I morti nel cantiere di Firenze: "Lavori fatti in fretta e male". Dopo un anno i primi indagati
Cinque operai furono travolti dal crollo di una trave durante la costruzione di un supermercato. La moglie di una delle vittime: "Mi sono sentita sollevata, non è finito tutto nel dimenticatoio".
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Una trave progettata in fretta e male, sotto le pressioni della committenza in ansia per i ritardi. Ma anche materiali scadenti, poco ferro nel cemento armato, e tecniche di montaggio approssimative: a monte della strage nel cantiere di via Mariti, a Firenze, dove si stava costruendo un supermercato Esselunga, la procura ipotizza una serie imperdonabile di marchiani errori che provocarono il crollo del solaio e la morte di cinque operai che si trovavano sotto: Luigi Coclite 60 anni, Mohamed Toukabri 54, Mohamed El Farhane, 24, Taoufik Haidar, 43, e Bouzekri Rahim, 56.
Era il 16 febbraio del 2024 e adesso, a quasi un anno di distanza, i possibili profili di responsabilità diventano più definiti: ieri, i pm Alessandra Falcone e Francesco Sottosanti, hanno notificato i primi avvisi di garanzia e ottenuto dal gip Antonella Zatini il sequestro dello stabilimento di Atri della Rdb Ita spa e Italprefabbricati di Atri (Teramo), la fabbrica dove la trave che, cedendo, avviò il disastro, è stata costruita e progettata. Della Rdb Ita sono indagati il suo rappresentante legale, Alfonso D’Eugenio, 79 anni, di Roseto degli Abruzzi, e il suo ingegnere responsabile dell’ufficio calcolo, Carlo Melchiorre, 59 anni, di Giulianova. Da un avviso di garanzia è stata raggiunto anche Marco Passaleva, ingegnere fiorentino di 70 anni che in via Mariti aveva il ruolo di direttore dei lavori per conto dell’immobiliare La Villata, la committente.
A questo "snodo essenziale", secondo il procuratore capo Filippo Spiezia, dell’inchiesta in cui si ipotizzano i reati di omicidio colposo, lesioni personali colpose e disastro doloso, si è giunti dopo una superconsulenza firmata dall’ingegner Stefano Podestà e mesi e mesi di interrogatori e accertamenti nell’area del crollo, analisi dei materiali, interpretazione di chat e mail a carico di chi aveva un ruolo in quel cantiere.
L’errore "macroscopico". Dalla consulenza di Podestà, emerge che la trave che ha ceduto, denominata TL309-2P, posizionata nel secondo impalcato del prefabbricato che avrebbe costituito lo scheletro del futuro supermercato a più piani, non era in grado di sostenere neanche il proprio peso, tant’è che il solaio venne giù dopo che era stata aggiunta appena una prima gettata di cemento. Sempre secondo la consulenza, altri elementi del progetto del prefabbricato non sarebbero stati in grado di reggere la struttura.
Impresa inadeguata. Per la procura, la Rdb Ita non era abituata a eseguire prefabbricati per opere complesse come quella di via Mariti. La scarsa esperienza e la poca organizzazione avevano fatto accumulare ritardi nella progettazione generale, nell’elaborazione delle schede di produzione che venivano richieste dalla committenza. I continui solleciti – di Esselunga tramite La Villata o della capofila Aep – hanno sortito l’effetto, secondo gli inquirenti, di una progettazione elaborata "in tempi stretti e in modo concitato".
Cemento poco armato. Ad aggravare il quadro indiziario, recepito nell’ordinanza con cui il giudice ha disposto i sigilli alla fabbrica abruzzese e confermato il sequestro dell’area di via Mariti, le condizioni degli elementi prefabbricati presenti sul cantiere. Nel “dente“ che sorreggeva la trave il quantitativo di acciaio presente è ritenuto "insufficiente", così come nei calcoli della progettazione l’armatura risulterebbe insufficiente rispetto ai carichi previsti. Altri problemi, è emerso dalle indagini, sono sorti nella fase di montaggio, sempre a causa dell’inadeguatezza o dell’errato dimensionamento dei prefabbricati. Su alcuni pezzi, poi, avevano staffe posizionate male. Un campanello d’allarme anche la presenza di “ragnatele“ sui tegoli, che avrebbero dovuto far sorgere dubbi sulla stabilità strutturale degli elementi. Problemi che si cristallizzano pure in un ordine di servizio del 28 dicembre 2023, un mese e mezzo prima della strage: il direttore dei lavori Passaleva manda le foto di una trave "scapezzata" con il martello pneumatico, avvertendo del pericolo che, con tale operazione, si potesse lesionare il calcestruzzo. "Appena saputo delle novità mi sono sentita sollevata – dice sospirando Simona Mattolini, vedova di Coclite –, vuol dire che non è finito tutto nel dimenticatoio".