbe stigmatizzare con il moralismo del “Pinocchio”, dell’insincero sgomento per il regime che occulta e mente; oppure risolvere opponendo come una saracinesca il “segreto di Stato”, assumendosi il peso della scelta; oppure ancora, come sta accadendo, la si potrebbe mantenere in vita con le audizioni degli esponenti di governo coinvolti nei casi citati.

Solo un paio di considerazioni. La prima è che, per quanto opinabile, il percorso finora seguito dal governo Meloni fa rifulgere per l’ennesima volta la sua insostituibilità. Come a dire: noi forse sbaglieremo, ma voi non siete in grado di sostituirci, forse non ne avete nemmeno intenzione. Quale parlamentare di minoranza affronterebbe il rischio di un’elezione, quale giornalista ostile rischierebbe la riduzione dei fondi per l’editoria? Meglio il certo odierno. Si dice che le attuali opposizioni siano una garanzia per il Presidente del consiglio, ma è almeno altrettanto vero il contrario.

Il governo vero, il potere reale, è poi tutt’altro discorso e conferma la difficoltà di gestire il reale con leggi e voti. Prato alluvionata, le città fuorilegge per smog, l’assoluzione per la morte dei fratellini uccisi da un “vulcanello”, il rigassificatore di Piombino – per citare solo qualche tema ambientale locale, spulciando nelle pieghe di quella cronaca reputata minore e che invece insegna molto – dicono che gli amministratori sono investiti da responsabilità soverchianti. La metafora di Frodo usata da Arianna Meloni per la sorella Giorgia è efficace per questo: l’hobbit protagonista della saga tolkeniana non è un supereroe e non è esente da errori e debolezze, ma si sobbarca un lavoro dall’esito incerto e dall’onere pesante.