Francesca Michielin a Sanremo 2025: “Canto la mia risalita. Sono più forte di prima”
La cantautrice torna in gara all’Ariston con il brano ‘Fango in paradiso’: “Quando ho scritto la canzone ero in piena crisi dopo un’operazione”
Roma, 2 febbraio 2025 – Benvenuti in paradiso. Anche se quello di Francesca Michielin è un po’ fangoso, inzaccherato, come quella vita che, nonostante la pretesa di mantenerla linda e immacolata inseguendo un ideale di perfezione che non esiste, qualche alone qua e là finisce inevitabilmente per lasciarlo. Il senso di un titolo come Fango in paradiso sta tutto qua, tra le macchie fisiche e sentimentali di quei 30 anni che la cantautrice bassanina compie il 25 febbraio. Anche se in vista del Festival di Sanremo qualche precauzione l’ha presa. “Mia nonna è devota a San Biagio che è il protettore della gola, oggi è il giorno della candelora così le ho detto di benedire qualcosa per me da portare a Sanremo” dice. “Le ho pure fatto ascoltare la canzone, ma spero tanto che non la canticchi in giro se no mi squalificano”.
Veniamo alle macchioline di mota.
“Ho scritto Fango in paradiso in un momento di estrema crisi. Sono, infatti, abituata ad avere il controllo su tutto quel che mi circonda, ma dopo un intervento invasivo come quello di un anno e mezzo fa (l’asportazione di un rene - ndr) mi sono trovata a fare i conti con un corpo che non funzionava più e che mi dava dolori infiniti. Non riuscivo a cantare, avevo il diaframma bloccato, il mondo m’era crollato addosso e mi chiedevo se sarei riuscita a tornare quella di prima”.
C’è riuscita con un brano che per la sua carriera diventa quello di ripartenza.
“Provandolo mi sono resa conto che è probabilmente il più fisico mai scritto e interpretato in vita mia, il più difficile da interpretare. Una chiara reazione a quanto accaduto. Oggi penso non solo che al mio corpo non manchi niente, ma di avere pure una consapevolezza più forte di prima”.
Una nuova Francesca.
“Ora sulla nefrectomia ci scherzo pure. Come ho detto in tv da Cattelan, se faccio acquisti qualcuno mi dice ‘guarda che questa cosa costa un rene’ rispondo ‘allora no grazie, perché se no poi resto al verde’”.
Perché ha scritto una ballad?
“Per puntare su qualcosa di molto classico da un lato e moderno dall’altro, richiamando un po’ lo stile del cantautorato pop che mi piace, quello di Taylor Swift e di Harry Styles”.
Per la serata del venerdì ha scelto con Rkomi La nuova stella di Broadway di Cremonini.
“Avevo pensato a Gli ostacoli del cuore di Elisa, ma anche ad A mano a mano di Cocciante o Luna dei Verdena, poi Rkomi ha proposto Cremonini e ci siamo trovati subito d’accordo”.
Con Cesare vi siete sentiti?
“Sì, ci ha ringraziati tantissimo della scelta e l’abbiamo sentito emozionato perché, evidentemente, non se l’aspettava. In certe occasioni, infatti, si tende sempre ad omaggiare i cantautori ‘classici’ non tenendo conto che Cremonini, tra i viventi, è uno dei più importanti che abbiamo. Col suo modo di scrivere ha influenzato la cultura it.pop. Basta pensare che un incipit come “Ma, da quando Senna non corre più…“ di Marmellata #25 potrebbe stare benissimo in una canzone di Calcutta come di Tommaso Paradiso”.
All’Ariston è arrivata seconda tanto nel 2016 con Nessun grado di separazione che nel 2021 con Chiamami per nome assieme a Fedez. Poi è tornata l’anno successivo in panni inusuali.
“Già, ho vissuto il mio Sanremo 2022 da una posizione molto privilegiata, perché quando dirigi l’orchestra per qualcuno, nel caso Emma, la fatica e l’ansia te le sei già lasciate alle prove. E poi vuoi mettere il divertimento di passare quindici giorni a Sanremo con un’amica libera da patemi?”
A un concerto per i suoi trent’anni chi inviterebbe?
“Jovanotti. Ma anche Damien Rice, Elisa, Cremonini”.
Regalo?
“Scrivere una colonna sonora”.
Magari per Joe Wright.