D’inverno sul “tetto” dei Sibillini. Il Monte Vettore e il rifugio Zilioli
Un classico e panoramico itinerario sale alla cima del Vettore toccando il piccolo rifugio. Nelle belle giornate d’inverno, salgono da qui decine di persone. Attenzione però, su questo percorso alpinistico occorrono la piccozza e i ramponi! L'articolo D’inverno sul “tetto” dei Sibillini. Il Monte Vettore e il rifugio Zilioli proviene da Montagna.TV.
Il “tetto” dei Sibillini, è frequentato tutto l’anno. D’inverno, quando la Valle del Lago è pericolosa a causa delle valanghe, alpinisti e scialpinisti diretti ai 2476 metri del Monte Vettore partono quasi sempre da Forca di Presta.
Il magnifico panorama dalla vetta include i Monti della Laga, il Gran Sasso, l’Amiata e il Terminillo, e nelle giornate più limpide anche il Mare Adriatico. A emozionare, però, sono soprattutto le vette vicine, con la parete rocciosa del Pizzo del Diavolo, percorsa da molte vie alpinistiche, e le creste di neve della Punta di Prato Pulito, della Cima del Lago e della Cima del Redentore.
Il primo a esplorare queste montagne d’inverno è stato Damiano Marinelli, un alpinista nato ad Ariccia, nel Lazio, e destinato a perire sulla parete Est del Monte Rosa. Fu lui, nel 1876, a effettuare con due montanari di Castelluccio le prime ascensioni invernali della Cima del Redentore e del Vettore, le cime più elevate della catena.
Oggi, sia in estate sia d’inverno, verso la cima del Vettore salgono moltissime persone. Il piccolo rifugio Zilioli, accanto alla vastissima Sella delle Ciaule che separa il Vettore dalla Punta di Prato Pulito, può essere la meta della gita se si è stanchi, o quando (e accade spesso) il vento spazza con violenza la zona.
La cresta della parte iniziale, dove il sentiero estivo passa più volte da un versante all’altro, e il ripido pendio che precede il rifugio devono essere affrontati con piccozza e ramponi. Quando la neve è ghiacciata occorre fare la massima attenzione.
Usare su questo percorso le ciaspole, come purtroppo qualcuno continua a fare, è un azzardo pericoloso. Gli escursionisti inesperti di alpinismo invernale possono salire in sicurezza affidandosi alle guide alpine delle Marche (www.guidealpinemarche.com) e delle regioni vicine.
Chi cerca dei percorsi più lunghi può salire anche alla Punta di Prato Pulito e alla Cima del Lago per la cresta che inizia dallo Zilioli, oppure salire al rifugio per il Canale dei Mezzi Litri, amato dagli scialpinisti, che si raggiunge da un vasto piazzale accanto alla strada che sale da Arquata del Tronto a Forca di Presta. Entrambi questi percorsi possono essere valutati PD.
Il vecchio rifugio Zilioli, costruito nel 1960, era una semplice casetta di pietra utile in estate agli alpinisti che affrontavano le vie del Pizzo del Diavolo. Più tardi, quando l’afflusso dei visitatori è aumentato, le sue condizioni si sono deteriorate a causa dei vandalismi, delle scritte e dell’immondizia abbandonata.
Nella notte tra il 23 e il 24 agosto 2016, il rifugio è stato reso inagibile dalle scosse di terremoto che hanno devastato Arquata del Tronto e Amatrice. I 14 scout all’interno se la sono vista brutta ma non hanno avuto danni. Il nuovo e tecnologico rifugio (in realtà è un bivacco) è stato inaugurato alla fine del 2020 dalla Sezione di Ascoli Piceno del CAI.
Il locale principale non è utilizzabile d’inverno, ma lo sarà nuovamente dal 5 aprile, prenotando attraverso il sito. E’ sempre aperto, invece, un locale di emergenza con 4 cuccette, ma privo di coperte. L’unica acqua disponibile sull’intero itinerario è quella di fusione della neve.
L’Itinerario: da Forca di Presta alla Sella delle Ciaule e al Vettore
Partenza: Forca di Presta (AP)
Dislivello: + 950 m
Tempo: 5 ore a/r
Difficoltà: F (facile ascensione con piccozza e ramponi). D’estate è un sentiero E
Quando andare: da dicembre ad aprile
Dal valico di Forca di Presta (1536 m) si segue il crinale, percorso da un sentiero a volte visibile anche con la neve, che si alza verso le cime dei Sibillini. Si aggira a sinistra un cocuzzolo, si traversa un piccolo pianoro, si sale ancora a sinistra e ci si affaccia sul versante di Castelluccio.
Qui si ripassa a destra della cresta fino a un secondo pianoro (1922 m, 1.15 ore), oltre il quale è la piccola croce che ricorda l’alpinista Tito Zilioli. Segue un ripido gradino (attenzione con neve ghiacciata!) affacciato sulla Valle Santa, spesso percorsa dagli scialpinisti, che scende verso il Pian Grande.
Si esce sul pianoro (2010 m) tra il cocuzzolo del Vettoretto, sulla destra, e i pendii della Cima di Prato Pulito. Si continua in diagonale, in direzione del visibile rifugio Zilioli e della cima del Vettore. Su terreno via via più ripido (attenzione con neve abbondante o ghiacciata!) si raggiungono il rifugio (2238 m, 0.45 ore) e la Sella delle Ciaule, oltre la quale appare il Pizzo del Diavolo.
Si riparte traversando il pianoro della Sella ed entrando poi in un vallone che sale verso la cima. Dove questo si allarga in una conca si può salire direttamente alla vetta (2476 m, 1 ora), o alzarsi verso destra, raggiungere la cresta che sale dalla Cima di Pretare, e seguirla senza difficoltà fin sul punto più alto. La discesa, per lo stesso itinerario, richiede 2 ore.
La fine di Tito Zilioli
La splendida Ascoli Piceno è sempre stata legata alle sue montagne, dalla Laga ai Sibillini e al Gran Sasso, che si raggiunge verso sud per la tortuosa statale che conduce a Teramo. Alla fine degli anni ’50, un gruppo di giovani appassionati lascia il CAI per fondare il Gruppo Alpinisti Piceni, e negli anni successivi inizia ad aprire belle vie di arrampicata sul Pizzo del Diavolo e sulle altre pareti del massiccio.
Il 30 marzo 1958 Tito Zilioli, uno degli esponenti più forti del gruppo, sale in condizioni invernali la Via del Canalino, un impegnativo percorso di misto della parete Est del Monte Vettore, insieme a Claudio Perini, Pinetta Teodori e Francesco Saladini.
Il tempo peggiora, la bufera investe la montagna, in discesa Tito si accascia e si spegne nel punto dove oggi lo ricorda una piccola croce oggi spesso ignorata da escursionisti e alpinisti. La sua fine, scriverà Saladini, scuote una città “ancora ignara della bellezza e del rischio di uno sport tanto amato da divenire scelta di vita o di morte”.
Come arrivare
Il valico di Forca di Presta (1536 m) si raggiunge in auto da Norcia o Castelluccio sul versante umbro dei Sibillini, e da Arquata del Tronto o da Montegallo su quello marchigiano. Con forte innevamento la strada da Castelluccio può essere chiusa. Il rifugio degli Alpini, a sud del valico, è chiuso dai terremoti del 2016.
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