I tiktoker fanno flop: “Dottò, non ci hanno invaso”. A Roccaraso solo 57 bus

Un influencer contro il sindaco: chieda scusa ai napoletani. Chiusi molti negozi. E il macellaio si lamenta: “Avevo preso 500 arrostici, ne ho venduti la metà”

Feb 3, 2025 - 06:40
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I tiktoker fanno flop: “Dottò, non ci hanno invaso”. A Roccaraso solo 57 bus

Roccaraso (L’Aquila), 3 febbraio 2025 – È cominciato tutto con un’idea innocente: portare il nipotino Mick a sciare a Roccaraso, più precisamente al Pratello. Una bella domenica sulla neve, aria fresca, discese facili e divertenti e magari una cioccolata calda con panna a fine giornata. C’è però da fare i conti con l’orda in arrivo da Napoli. Conviene muoversi? Mick è carico a molla, io meno, temo gli ingorghi e il caos. Il ragazzino sogna, invece, di sfrecciare giù per le piste, mentre io, più realisticamente, ho l’incubo di trovare parcheggio e dover scalare a piedi la montagna con il sudore dello sherpa che trascina sci e scarponi al nipote.

Turisti risalgono sui pullman dopo la gita a Roccaraso
Turisti risalgano sui pullman dopo la gita a Roccaraso, 02 febbraio 2025. ANSA/EMANUELE VALERI

Non faccio in tempo a varcare il casello di Caianello che capisco subito che non vedrò le invasioni degli ultracorpi di domenica 26 gennaio. Scomparsi (in parte) come la neve che è sparita dal paese. Il richiamo forsennato dei tiktoker si è trasformato in una pernacchia uscita male. Dalle 8 del mattino vedo passare i bus, non tantissimi, per la verità: i vigili urbani e i carabinieri diranno che alle 10 ne hanno contati solo 57. La famigerata combo: offerte delle agenzie di viaggio a prezzo stracciato, venti-trenta euro, trasporto in pullman e, forse, anche una foto con un influencer ricettacolo di follower, ha fatto un mezzo flop. Però 4-5 mila gitanti ci sono, li vedo ai posti di blocco prima a Castel di Sangro poi sulla Statale 17 dove scendono dai bus e affrontano il ghigno del deputato verde, Francesco Emilio Borrelli che sfida un tiktoker che ha appena trasportato 150 gitanti: “Vi dovreste vergognare di portare gente che lascia la monnezza per strada – urla l’onorevole –. Voi non rappresentate Napoli, siete solo uno scuorno”.

Uno dietro l’altro, ragazzi con moon boot in prestito e famiglie con slittini di plastica, sciamano verso il paese, un altro centinaio, a bordo di mini van, si dirige al Pratello. A Mick non sembra importare il caos: ha gli occhi incollati al finestrino, a ogni tornante urla “Neveee!”. Poi si gira verso di me e sbuffa: “L’altro nonno (quello milanese, ndr) mi porta all’Aprica di mattina presto e lì non ci sono resse, o controlli della polizia o i fagottari”. Rosico un po’, fino a trovare il miraggio di un posto auto. Vedo sbucare un tiktoker che si riprende con un microfono improvvisato. “Ragaaa! Pratello sold out, pazzesco! Guardate che affluenza!” esclama, mentre i suoi amici dietro fanno segno di vittoria. Davanti alla biglietteria, la fila è più lunga di quella per entrare al concerto di Vasco Rossi o alla Vigilia di Natale. Ma francamente mi aspettavo di peggio e perciò mi rassegno.

Dopo mezz’ora e una discussione con un signore convinto che il suo biglietto fosse valido anche per saltare la fila, ce l’abbiamo fatta. Mick è sugli sci, pronto a scendere. Io mi piazzo all’arrivo con un bombardino e la soddisfazione dell’eroe che ha compiuto la sua missione. Mentre aspetto e sorseggio arriva il frastuono di un gruppetto del quartiere Sanità che si fa l’aprés ski, a base di grappa e vodka. Dicono che sia un must per concludere la giornata sulla neve. Sarà, ma se mi sparano nella testa decibel a palla, io resisto poco. “Metti Geolier e Franco Ricciardi”, incitano il dj che, invece, impila musica techno.

Il ritorno a Roccaraso dalla montagna è sempre un’impresa, ma oggi sembra una di quelle giornate in cui anche Google Maps getta la spugna. I gitanti della domenica, vomitati dai bus, si sono riversati sulle stradine roccolane come un fiume in piena, incuranti delle auto, quasi passeggiassero in zona pedonale. E io, che dovrei conoscere ogni angolo del paese a memoria, con venti anni di onorato pagamento di Imu da seconda casa, inizio a chiedermi: “L’indirizzo di casa, dov’è di preciso?”. Il bambino mi guarda atterrito: “Nonno, mica ha dimenticato di nuovo le chiavi di casa?”. Mi aggiro rimbambito per il caos, finché incrocio una faccia amica. Il macellaio di fronte a casa è impegnato nel suo lavoro da “assediato”. È uno dei pochi rimasti aperti a Rocca, bar e salumerie hanno chiuso già alle 12: “Tanto qui vengono solo per andare al bagno”.

Il paese è una foto di negozi chiusi. Entro, voglio solo un pollo allo spiedo e qualche arrosticino, niente di che. Prendo il numero 92. Mi siedo e penso: finirò per essere servito verso sera. Il macellaio mi lancia uno sguardo sconsolato. Con il sorriso più forzato della storia, mi dice: “Dotto’, siamo stati occupati dai napoletani, ma stavolta non è stato come domenica scorsa o come ci aspettavamo. Avevo preso 500 arrosticini, quelli originali di pecora, ne ho venduti poco meno di duecento”.