Il flop delle colonnine per auto elettriche in Italia. Dai bandi del Pnrr avanza mezzo miliardo di euro. E il governo ora pensa a come non perdere i soldi

Dei 640 milioni messi a disposizione per costruirle, ne sono stati assegnati solo 96. Il ministero dell'Ambiente, a quanto apprende Open, starebbe valutando di dirottare altrove i fondi europei avanzati L'articolo Il flop delle colonnine per auto elettriche in Italia. Dai bandi del Pnrr avanza mezzo miliardo di euro. E il governo ora pensa a come non perdere i soldi proviene da Open.

Jan 19, 2025 - 08:43
Il flop delle colonnine per auto elettriche in Italia. Dai bandi del Pnrr avanza mezzo miliardo di euro. E il governo ora pensa a come non perdere i soldi

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Il Pnrr avrebbe dovuto incentivare la costruzione di oltre 18mila colonnine di ricarica per le auto elettriche in Italia. Se tutto va bene, ne verranno realizzate appena 3.800, poco più di un sesto di quelle preventivate. I dati diffusi da aziende e associazioni di categoria testimoniano un vero e proprio flop dei bandi indetti dal ministero dell’Ambiente, che avrebbero dovuto dotare l’Italia di una rete capillare di infrastrutture di ricarica rapida per i veicoli a batteria ma rischiano di cambiare ben poco la situazione. Dei 640 milioni messi a disposizione dal governo, soltanto 96 milioni sono stati assegnati: 52,7 per realizzare stazioni di ricarica nei centri urbani e 43,9 milioni per le strade extraurbane. Nelle casse del ministero di Gilberto Pichetto Fratin resta dunque un tesoretto tutt’altro che trascurabile: circa mezzo miliardo di euro di fondi del Pnrr, che il governo – a quanto apprende Open – starebbe pensando di dirottare altrove per non rischiare di dover restituire tutto all’Europa.

Il flop del primo bando del Pnrr

Il primo bando del ministero dell’Ambiente per la realizzazione di stazioni di ricarica per auto elettriche risale al 2023. «Non si presentò quasi nessuno, c’erano limiti molto stringenti sul numero minimo di colonnine da realizzare in ogni area geografica, anche in quelle con una domanda bassa o quasi nulla», spiega Eugenio Sapora, general manager per l’Italia di Electra. La sua azienda, specializzata proprio nella ricarica dei veicoli elettrici, è tra i principali beneficiari dei fondi del Pnrr: 12 milioni di euro che consentiranno a Electra di costruire 700 nuovi punti di ricarica ultraveloce. A fine 2024, l’Italia contava circa 60mila punti di ricarica distribuiti lungo la Penisola, ma solo una piccola percentuale – circa il 6% – è costituita da colonnine ultraveloci, in grado di ricaricare le batterie di un’auto elettrica in 15-20 minuti. Ci sono diverse cause per cui il primo bando del Pnrr è andato quasi deserto: i tempi di realizzazione stringenti imposti dal Pnrr, le complessità legate all’individuazione delle aree idonee ma anche la reticenza degli operatori del settore a investire laddove la domanda di mobilità elettrica è ancora molto bassa, per esempio in alcune province del Sud, e non garantisce un rientro dall’investimento.

I due nuovi bandi del 2024

Le aziende hanno fatto notare tutte queste criticità al ministero, che nell’estate del 2024 ha pubblicato un secondo bando. Il risultato: sono arrivate più offerte rispetto all’anno precedente, ma ancora non abbastanza per convincere le aziende a costruire colonnine nelle zone più indietro nella transizione verso la mobilità elettrica. «Alcuni lotti sono andati esauriti, soprattutto in Lombardia e in Alto Adige, dove transitano tanti turisti tedeschi. Ma ci sono altre aree dove non si è presentato nessuno, per esempio in Calabria e nella provincia di Matera», spiega Sapora. Dopo il flop del secondo bando, il ministero dell’Ambiente ha deciso di provarci un’altra volta, abbassando ancora di più le quote minime di infrastrutture di ricarica da realizzare nelle province a più bassa domanda di mobilità elettrica. «Il terzo bando è stato sicuramente più attrattivo per gli operatori del settore ma abbiamo avuto poche settimane di tempo per prepararci. E alla fine si sono presentati in pochi», continua il manager di Electra.

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ANSA/Riccardo Antimiani | Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin

La “tagliola” di fine 2025

Anche dopo il terzo bando, insomma, gran parte dei soldi messi a disposizione dal ministero sono rimasti inutilizzati. Dei 640 milioni stanziati dal governo, soltanto 96 sono andati a finire agli operatori. E la cifra rischia ora di ridursi ulteriormente, perché quei soldi risultano assegnati solo sulla carta. «Per beneficiare delle sovvenzioni dobbiamo non solo costruire le stazioni di ricarica, ma anche attivarle, entro la fine del 2025. Ma l’attivazione è in capo agli operatori della rete elettrica, non dipende da noi», precisa Sapora. Secondo il manager di Electra, è difficile che tutti quei 96 milioni saranno effettivamente assegnati alle aziende, perché c’è il rischio concreto che molte stazioni di ricarica non saranno attivate in tempo. «Se si arriva ad assegnare anche solo la metà di quei fondi – commenta Sapora – sarebbe oro che cola».

Che fine faranno i 500 milioni di euro avanzati?

Se anche le aziende dovessero riuscire a completare tutte le 3.800 colonnine di ricarica finanziate, il ministero dell’Ambiente si ritroverebbe a fine 2025 con oltre mezzo miliardo di euro di fondi del Pnrr rimasti inutilizzati. A questo punto, il governo Meloni si trova di fronte a un bivio: pubblicare per l’ennesima volta un bando per la costruzione di colonnine di ricarica (con il rischio che vada esattamente come i bandi precedenti) oppure spostare le risorse altrove, così da non dover restituire la somma a Bruxelles? In questo momento, spiegano a Open fonti del ministero dell’Ambiente, si stanno vagliando tutte le ipotesi. La linea che prevale, però, è quella secondo cui sia ormai inutile accanirsi su un altro bando, considerato che finora il mercato non ha risposto come si sperava, anche dopo la proroga delle scadenze e gli incontri organizzati con tutti gli stakeholder. Nelle prossime settimane, rivelano le stesse fonti del Mase, inizierà il negoziato per la nuova rimodulazione del Pnrr e il governo valuterà tutte le ipotesi per mettere in sicurezza le risorse del piano. Compresi quei 500 milioni di euro, destinati alle colonnine di ricarica, rimasti inutilizzati.

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ANSA/Fabio Frustaci | La premier Giorgia Meloni insieme a Raffaele Fitto, ex ministro e oggi commissario europeo

Foto di copertina: ANSA | Colonnine per la ricarica di veicoli elettrici installate a Genova

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